Tito Rinesi – Ilahi (La Levantina Records, 2024)

Protagonista delle stagioni del prog con i Saint Just (1974), compositore di un numero considerevole di colonne sonore per teatro e per televisione e tanto altro, Tito Rinesi è una personalità difficile da racchiudere in poche note. Nel corso della sua carriera, è diventato un mediatore tra mondi diversi, proiettato sulle rotte del Mediterraneo orientale, del Medio e Vicino Oriente e fino al subcontinente indiano. Dopo l'iniziazione con Pandit Pran Nath, ha studiato lo stile khyal con Sangeeta Bandopadhyay Chatterjee e il canto dhrupad con l'indimenticata Amelia Cuni, nonché con altre grandi personalità come Sayeeduddin Dagar e Ritwik Sanyal. Successivamente, si è avvicinato al canto ottomano con Ahmet Erdogdular, ai canti dell'Anatolia e ai modi del makm con Ross Daly presso il centro di studi Labyrinth, e al canto armonico con David Hykes. Ha inoltre studiato il canto bizantino, il gregoriano e il barocco. Questo è solo un accenno alle innumerevoli esperienze umane, musicali e culturali che Rinesi ha coltivato in oltre cinquant'anni di carriera. Del suo nuovo lavoro, “Ilahi”, si deve dire che completa una “trilogia del dialogo”, avviata con “Dargah (2020) e proseguita con “Rameshagar” (2021) ispirata al taşawwuf (esoterismo), termine al quale in Occidente si preferisce la parola sufismo, laddove con sufi si indica colui che è giunto al termine del percorso di realizzazione spirituale proprio del taşawwuf. L’ensemble, guidato da Rinesi (voce, saz, bouzouki, djoura, arrangiamenti e direzione musicale), comprende Piero Grassini (oud e tar), Ylenia Notaro (voce), Fabio Resta (ney), Renè Rashid Scheier (ney), Carlo Cossu (violino e viola), Giordano Antonelli (ribeca e lyra turca), Jeff Greene (yayli tambur), Diego Resta (rebab) e Flavio Spotti (percussioni). Il programma, che si presenta dodici tracce, include composizioni del patrimonio musicale di area turco-ottomana, anonime e d’autore, imperniate sulle codificazioni dell’assetto modale del makâm (nei modi Hijzaz, Segah, Huseyni, Nihavend, Bayati, Neveser e Ussak), che si sviluppano secondo differenti disposizioni melodiche, colori e cicli ritmici, esaltati dalle articolazioni dell’ampio spettro timbrico degli strumentisti. Rinesi offre anche una propria composizione, “U-Ya-Hu” nel makam Nihavend. I testi in idioma turco antico riprendono componimenti di eminenti poeti ed elevate figure del sufismo, tra cui Ahmed Yesevi, Yunus Emre, Muzzaffer Ozak, Seyyid Nizamoğlu Seyfullah. “Ilahi” è un flusso che è “nutrimento dello spirito” (Abū Bakr Muhammad al-Kālā-badhī, X secolo). 


Ciro De Rosa

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