Bassista e compositore con alle spalle un lungo ed articolato percorso artistico, Roberto Del Piano ha mosso i primi passi nel mondo musicale frequentando, sin da giovanissimo, la scena milanese per poi dedicarsi al jazz. Nel 1971, dopo aver incontrato Guido Mazzon entra nel Gruppo Contemporaneo, formazione free-jazz tra le prime in Italia nella cui line-up spiccavano Filippo Monico alla batteria e Gaetano Liguori al piano. Da quell’esperienza, prende vita il Trio Idea che apre il lungo sodalizio artistico con Liguori con il quale, negli anni successivi, realizza numerosi progetti, segnalandosi tra il protagonisti del movimento jazz “politico”. Seguono diverse collaborazioni di prestigio, tra cui quella con gli Area in cui entra in sostituzione di Patrick Djivas, Nei primi anni Ottanta, fonda con il fratello Enrico alla batteria e Mario Fragiacomo alla tromba il Jazz Quatter Quartet, e parallelamente si fa largo anche nel mondo dell’improvvisazione e dell’avantgarde con progetti sperimentali che intersecano forme espressive differenti come i Neem di Francesco Donnini ed Edoardo Ricci e con Musimprop con i fratelli Massimo e Paolo Falascone e a Filippo Monico. Dopo una pausa lontano dalle scene di una decina di anni, è ritornato in piena attività nel 2016, dando alle stampe il sorprendente doppio album “La Main Qui Cherche La Lumière”, seguito nel 2021 da “Double 3” disco inciso in trio con Alberto Olivieri, Cristina Mazza e Bruno Marini. A distanza di due anni da quest’ultimo, Roberto Del Piano ha dato alle stampe “Saluti da Casa. Ho dato il mio sangue alla musica” album nato dall’esigenza di fare ordine nell’intricata matassa generata dalla sua febbrile produzione artistica, recuperando registrazioni dal vivo, in studio e home recordings. Sebbene la qualità delle registrazioni non sia sempre del medesimo livello, il risultato è un lavoro che coglie in modo sorprendente l’eclettismo e la genialità di Del Piano, mettendo in luce la sua costante tensione verso la ricerca di nuovi territori sonori e la capacità di muoversi abilmente attraverso i diversi sentieri del jazz. Composto da quattordici brani, il disco vede la presenza di numerosi strumentisti, tra ospiti ed amici, che si alternano al suo fianco: Mario Arcari, Massimo Falascone, Piero Bittolo Bon, Marco Lasagna e Daniele Cavallanti (sax), Jean Demay (contrabbasso), Gaetano Liguori (piano), Massimo Pintori, Enrico Del Piano e Pasquale Liguori (batteria), Alberto Mandarini (tromba), Maresuke Okamoto e Francesco Manfrè (violoncello) Daniele Onori (chitarra), Sandra Scurani (toy piano), Filippo Vignato (trombone), Virginia Sutera (violino), Roberto Masotti (giocattoli), Guy Strale (pianoforte) a cui si aggiungono le voci di Pietro Ubaldi, Albertina, Laura Coci, Daniela Leso e Tiziana Ghiglioni. L’ascolto ci svela un lavoro affascinante che ci conduce alla scoperta dell’universo creativo di Del Piano, svelandoci le sue passioni musicali e i suoi punti di riferimento ispirativi, ma anche le sue follie creative e gli slanci verso la sperimentazione più ardita e l’avanguardia. Ad aprire il disco è il breve frammento “Ve lo do a niente”, un divertissement in studio con Del Piano alle triccheballacche e Pasquale Liguori alla batteria, che ci introduce alle dissonanze di “Ghosts” e di “TAI” in cui spiccano i volteggi del sax di Falascone in cui si inseriscono gli sberleffi dei giocattoli suonati dal fotografo Roberto Masotti. Le vertigini rumoristiche di “Italia-Belgio-Giappone”, registrata live nel 2015 al Clockstop Fest di Noci vede Del Piano affiancato da Demay al contrabbasso, Okamoto al violoncello e Strale al pianoforte, mentre la brillante “Ci piace John Cage” è in duo con Sandra Scurani al piano toy. Si prosegue con la splendida “Peppina” registrata dal vivo al Jazz & Wine, Nova Gorica con il Gaetano Liguori Quintet in cui giganteggiano i fiati di Piero Bittolo Bon e Filippo Vignato, magistralmente sostenuti dalle architetture ritmiche del basso di Del Piano. Si torna nei territori più sperimentali con la rumoristica “Little&Big” con il fratello Enrico al pianoforte, a cui seguono un'altra imperdibile registrazione live "Studiare il lunedì” e l’improvvisazione libera “Otto corde” con Virginia Sutera al violino. Dai giorni gloriosi del Jazz Quatter Quartet arriva “Duet with b(ee)” da una registrazione dal vivo a Trieste del 1995, mentre “Solo (con uccelli)” è un curioso assolo di basso tutto da ascoltare. Nell’ultimo segmento del disco trovano posto le divertentissime “Il lupo è un cattivone”, una registrazione in studio del 1991 con il Gaetano Liguori Ensemble con le voci di Pietro Ubaldi e Daniela “Luna” Leso e il sax di Mario Arcari e “Songo ‘na gatta affamata”, mentre la chiusura del disco è affidata a “Laura” nella superba interpretazione di Tiziana Ghiglioni, accompagnata da Del Piano al basso elettrico e Daniele Cavallanti al sax. “Saluti da casa. Ho dato il mio sangue alla musica” è il racconto autobiografico in musica di un musicista che ha vissuto e vive questa forma d’arte in modo totalizzante nel quale emerge tutta la travolgente portata della sua creatività.
Salvatore Esposito
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