Giorgio Canali & Rossofuoco – Pericolo giallo (La tempesta dischi, 2023)

A tre anni dal capolavoro “Venti”, ritorna Giorgio Canali, un vero outsider della canzone d’autore italiana. “Pericolo giallo” contiene dodici tracce, scritte insieme agli inseparabili Rossofuoco (Stewie Dalcol chitarra e tastiere, Marco Greco basso e chitarra, Luca Martelli batteria e cembalo), tranne la traccia finale firmata da Aleph Viola. In apertura troviamo il trascinante singolo “C’era ancora il sole” (C’era ancora il sole, c’era molta rabbia e tanta gente che era lì a guardare, poi chissà com’è, Iniziano a volare, lacrimogeni, sassi, pugni, calci e ogni altra forma di amore universale”), seguito dalle chitarre serrate di “Un filo di fumo” (“Storie di un paese resistente, un paese che cammina a passi storti fra ingenui ragazzi morti pеr niente e pezzi di mеrda mai morti, ragazzi che giocano con gli estintori, sbirri che sparano dalla camionetta, stragisti parastatali che passeggiano fuori e dentro 41-bis per vendetta”). “Morti per niente” (“Con quella faccia un po’ così, quell'espressione incredula, che abbiamo noi che vi abbiamo visti a Genova, che abbiamo visto voi, nazisti senza svastica, nei rastrellamenti di chi faceva ginnastica, eh già, il fascismo è sempre là non è mai stato scacciato via, è un cancro dentro ogni stato e ogni stato è uno stato di polizia”) è una bella cavalcata punk dal testo incisivo, “Solo stupida poesia” (“Luce del mattino, nei tuoi occhi mi abbandono e plano giù, vento di primavera, spettinami ancora e riportami su”) ha un’atmosfera più delicata e orecchiabile. Si torna ad un’ondata rock con “Pericolo giallo” (“E se qui tutto va in malora è colpa del pericolo nero, gente che se non la inghiotte il mare, va a delinquere o ti ruba il lavoro”), chitarre sporche e basso martellante colorano “Pulizie etiche” (“Poi una feroce pulizia etica, per una morale più pura, via Garibaldi! via Silver Surfer! via il comandante Che Guevara!, ma una cultura che cancella, serve solo a far dimenticare, quant’è bella giovinezza, finché non la senti cantare”). Le tastiere e le chitarre si intrecciano con solarità in “Meteo in quattroquarti” (“È un rumore che nasconde il cielo, vento e gente a lamentarsi, un continuo lamento ipnotico, forse è meglio coprirsi”), ebow e basso pulsante in primo piano per “Quando si spegne il sole” (“Eserciti sempre pronti a partire, per portare libertà, pace, amore e poi si spegne il sole, favole narrate sul giornale, la lingua batte dove il presidente vuole”). Arpeggi di chitarra elettrica rendono claustrofobica “A occhi chiusi” (“Niente stelline del pop che sfasciano la chitarra, niente primi ministri che si arrampicano sugli specchi, riuscendo come sempre a fottere questo branco di allocchi e allora, io chiudo gli occhi”), “Come si sta (La guerra di Pierrot)” (“’Fuori dalla NATO’ urlavi forte ieri e come mai ora non gridi più? La tua bandiera della pace ha solo due colori e piovono missili che paghi tu”) ricorda il combat-rock dei Clash. “Cosmetico” (“Zanne alla giugulare per un plurale non inclusivo e mandrie di bionde al pascolo all'ora dell’aperitivo e includiamoci pure le sorelle e i fratelli d’Italia e i treni di carri armati che partono per l’Ucraina, lo so, non c’è alcuna correlazione ma si tratta delle nostre vite, salvaci da questa merda Nostra Signora della Dinamite”) si muove tra lampi di basso e chitarre, che ci portano al crescendo finale del disco con “La fine del mondo” (“Ecco la fine del mondo che ti vede sparire, neanche lo spazio profondo ti potrà contemplare, maledetti, maledetti voi che non sapete morire, me ne vado, ho paura, ma in fondo, se ti guardo negli occhi mi scappa un sorriso”). Saranno i tempi che viviamo, ma Giorgio Canali è sempre ispirato e incazzato più che mai. Questo album lo dimostra pienamente, tra momenti rabbiosi e altri più melodici. La scrittura è potente, diretta, senza tanti fronzoli, pronta a tagliare come un'accetta con il suo esercito di chitarre elettriche, basso e batteria. Canali è una voce libera e indipendente che non ha paura di condannare la realtà. è un’ondata di purezza in un mondo falso e marcio. Lunga vita e hasta siempre! 


Marco Sonaglia

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