Sade Mangiaracina – Prayers (Tǔk Music, 2023)

Le pubblicazioni della Tǔk Music di Paolo Fresu meritano particolare attenzione, non solo sotto il profilo prettamente musicale, ma più in generale a livello concettuale, consegnandoci intriganti dialoghi tra forme espressive ed artistiche differenti. Raccontarli, dunque, in modo esaustivo non può prescindere da una analisi del concept discografico nella sua complessità a partire dalla copertina che ci accoglie, passare per le note introduttive e poi immergersi nell’ascolto. Non fa eccezione a questa modalità di approccio “Prayers”, il nuovo album della pianista siciliana Sade Mangiaracina, talento tra i più brillanti della scena jazz italiana, nato dall’esigenza di riflettere ed interrogarsi, attraverso il linguaggio della musica, sul bisogno che ogni essere umano ha di rapportarsi con il divino o con ciò che è intangibile ed astratto. In questo senso, a racchiudere il senso profondo di questo lavoro è la copertina in cui spicca l’opera “Mi prenderò cura di te” di Maniaco D’Amore (Pietro Tenuta), ma ancor di più quella di scegliere come introduzione all’ascolto le parole del Beato Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso in un agguato mafioso il 21 settembre 1990 che nei suoi appunti scriveva: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Dopo aver dato alle stampe nel 2021, “Madiba” dedicato alla figura e alle lotte sociali e politiche di Nelson Mandela, la pianista siciliana non ha mai smesso di comporre e sperimentare e pian piano, hanno preso vita quindici brani che, nel loro insieme, rappresentano le pagine di un diario in musica, nel quale si intrecciano esperienze personali, viaggi, incontri e riflessioni, in cui si riflette il bisogno costante di confrontarsi con la propria spiritualità nella costante tensione verso il divino. Il risultato è un progetto discografico articolato ed imponente sia dal punto di vista della ricerca musicale sia da quello narrativo, un doppio disco realizzato con due line-up differenti, nel corso di due session tenute a distanza di quasi un anno, ma che rivelano una consustanzialità ispirativa sorprendente. Il primo volume, dal sound vitale e gioioso, è stato registrato tra il 3 e il 4 luglio 2022 al Sudeststudio di Giurdignano (Le) da Valerio Daniele e Stefano Manca e vede Sade Mangiaracina accompagnata dal suo ormai inseparabile trio composto da Marco Bardoscia al contrabbasso e Gianluca Brugnano alla batteria. Il secondo, dalle atmosfere più crepuscolari e introspettive, è stato, invece, realizzato nel settembre del 2021 al Jane Studio di Cagliari e vede la pianista siciliana affiancata da Luca Aquino alla tromba e Salvatore Maltana al contrabbasso. A fare da collante tra i due dischi sono gli archi del Quartetto Alborada (Anton Berovski, Sonia Peana, Nico Ciricugno e Piero Salvatori) che impreziosiscono i vari brani, imprimendo atmosfere riflessive e nel contempo eleganti e raffinate. Non sorprende l’affiatamento totale con Bardoscia e Brugnano, con i quali ha già realizzato “Le mie donne” del 2018 e “Madiba” del 2020 e si esibisce stabilmente e che costruiscono architetture ritmiche perfette in cui si inserisce il pianoforte. Impeccabile è anche l’inteplay con Aquino e Maltana con i quali si sviluppa un dialogo più dilatato per l’assenza della batteria, ma non meno suggestivo giocato sulle perfette scansioni ritmiche del contrabasso e la tromba che asseconda le progressioni del piano e ne avvolte le melodie. I due organici, dunque, si immergono con grande abilita nelle composizioni della pianista siciliana esaltandone tratti e suggestioni differenti, mettendo in luce i riferimenti essenziali della sua ispirazione che vede il jazz colorato di nuance mediterranee e avvolto da aperture cameristiche. Insomma, siamo in territori ben lontani da quelli praticati nella maggior parte dei dischi jazz italiani, ma piuttosto in un universo sonoro in cui la cura per le timbriche e melodie va di pari passo con la ricerca, la sperimentazione e l’improvvisazione. L’ascolto si apre con il primo volume dove la suggestiva “My Parayer” ci introduce alle memorie di un viaggio ad Istanbul raccontate in “Journey to Aya Sophia” con la maestosità della Basilica Bizantina, oggi moschea, evocata dal brillante eloquio del pianoforte. Si prosegue con il primo singolo “Dreamers” per il quale è stato realizzato uno splendido video girato al Parco Archeologico di Selinunte insieme all’attore Fabrizio Ferracane nei panni di assoluto protagonista. Il brano, con il suo trascinante crescendo guidato dal pianoforte e dagli archi, racconta la storia di un musicista che vive un momento di sconforto interiore e solo riscoprendo il bambino che c’è in lui ritrova la capacità di sognare. Ascoltiamo, poi, in sequenza “La marcia del sale” vibrante di poesia immaginifica, l’attualissima “Jerusalem” un canto per la capitale delle tre Grandi Religioni avvolto da suggestioni world-jazz e la bella rilettura di “Oración del Remanso” di Jorge Foandermole e Shagrada Medra. Chiudono il primo disco, l’avvolgente melodia di “Rak’ah” dalla dinamica e dall’interplay irresistibile e le meditazioni notturne di “Abbà”. Il secondo disco mantiene altissimo il livello qualitativo con sette brani dal profilo più marcatamente jazz, si vedano l’iniziale “A Piedi Nudi” con il call and response tra il piano e la tromba, e ancor di più con “Il dio delle piccole cose” nella quale fanno capolino gli archi Quartetto Alborada ad ampliare la gamma espressiva del pianoforte. Seguono l’elegante “Kariye”, la vibrante “Ho’Oponopono”, ispirata ad una preghiera laica delle Hawaii, e “Carnera” che ci regala l’evocativo interplay tra pianoforte e tromba. L’introspettiva “Una supplica nel muro” in cui il pianoforte è contrappuntato dagli interventi di tromba e la vivace “Cristiano”, dedicata la figlio, completano un disco di assoluto pregio che rappresenterà certamente una pietra miliare della discografia di Sade Mangiaracina. 


Salvatore Esposito

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