“¡Revolucionaria!” è un libro che colpisce subito, a partire dal titolo, la copertina accattivante, le splendide illustrazioni. Poi cominci a leggerlo e ti stupisce per il modo di raccontare le storie delle tre leggendarie cantautrici. Mancusi sceglie infatti, coraggiosamente, di parlare in prima persona per ognuna di loro, intrecciando narrazione autobiografica e continui riferimenti e citazioni di versi di canzoni, riuscendo ad andare oltre la storia di vita con una scrittura fortemente emozionale, che restituisce l’spirazione che l’autrice trae da ognuna di loro.
Le tre stelle rappresentate sono Violeta Parra (1917-1967), icona del Cile progressista, cantautrice, poetessa e ricercatrice della tradizione popolare; Mercedes Sosa (1935-2009), argentina, soprannominata “la Pachamama”, la dea della terra e della fertilità per gli Inca e le popolazioni andine, simbolo luminoso e carismatico della lotta contro il sanguinario regime dittatoriale insediatosi nel suo Paese con l’appoggio della Cia e del governo Usa, che portò la musica popolare latino americana alle più alte vette poetiche, ricevendo in vita una vera e propria adorazione nei suoi confronti; Chavela Vargas (1919-2012), nata costaricana ma presto trasferitasi avventurosamente in un Messico, in piena rivoluzione artistica e culturale, personalità irrequieta e trasgressiva, frequentatrice di grandi artisti (a partire dalla celeberrima Frida Kahlo, che fu anche sua amante), e soprattutto grande interprete di musica popolare.
Personalità davvero eccezionali, che Pino Cacucci nella Prefazione descrive come “tre interpreti magistrali dell’anima genuina e indomabile dell’America Latina, tre voci ineguagliabili delle passioni e delle tragedie di quel continente”. Con la loro musica hanno incantato non solo i paesi d’origine, ma il mondo intero, cantando la bellezza e le asprezze di vite complicate, i difficili e tortuosi percorsi dei sentimenti, affrontandoli anche in una maniera “scandalosa” e precorritrice e facendosi portavoce delle lotte popolari per la libertà e la giustizia sociale, in paesi penalizzati da profondi e intollerabili squilibri, in momenti di decisivi e drammatici travagli storici.
Per queste scelte a volte radicali le tre artiste subirono un sistematico ostracismo da parte dei regimi, a volte violentemente autoritari, che si sono succeduti in America Latina nel corso del “secolo breve”, pagandone in prima persona le conseguenze.
Sul piano più strettamente artistico e musicale, ognuna di loro ha lavorato con originalità affondando le mani nel “folklore” della propria terra (anche con vere e proprie campagne di “ricerca sul campo”, riesumandolo dall’oblio a cui sembrava condannato), attualizzandolo e rendendolo capace di parlare al cuore dei contemporanei anche molto al di là dei luoghi di origine: hanno portato il canto di un popolo a diventare espressione universale.
Di tutto questo Lavinia Mancusi, con sapienza ma anche con la necessaria leggerezza (risultato senz’altro di un impegnativo lavoro di documentazione e di scrittura), riesce a dare una sintesi vivace, che risulta anche notevolmente impreziosita – quasi in un “libro d’arte” – da una vivida trama figurativa ordita dalla cantante e illustratrice Giulia Anania che, influenzata anche dalla ricerca di Tina Modotti sugli indigeni, si dispiega per diverse pagine a partire dalla copertina che ritrae una “bambina irriverente, impunita, come si dice a Roma”: il modo più giusto per “dare corpo a una staffetta: da Violeta, Mercedes e Chavela fino a Lavinia Mancusi”.
¡Revolucionaria! viene presentato dal vivo da Lavina Mancusi in uno spettacolo per musica e parole, dove le sue doti di interprete intensa, potente e poliedrica si dispiegano al meglio, rievocando con estrema espressività lo spirito e il canto delle tre grandi stelle dell’America Latina.
Vincenzo Santoro
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