Pippo Pollina – Nell’attimo. Dieci canzoni fatte a mano (Jazzhaus Records 2024)

Venticinquesimo album in studio per l'instancabile Pippo Pollina, che recentemente ha pure pubblicato il suo primo romanzo “L'altro” con Squilibri Editore. “Nell'attimo, dieci canzoni fatte a mano” è stato scritto in due settimane, registrato a Zurigo e contiene otto canzoni nuove. In apertura “Aspettando che sia mattino” (“Amico dei giorni trovati in riva alle nostre miserie, nel buio di questa stanza riconosco le tue stelle, sono due sassi di ghiaia raccolti in un giorno di sole, sono due canzoni nuove, sono le tue parole”) la prima canzone incisa da Pollina nel 1986 e qui riproposta in una versione veramente bella con voce e pianoforte. “Se poi” (“Se poi tornerai sui tuoi passi di ieri, quella gioia di aprire le braccia, quella sete di lasciare traccia, Nel buio il silenzio una breccia, se poi tornerai sui tuoi giorni di ieri, quei coraggio di credere e amare, questa vita non è una ferita, una foglia una rosa appassita”) è tutta costruita sulla serrata ritmica della chitarra acustica. Arpeggi di chitarra classica contrappuntati dal violoncello di Stefania Verità e dal clarinetto di Roberto Petroli accarezzano “Nell’attimo” (È nel solco delle occhiaie, nelle curve del sommo perduto, in certe rughe del tuo cuore, quando all'alba tace e muore il sogno in noi... È nell'attimo che vivo, in attesa di una danza oscura, di una finestra aperta al mare, della poesia di un rimatore “). Invece, “Cinque grani” (“Ti troverò col sorriso acceso, fra le stelle di dicembre nell'oceano e quando la terra l'orizzonte incontrerà, questa nave entrerà nel cuore di una città”) è molto solare, sostenuta dalle chitarre acustiche. Delicata e avvolgente “La strada” (“Cantano le voci, si alzano di già nei villaggi di frontiera, da zano ricordi, vento di beltà, le ombre lunghe della sera”). “Walzer” (“E sii felice di quello a cui tieni, che ha bisogno di te come un fratello, regalagli un fiore, una scarpa, un anello, una parte di te”) ovviamente è in tre quarti con il pianoforte e la fisarmonica di Gianvito Di Maio. La chitarra si intreccia al violoncello in “Frutto acerbo” (“Sotto il letto il diavolo cantava già vittoria e nel buio la paura prima di dormire, per il primo giuramento che ho strappato al sole, a primavera il sasso nello stagno che rimbalza così forte in noi, nel rotolarci sotto il fieno, soffriva il cuore, frutto ancora acerbo”), canzone delle Orme firmata da Reverberi, Tagliapietra, Pagliuca e contenuta nel disco “Contrappunti” dei 1974. “Playa larga” è uno strumentale dal sapore latino, infarcito di chitarra classica. Arpeggi di chitarra in odor di country, pianoforte e clarinetto singhiozzante colorano “I lupi cantare sulle colline” (“Che da ragazzo era poi diverso, la vita, il mondo, tutto ai miei piedi ed ai borghesi facevo il verso, ai ricchi, ai potenti mostravo i medi ed ero lesto con la pistola, con la lingua e con il coltello, adesso porto la museruola e taglio il pane con un puntello”), il pianoforte domina in “Quel giorno” (“E se arriverà quel giorno come un dono nel cassetto che dimenticato attende la sua ora di fortuna e se coprirà di rime e di parole quel sonetto per descrivere alle stelle quanto è bella oggi la luna e ci prenderà per mano a giocare come un tempo col sorriso a perdifiato tra gli ulivi e i melograni e ci mostrerà la sera e le sue voci fuoricampo, il suo verbo all’infinito, gli orizzonti più lontani”) con qualche fraseggio di violoncello. “E penso solo a te” (“La crema bagna a gocce rosse il vestitino bello e alla moda, orgoglio di mamma e papà, che adesso è sporco come dopo un temporale, come son io dinnanzi alla tua immensità”) è una riuscita traduzione italiana, eseguita intensamente, del brano “Am Ende denke ich nur an dich” di Sven Regener, cantante del gruppo tedesco Element of Crime, “Tema per Cinzia” è un altro strumentale pianistico che chiude dolcemente il disco. Pollina dimostra di saper scrivere bene e soprattutto di cantare sempre con eleganza, calibrando momenti più soffusi ad altri più graffianti e incisivi. Un disco acustico, raffinato, dove emerge il mondo ideale del cantautore. Dieci canzoni fatte a mano, ma soprattutto con il cuore e si sente, altroché se si sente. 


Marco Sonaglia

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