Riccardo Tesi & Claudio Carboni – Un ballo liscio vol. 2 (Egea, 2024)

Con l’orchestra al completo, il ballo liscio secondo Riccardo Tesi e Claudio Carboni 
 
#BF-CHOICE

A più di vent’anni dall’istituzione dei beni culturali immateriali da parte dell’UNESCO, nessuna danza italiana ha questo riconoscimento, mentre dal 2008 l’hanno ottenuto vari balli, dai celebrativi baltici a quelli della regione bulgara Shoplouk, fino alla Polonaise l’anno scorso, per citare solo tre esempi europei fra le quasi cento già certificate. In Italia (dove la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale è stata ratificata dalla legge 167 del 2007) solo nel 2019 si accennò alla possibilità di candidare la pizzica pizzica, senza poi dar seguito alla cosa. L’anno scorso, invece, ecco che la Regione Emilia Romagna ha avviato il suo iter per il ballo liscio. Ed ecco aggiungersi uno splendido tassello strumentale, “Un ballo liscio vol. 2”, un album che approfondisce il lavoro cominciato con il primo volume pubblicato in Francia nel 1995 e ne allarga l’esplorazione dei repertori del secondo Novecento. Dopo i due riusciti dischi, a distanza di sei anni, dedicati a “Bella Ciao”, Riccardo Tesi offre un nuovo bis, condiviso nell’ideazione con Claudio Carboni e realizzato con una quindicina di musicisti esperti e virtuosi. Un lavoro che arriva proprio mentre Cristina Principe ha ultimato il nuovo cortometraggio "Tesi”. Il documentario di quattordici minuti ha il dono della sintesi e propone interviste nuove e di repertorio a ripercorrere l’attività di compositore e organettista: dall’attività solista, agli ensemble ad alcune delle collaborazioni di spicco. 
“Blogfoolk” ha colto l’uscita del lavoro dedicato al liscio per riprendere con Riccardo Tesi la conversazione dell’anno scorso, che già annunciava questo nuovo capitolo, in occasione dell’uscita de “La giusta distanza” e per coinvolgere Claudio Carboni per capire come hanno affrontato una musica che, scriveva Tesi qualche tempo fa, ha la “capacità di rinnovarsi, di integrare le novità, rimanendo sempre uguale a sé stesso e continuando a svolgere quella che è la sua funzione principale: il ballo”.

Cominciamo dalle case discografiche: che ruolo hanno avuto Silex, Egea e soprattutto Visage nello sviluppo del vostro lavoro musicale? 
Riccardo Tesi - Silex è stata un ‘esperienza indimenticabile, come indimenticabili sono stati i primi anni Novanta da un punto di vista musicale! Era un periodo di grande fermento, le frontiere stilistiche venivano frantumate alla ricerca di nuove commistioni, nuovi stimoli, nuove musiche. Un periodo di grande apertura e creatività che ha permesso ai musicisti folk di quel periodo di uscire dal loro ghetto e immergersi nella contemporaneità. Silex, fondata da Andrè Ricros e Philippe Krumm, è stata l’etichetta che meglio ha documentato questa onda musicale realizzando opere importanti anche grazie al fonico Silvio Soave, uno dei migliori fonici nella ripresa degli strumenti acustici. Silvio è stato il mio fonico preferito in quegli anni anche per le sue grandi doti di psicologo, sapeva farti sentire a tuo agio, spingerti quando ti sentiva vicino al traguardo e farti fermare quando percepiva che stavi girando a vuoto. Dopo il periodo Silex, questo ruolo importantissimo è stato ricoperto da Stefano Melone, diverso ma altrettanto bravo. Visage viene dall’esigenza di autogestione e controllo totale sulla nostra produzione artistica, in un momento in cui il mercato, sempre più in crisi, non garantiva più margini interessanti che permettessero alle case discografiche di investire sugli artisti e curare la promozione. A quel punto abbiamo deciso di fare da soli e curare in prima persona tutti gli aspetti del business. Così è nata Visage di Claudio Carboni e del sottoscritto che piano piano, oltre ai nostri progetti, ha iniziato ad allargarsi ad altri artisti che viaggiavano sulla nostra lunghezza d’onda, fino ad essere considerata una delle venti etichette più importanti al WOMEX 2022.  Egea è sicuramente la più prestigiosa etichetta jazz italiana e, grazie a Claudio Carboni, è la prima volta che personalmente ho
l’onore di registrare per loro.
Claudio Carboni - Con Silex ho registrato soltanto “Un ballo liscio” ed ero uno dei musicisti del gruppo; di tutta la parte contrattuale si occupò Riccardo, sicuramente fu un lavoro prestigioso e importante per la mia carriera. Nel 2003 decisi di fondare Visage Music per la mia attitudine ad occuparmi direttamente della parte business del mercato musicale, cosa che mi ha portato a produrre diversi Festival, progetti live e discografici in questi vent’anni. Poi, dal 2017 dopo oltre dieci anni di collaborazione, Antonio Miscenà mi ha proposto di entrare nella società Egea e di assumere il ruolo di CEO per dare nuovo impulso alle produzioni e "Un ballo liscio vol. 2” è l’ultimo nato in casa Egea. 
 
