Nel percorso di ogni artista, a volte, accade che nasca l’esigenza di cambiare direzione per esplorare forme espressive diverse, ma per farlo è spesso necessario guardarsi indietro, riscoprire le proprie radici ispirative da cui trarre nuova linfa. Si tratti di momenti e fasi particolari che nulla hanno di interlocutorio, ma anzi rappresentano snodi fondamentali. È il caso di Agnese Valle che con il nuovo album “I miei uomini” è voluta ritornare a quelle passioni musicali da dove era partita la sua splendida avventura come cantautrice, per poi imboccare un nuovo sentiero del suo cammino artistico. Dagli esordi di “Anche oggi piove forte...”, passando per “Allenamento al Buonumore” fino a giungere al più recente “Ristrutturazioni” del 2020, il cammino discografico della cantautrice romana è stato tutto in crescendo, mettendo in mostra non solo la sua originale cifra stilistica, ma anche alla sua solida formazione musicale. Senza contare, la sua attività di vocal coach per il talent “Amici”, nel quale rappresenta qualcosa di più di un valore aggiunto, e quella di conduttrice radiofonica su Radio Elettrica. Non ci sorprende, dunque, che dal suo cilindro di eclettismo abbia tirato fuori “I mie uomini” qualcosa di più di un semplice album, ma piuttosto la prima tappa di un progetto di teatro-canzone che presto vedremo sul palco, incentrato sulla rilettura di alcune canzoni a cui da sempre è legata avendone segnato il suo percorso personale ed artistico. Il risultato è, dunque, qualcosa di ben diverso da un album di cover, ma piuttosto il tentativo riuscito di ricontestualizzare alcuni brani che appartengono alla storia della musica italiana, facendoli brillare sotto una luce nuova. Sono storie di amori, di incontri e istantanee introspettive colte dallo sguardo di un uomo, in cui la cantautrice romana è riuscita ad invertine la prospettiva, facendo emergere tutta la sua sensibilità interpretativa. In questo senso determinati ci sembrano gli arrangiamenti che con un pizzico di sfrontatezza, esaltano le originali interpretazioni della cantautrice romana. Prodotto da Fabrizio Fratepietro (synth e batterie), già apprezzato al fianco di Pino Marino nel meraviglioso “Tilt”, e registrato presso lo studio Music Room 28, l’album vede la partecipazione, al fianco di Agnese Valle, di un gruppo di eccellenti strumentisti composto da Annalisa Baldi (chitarre), Stefano Napoli (basso elettrico), Andrea Pesce e Marco Tirelli (pianoforte e Fender Rhodes). Aperto dallo strumentale “Sipario” che fa da preludio al “Salto ne buio” sulla scena con l’intensa resa de “La valigia dell’attore” di Francesco De Gregori in cui il timbro vocale della cantautrice romana si muove con eleganza attraverso le architetture ritmiche dell’elettronica e le tessiture del pianoforte. Dal songbook di Francesco Guccini arriva, poi, “L’incontro” con “Autogrill” in una versione declinata al futuro tra riverberi, loop e beat elettronici. C’è bisogno però di “Pezzi di ricambio” e, quindi, dal repertorio di Renato Zero ci arriva una fulminante rilettura ad alto potenziale radiofonico di “Baratto” che non sfigurerebbe in una versione remixata che spinga ancora la progressione ritmica. Se “Telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla che racchiude la speranza “In un tempo migliore”, colpisce per il brillante arrangiamento e la splendida prova vocale della cantautrice romana, “Il cuore d’appartamento” di “Altrove” di Morgan è un ancor più suggestiva dell’originale con il gioco di voci che si intersecano e il pianoforte a sostenere la struttura melodica. C’è, poi, da compiere “La scelta” con “Testamento” di Appino, e di scoprire “Quello che non vedi” con “Kurt Cobain” di Brunori Sas, ma è necessaria “La pazienza e l’attesa” cantate magistralmente ne “La fioraia” di Pino Marino, unico inedito del disco, ma che ne rappresenta il vertice, non solo per il lirismo del testo, ma anche per la sua costruzione musicale. L’ultima sorpresa arriva con “Ragazzo mio” di Luigi Tenco, altro brano che viaggia a vele spiegate verso il futuro con il climax ritmico dell’elettronica che prende il volo conducendoci al finale di “Sipario”. E’ con questo breve monologo in musica che la cantautrice romana, prima dei titoli di coda, spiega il senso profondo di questo disco: “Un altro viaggio infinito, ma oggi compiuto. Un percorso al fianco di coloro che hanno formato i miei ascolti e mosso la mia penna verso le prime canzoni, i miei primi lavori. Ai miei uomini spero di aver restituito almeno in parte ciò che loro mi hanno dato”. Insomma “I miei uomini” è un album che al primo ascolto forse può spiazzare per le scelte sonore, ma andando a fondo se ne coglie il fascino delle sperimentazioni, ma anche la passione e l’amore con cui è stato realizzato.
Salvatore Esposito
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