Pianista di talento e con alle spalle una solida formazione in ambito sia classico che jazz, Sade Mangiaracina ha alle spalle un lungo ed intenso percorso artistico, costellato da collaborazioni e numerosi concerti in tutto il mondo, nonché il gustoso album di debutto “Le mie Donne” del 2018, dedicato alle figure femminili che si sono battute contro pregiudizi e discriminazioni che le valse un piazzamento come nuovo talento nel Top Jazz 2018. A distanza di quattro anni da quest’ultimo la ritroviamo con “Madiba”, concept-album dedicato a Nelson Mandala, figura simbolo della lotta per i diritti umani in Sud Africa, di cui ne racconta in musica le vicende, passando dalla sua attività di attivismo alle lotte politiche in difesa della popolazione di colore, per giungere ai quasi trent’anni anni trascorsi in carcere e giungere alla fine dell’apartheid e alla sua elezione a Presidente della Repubblica Sudafricana nel 1994. Significativa in questo senso è anche la scelta del titolo, “Madiba” era infatti il soprannome con cui era conosciuto il leader sudafricano e ne sottolineava la sua straordinaria opera politica, il coraggio, la determinazione, la forza del perdono e della riconciliazione, ma soprattutto la sua capacità di dialogo con tutti. Raccontare la sua vita attraverso la musica non è solo una grande responsabilità,” afferma Sade Mangiaracina, “ma anche un pretesto per parlare di coraggio, di umanità, di quello che queste generazioni stanno lasciando ai giovani di oggi e di domani, la difesa estrema della propria dignità e della libertà.” “Devo molto a Mandela,” aggiunge Sade, “e tutti noi dobbiamo molto all’Africa, una terra che della speranza ne ha fatto una ragione. Questi sono i pilastri di Madiba, ma sono anche due sentimenti che in questo momento storico, devono attraversare l’umanità intera”. Pubblicato il 2 marzo in occasione della ricorrenza dell’elezione del leader sudafricano come Vicepresidente dell’African National Congress, il disco vede la pianista siciliana accompagnata da Marco Bardoscia al contrabbasso e Gianluca Brugnano alla batteria, a cui si aggiunge Ziad Trabelsi all’oud in tre brani. Accolti dalla bella copertina firmata dalla fotografa e regista sarda Emanuela Cau, l’album ci regala otto brani di grande intensità, otto capitoli di una storia raccontata attraverso le note del travolgente pianoforte di Sade Mangiaracina che ci regala melodie di matrice mediterranea in cui composizione ed improvvisazione si intrecciano in scenari ricchi di potenza evocativa. Ad aprire il disco è la title-track con il contrabbasso di Bardoscia ad accompagnare il tema melodico dolente del pianoforte su cui si inserisce la voce registrata di Mandela. Si prosegue con “Winnie” dedicato all’ex moglie di Madiba nella quale spicca la bella struttura ritmica costruita dalla batteria di Brugnano e dal contrabbasso di Bardoscia su cui si stende la tessitura pianistica. Se “Letter froma prison pt.1” colpisce per la sua struggente atmosfera con i chiaroscuri del pianoforte e il contrabbasso suonato dall’archetto che fende la trama melodica, la successiva “Destroying Pass” è tesa e sofferta e rimanda al particolare documento imposto ai neri sudafricani in cui venivano annotati tutti gli spostamenti. Il ritmo si fa più intenso con “We have a dream” in cui spicca l’oud di Ziad Trabelsi a creare una suggestiva commistione si sonorità e generi, mentre in “27 Years” fa capolino il piano Fender Rhodes con l’oud che ritorna inserendosi perfettamente nel contesto armonico del brano. “Letter from a prison pt.2” presenta una struttura più swing rispetto alla prima parte ma ciò che colpisce è lo splendido assolo di piano che si apre verso l’improvvisazione. “Forgiveness” con l’oud ancora al centro dei giochi nel dialogo con il trio chiude un disco di grandissimo pregio, un fiore all’occhiello per il jazz italiano ed europeo.
Salvatore Esposito
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