“Un ballo liscio” è dedicato ai genitori di Riccardo Tesi: cosa contiene quella dedica?
Riccardo Tesi - Il liscio è la musica dei nostri genitori, attraverso il ballo molto spesso si sono incontrati e sono nati gli amori. In qualche modo, possiamo dire che siamo figli del ballo liscio! Per la stessa ragione e per motivi generazionali è una musica che ho odiato per molto tempo preferendogli di gran lunga il rock. Farci pace è stato un processo lungo ed inaspettato.
 
In quali modi “Un ballo liscio” è stato importante trent’anni fa e negli anni a seguire? 
Riccardo Tesi - Sull’onda del successo che riscuoteva in Francia l’operazione Paris Musette agli inizi degli anni ’90, Philippe Krumm mi suggerì di fare un progetto sul ballo liscio: io ero fortemente scettico. Poi
iniziai a studiarne la storia e mi si aprì un mondo. Da lì ho iniziato a vederlo con un occhio diverso, scoprendone tutta la ricchezza timbrica, le innumerevoli sfaccettature e la bellezza delle melodie. Da allora, a più riprese, me ne sono occupato. Credo che quell’album del 1995 sia stato il primo lavoro non ironico su un genere musicale che tutti considerato kitsch (me compreso): un lavoro molto coraggioso per l’epoca ma che credo cha abbia in qualche modo aperto una strada per il recupero e la valorizzazione del liscio da parte della cultura ufficiale e di questo sono contento.
Claudio Carboni - Per me è stato il progetto che mi ha fatto fare pace con il passato di “avanzo di balera” e seguendo il consiglio di Riccardo ho lavorato su quel linguaggio per portare originalità al mio stile, rivalutando un bagaglio culturale che ho vissuto suonando nelle balere dall’età di undici anni. 

