Stefano Barigazzi – World is melting (FAT Sounds, 2023)

Esordio su lunga distanza per Stefano Barigazzi, chitarrista e cantautore che dall’Emilia, passando anche per New Orleans, ha raggiunto Palermo. E proprio di questo nomadismo – umano e culturale, prima ancora che musicale – è impregnato, fin dal titolo, il più classico dei nomen omen, il suo “World is melting”, prodotto da Roberto Cammarata, vero e proprio deus ex-machina del circuito indipendente palermitano, e suonato con Giorgio Bovì, Luca La Russa, Giulia Tagliavia e Alessandro Venza. È, questo, un lavoro in cui blues elettrico, rock alternativo, funk e venature africane si incontrano e si mischiano, creando un mélange musicale interessante, muscolare e, soprattutto, dinamicamente potentissimo. Album aperto da una “Trembling bones”, attraversata dai torbidi fraseggi elettrici della chitarra, a poggiare su un pattern ritmico sabbioso e squarci di synth acidi. “Mess confusion” scorre lungo le figurazioni muscolari della batteria, abrase dalle incursioni della chitarra elettrica e da un basso martellante. A seguire arriva “Apathy”, scorticata dal blues svisante di una chitarra fuzzata e dall’incedere osseo della sezione ritmica. Giro di boa del disco è “Drift away”, segnata da rarefatti timbri acustici, con l’arpeggiare bronzeo della chitarra inumidito dai panorami nebbiosi dipinti dai sintetizzatori e da una collosa linea di basso. “Rust” torna a colori decisamente più ruvidi, con chitare ossee e sintetizzatori a stratificare elettricità caustica. La title track mette per un attimo da parte le asprezze del blues per abbracciare un alt- rock denso di arpeggi saturi ed elettronica evocativa. “Taroudant” è, probabilmente, il passaggio più Nord Africa- oriented, con la chitarra elettrica a scalare semitoniche vertigini ed un incedere ritmico desertico e secco. A chiudere il lavoro ci pensa una “What’s done is done” che si arrampica lungo le visioni acustiche e riverberate di una chitarra solitaria. In conclusione, ci troviamo all’ascolto di un disco nato già estremamente maturo, in cui ogni riferimento, ogni ascolto, ogni ispirazione risultano chiari e presenti, con l’enorme pregio di arricchire definitivamente le nuances musicali di Barigazzi. Un lavoro che promette di essere una scoperta preziosissima. 


Giuseppe Provenzano

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