Quando è nata e come si è sviluppata l’idea che ha generato “Un ballo liscio vol.2”? In che modo avete coinvolto e collaborato con Massimo Tagliata?
Riccardo Tesi - Questa volta l’idea nasce da Claudio Carboni che con la Regione Emilia Romagna sta facendo un lavoro ampio e articolato sul ballo liscio come musica identitaria della regione. Così mi ha proposto di realizzare a quattro mani questo “Un Ballo Liscio vol.2”, (la vendetta!). Insieme abbiamo buttato giù le coordinate generali e scelto i musicisti e gran parte del repertorio.
A parte Claudio Carboni, Maurizio Geri ed il sottoscritto i musicisti coinvolti sono diversi da quelli del
volume 1 e, in gran parte, sono emiliano romagnoli. Nel primo volume, in realtà, l’unico del gruppo ad aver suonato del liscio nella sua carriera era Claudio Carboni che è nato con questa musica. Nella nuova line-up abbiamo invece Massimo Tagliata che, oltre ad essere un fisarmonicista (e pianista) straordinario, è una vera enciclopedia vivente: conosce ogni sfumatura del genere! C’è poi il batterista Gianluca Nanni, con una formazione jazzistica, che ha fatto a lungo la professione di orchestrale e abitualmente suona con Raphael Gualazzi. Quindi la componente “tradizionale” questa volta è molto più rappresentata e questo ci ha permesso di essere talvolta anche filologici con coerenza.
Claudio Carboni - In Emilia-Romagna negli ultimi anni si è sviluppato un grande movimento di rivalutazione di questo nostro patrimonio immateriale e da Piacenza a Rimini stiamo coinvolgendo gli storici musicisti del liscio così come la generazione Z, che con il progetto Santa Balera si è esibito al Festival di Sanremo del 2024. Io, oltre a “Un ballo liscio”, nel 1994 avevo preso parte ad un progetto dei Violini di Santa Vittoria nel 2007 e ad un mio progetto sulla figura di Secondo Casadei, dal titolo Secondo a nessuno, nel 2010. Poi parlando con il nostro Assessore alla Cultura Mauro Felicori abbiamo avuto l’opportunità di allestire questo progetto e mi è sembrata un’opportunità straordinaria. La scelta condivisa con Riccardo di coinvolgere Massimo viene da lontano. Con Massimo ci conosciamo dai tempi delle balere e già in almeno due occasioni avevamo pensato a progetti insieme, questa volta ci siamo riusciti e 
personalmente sono veramente molto soddisfatto dei risultati. 

Quali sono le affinità e quali le differenze rispetto al lavoro di selezione dei brani e arrangiamenti che nel 1995 aveva coinvolto Grossi e Vaillant?
Riccardo Tesi - Per quanto riguarda i criteri di scelta sono rimasti più o meno gli stessi anche se forse qui ci sono più classici e soprattutto è più rappresentata la parte cantata che era assente nel primo lavoro. La squadra degli arrangiatori è cambiata e questa volta ho lavorato a stretto contatto con Claudio Carboni e Massimo Tagliata. Con Claudio collaboriamo da trent’anni per cui ci conosciamo piuttosto bene e tutto è andato come doveva andare, Massimo invece è stata un ‘autentica rivelazione! Conoscevo bene il suo talento e la sua preparazione ma la chimica che si è creata tra di noi è stata davvero speciale. Non è sempre facile scrivere insieme, ognuno tende ad arroccarsi sulle proprie posizioni e difficilmente rinuncia alle proprie idee. Invece è nata subito una grande fiducia e abbiamo lavorato in maniera serena e molto creativa. E poi Massimo è un fisarmonicista incredibile, il suo assolo in “Chimere” è da brividi!  Rispetto al volume 1, a parte il cantato, c’è molto più spazio per il sax che insieme al clarinetto e alla fisarmonica è uno degli strumenti principe di questa musica! Claudio Carboni ha iniziato a suonare liscio a dieci anni ed è un autentico virtuoso, conosce alla perfezione la pronuncia, lo staccato e la particolarissima tecnica esecutiva che caratterizza questo stile. Già nell’altro disco aveva dato sfoggio della sua bravura che aveva incantato diversi jazzisti americani proprio perché molto originale, qui si supera nel suo omaggio a
Germano Montefiori, grande sassofonista nonché compositore di grande spessore e ispirazione. Poi c’è la presenza dell’ocarina, uno strumento che ha un posto speciale nella cultura emiliano-romagnola, nelle mani di Fabio Galliani, fra i più grandi virtuosi a livello internazionale.
Claudio Carboni - Con Riccardo e Massimo abbiamo selezionato una grande quantità di brani, questo repertorio è vastissimo, poi abbiamo ragionato su una serie di criteri ed equilibri, inoltre la nostra è una fotografia molto personale su questo repertorio e non si limita ad un solo stile, abbiamo inserito brani romagnoli, bolognesi, della montagna, reggiani e parmensi, insomma il nostro vuole essere uno sguardo su tutto il repertorio senza pregiudizi. 
 
Come avete selezionato i quindici brani del nuovo disco ed i musicisti con cui lavorare? Quali altri brani vi sarebbe piaciuto includere?
Riccardo Tesi - Per quanto riguarda i musicisti abbiamo preferito privilegiare quelli emiliano- romagnoli per un fattore logistico e stilistico. Alla sezione ritmica ci sono il contrabbassista Roberto Bartoli ed il batterista Gianluca Nanni! Fisarmonica, piano e arrangiamenti: Massimo Tagliata che è amico da tanti anni di Claudio Carboni e allo stesso tempo uno dei miei fisarmonicisti preferiti in assoluto, uno di quelli che suona con il cuore! Il quartetto d’archi Alborada - Anton Berovski, Sonia Peana, Nico Ciricugno, 
Piero Salvatori - pur non essendo composto interamente da emiliani, ha comunque sede a Bologna. Poi ci sono i toscani!!! Alla chitarra e alla voce l’immancabile Maurizio Geri, una certezza! Al clarinetto l’esplosivo Nico Gori, uno dei migliori jazzisti della scena italiana e internazionale, ma anche lui con un passato da orchestrale, con il quale avevamo già lavorato in passato per il progetto Crinali. L’ultimo toscanaccio sono io!
Claudio Carboni - Selezionare i brani non è stato semplice perché avremmo idee per altri dieci album… però, come detto precedentemente, abbiamo cercato un equilibrio tra il repertorio e la possibilità di esprimersi che abbiamo voluto dare a questo ensemble di grande qualità e, alla fine, siamo davvero soddisfatti dell’equilibrio raggiunto. 

Come avete coinvolto Tosca e Paolo Fresu?
Riccardo Tesi - Questo secondo episodio ha dato più spazio alla vocalità, completamente assente nel primo! Per quanto riguarda la voce maschile, avevamo già Maurizio Geri in organico che canta magnificamente questo tipo di repertorio. Per quella femminile la scelta è ricaduta all’unanimità su Tosca per la classe interpretativa e per la sua l’ecletticità che le permette essere a suo agio e credibile anche in un repertorio, per certi versi ostico, come il liscio. Non poteva esserci scelta migliore! Poi, 
nell’arrangiamento di “Laguna addormentata” c’era uno spazio improvvisativo che ci ha fatto subito pensare al suono della tromba: chi se non Paolo Fresu, visto che sua moglie …. fa parte del quartetto d’archi Alborada che suona nel disco. In entrambi i casi, oltre all’aspetto artistico, ha giocato l’amicizia che ci lega. Personalmente, avrei visto bene in questo progetto anche figure come Orietta Berti e Vinicio Capossela, ma non è stato possibile.
Claudio Carboni - Sottoscrivo quanto detto da Riccardo; abbiamo proposto agli ospiti i brani trovando da subito complicità ed entusiasmo. 
 
Cosa vi è sembrato opportuno collegare e cosa rendere distintivo nell’arrangiare brani di Cantoni, di Brighi, di Montefiori?  
Riccardo Tesi - Sono artisti appartenenti ad aree diverse e differenti periodi storici. Siamo partiti dalle timbriche che li caratterizzano e abbiamo cercato di valorizzare i differenti stili esecutivi, il tutto mediato e filtrato attraverso il nostro gusto e le nostre caratteristiche.
Claudio Carboni - Abbiamo cercato di valorizzare i timbri che contraddistinguono questi autori pur mantenendo una omogeneità complessiva, inoltre debbo dire che abbiamo anche sperimentato molto e questo ha contribuito a farci diventare squadra e a donare a tutto l’album una sua cifra stilistica che rispetta e allo stesso tempo osa e sperimenta su un repertorio fatto di brani dalle melodie bellissime. 
 
A quale “Quadriglia 1” guarda la vostra “Quadriglia 2”? C’è un rapporto con le tradizioni dell’Italia centrale suonate da La Piazza?
Riccardo Tesi -  La “Quadriglia” segue idealmente il “Valzer numero uno” di Carlo Brighi, per cui abbiamo cercato di rimanere in quel mondo inizio Novecento vicino alla musica tradizionale strizzando però un pochino l’occhio allo storico gruppo canadese Bottine Souriante.
Claudio Carboni -  È esattamente così, la “Quadriglia” l’avevamo già sperimentata nel progetto, sempre a nome mio e di Riccardo, “Crinali” che ha una sua vicinanza al Liscio; c’è piaciuto creare questo ponte tra i balli saltati dell’Appennino bolognese e il Liscio, una sorta di passaggio del testimone tra i balli staccati e i balli di coppia. 
 
È un disco in cui avete scelto anche di non suonare in alcuni brani: come è maturata questa scelta? Con quale o quali ensemble suonerete questi brani in concerto? Tornerete sui palchi con i musicisti che hanno presentato l’album a dicembre a Bologna?
Riccardo Tesi - Salvo rare e particolari occasioni questo spettacolo deve essere eseguito perché questa è la nostra scommessa artistica.
Claudio Carboni - L’idea, come dice Riccardo, è di insieme ma da sempre ci piace dosare i timbri in base alle esigenze e non c’è nessuna voglia di protagonismo per cui in alcuni brani il valore aggiunto è proprio la sottrazione 
 
A parte “Romagna mia”, non vi era venuta la tentazione di ri-leggere con i musicisti coinvolti in “Un ballo liscio vol.2” anche un paio di brani registrati nel 1995? Ci sono brani e/o aspetti di quegli arrangiamenti cui ti piacerebbe offrire anche un registro diverso?
Riccardo Tesi -  Nel primo disco “Romagna mia” era nascosta, citata in una introduzione stravinskiana per quartetto d’archi e clarinetto composta da Mauro Grossi. Qui abbiamo preso la responsabilità di interpretarla. Ci abbiamo pensato a lungo perché non è facile mettere le mani su di un brano così famoso e iconico ma alla fine siamo molto soddisfatti. Per quanto mi riguarda impiego molto tempo prima di arrivare a una stesura definitiva di un arrangiamento, è un processo lungo e faticoso, fatto di mille ripensamenti ma una volta finito non cambio più niente per cui nessuna tentazione di rileggere cose già fatte! 
Claudio Carboni - Penso che il repertorio sia così vasto che avremmo bisogno di spazio ulteriore per fare ascoltare al pubblico tutto ciò che ci piace, per cui a parte Romagna mia abbiamo optato per un nuovo repertorio, dal vivo invece qualche brano dal disco precedente lo eseguiamo con grande gioia e come dice Riccardo senza avere cambiato gli arrangiamenti del 1994 perché erano (per noi) già definitivi.


Riccardo Tesi & Claudio Carboni – Un ballo liscio vol.2 (Egea, 2024)
Sono il pianoforte di Massimo Tagliata e la voce senza alcuna fretta di Tosca ad aprire l’album con “Romagna Mia” (S. Casadei): se nel 1995 veniva solo evocata, ora le alchimie sonore a disposizione ne mettono in evidenza sia la dimensione intima, sia lo slancio che sa infondere al ballo, a quella dimensione di coppia che ha fatto la fortuna di questo genere. Una dimensione che era già in copertina (con una foto) nel volume 1 ed ora è messa in risalto nella copertina del volume 2 dal disegno e dalla grafica di Maria Fernanda Pinzón che ben coglie il rapporto di coppia echeggiato e moltiplicato dalla dimensione collettiva della sala da ballo. La gioia di suonare e di dialogare fra strumenti e sezioni si amplifica con la strumentale “Chimere” (Venturi) che lascia esplodere la potenza dei mantici e l’intersecarsi di liscio e registri jazz. L’intimità torna con il canto senza tempo di Maurizio Geri che dà voce a “Gramadora” (Martuzzi e Spallicci) e in brani come “Laguna Addormentata” (Coates) dove la paletta strumentale sa alternare a pennello lo scarno accompagnamento, funzionale a far spazio al colloquiale assolo di Paolo Fresu, e l’entrata degli archi che apre a nuovi orizzonti, sollecitando il lirismo dei mantici. In questo riuscito dialogo fra archi e mantici non poteva mancare un riferimento al tango, qui pescato dal repertorio firmato negli anni Trenta da Josef Rixner: “Blauer Himmel” nota tanto come “Cielo azzurro” che come “Stanotte sognerò”, dal testo con cui l’arrangiatore Iller Pattacini la rese celebre in Italia anche grazie all’interpretazione di Milva nel 1968 nell’album “Tango”. C’è spazio anche per andare un po’ più indietro nel tempo, a cent’anni fa, quando Pascual Marquina Narro compose uno dei più celebri pasodoble, “Espana Cani”, occasione per far apprezzare la banda quanto a controllo delle dinamiche e per l’abilità nell’evocare le sonorità iberiche. In precedenza, aprendo “Verde Luna” (Gomez), le percussioni di Francesco Savoretti avevano già attraversato il Mediterraneo verso la sponda Sud, regalandoci il brano che forse più di ogni altro si avvicina al sound di Banditaliana, grazie anche all’interpretazione, morbida e sicura allo stesso tempo, di Maurizio Geri; e questa sì che è una pagina inedita per un brano legato alla voce di Nilla Pizzi. Dal repertorio firmato da Germano Montefiori attingono due brani che sanno fare dialogare composizioni sorelle evidenziando la dimensione scanzonata de “Il Singhiozzo” insieme a “L’ubriacona” (Marani) e quella più sentimentale che segnala l’affinità fra “Primavera” e “Federico”. E due sono le magie create dalle ocarine di Fabio Galliani, prima nel sognante “Valzer Di Mezzanotte” (Amodio) in trio con Tagliata e Tesi e nel gran finale della “Quadriglia 2”, composizione originale di Riccardo Tesi e Claudio Carboni che vede Galliani protagonista della parte centrale, l’asciutto e persuasivo cambio di passo che rende ancora più festosa la seconda parte. Nel finale, tre brani sanno dire, col minimo di strumenti, il vasto orizzonte sonoro in cui il liscio sa avventurarsi. In “Autunno” (Lenzi) è il sassofono soprano di Carboni a condurre la dolente narrazione perfettamente assecondato dai contrappunti della chitarra di Geri e dal contrabbasso di Roberto Bartoli. “Valzer Numero 1” (Brighi) è l’occasione per un dialogo fra il clarinetto di Nico Gori e gli archi del Quartetto Alborada memori dell’origine straussiana del genere.  Ad incantare è anche la breve “Mazurka” condivisa fra Tesi e Tagliata: siamo sull’ appennino bolognese e, per chi lo desidera, ci sono tutti gli ingredienti per viaggiare sul furgone VolksWagen con cui Alan Lomax e Diego Carpitella lo percorsero a fine 1954, affascinati da paesi come Riolunato, raccogliendo un repertorio ampio e prezioso, per due terzi ancora inedito. Come ben mostrano le note dell’organetto del pianoforte, è un repertorio che calza a pennello anche con il più recente movimento “balfolk”, sorta di riconciliazione fra i balli di coppia e quelli saltati e collettivi che con il liscio ha in comune la passione per le melodie che sanno evocare emozioni, unite al gusto per le variazioni timbriche e strumentali.


Alessio Surian

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