Jawa Manla – Distant Roots (Studio 150 Amsterdam, 2023)

Siriana, dal 2015 residente ad Amsterdam, Jawa Manla, nel nuovo album, esprime in musica cosa significhi lasciarsi alle spalle la madrepatria. Figlia di un poeta, un soggiorno in Andalusia le ha fatto riannodare il rapporto con l'antica poesia araba ed emergere memorie degli anni in cui leggeva poesie con i suoi genitori. Nel nuovo album, questo momento è evocato da una composizione ispirata da due poemi antichi e presentata per la prima volta a maggio 2023, “A Love Letter from Cordoba”, con due ospiti d’eccezione: Lucie Rosann Lelaurain al flauto e Khorshid Dadbeh al tar. Questi ricordi hanno ispirato “Distant Roots” che includono poesie in arabo recitata da Munzer Al Kaddour. Ad accompagnarli, nel quintetto base, sono la suonatrice di kemençe Elif Cenvfza Gündüz, la violoncellista Adèle Viret e Pierre Hurty alle percussioni e alla batteria. Il quindici febbraio scorso, il concerto di beneficenza a favore di chi in Siria e Turchia è stato colpito dal terremoto organizzato nel teatro Rijswijkse Schouwburg ha fatto ulteriormente emergere la dimensione affettiva legata oggi al repertorio siriano. Racconta Jawa Manla: “Stavo piangendo prima di salire sul palco. La musica che abbiamo suonato mi ha toccato immensamente. Questa musica fa parte dei nostri momenti felici ma anche di quelli tristi. Sembra così irreale che i miei familiari e amici che vivono in Turchia e in Siria siano stati colpiti dal terremoto. In Siria, hanno dovuto fuggire per la seconda volta, prima dalla guerra e ora da questo. È terribile pensare che i miei familiari e amici debbano vivere per strada”. Protagonista del concerto è stato l'ensemble Dareyn, un quartetto musicale che vede la collaborazione della musicista turca Emine Bostanci, al violino kemençe e di Jawa Manla all’oud, già in primo piano durante il Music Meeting di Nijmegen a maggio Di sé stessa, come musicista, Jawa Manla racconta: “Sono nata nel 1996 ad Aleppo e sono cresciuta a Damasco. Ho cominciato a suonare a undici anni: mio padre suonava l’oud quotidianamente e gradualmente me ne sono innamorata e l’ho studiato e mi sono diplomata all’Istituto Musicale Sulhi Al Wadi di Damasco. Oggi, suonarlo, mi fa sentire un profondo sentimento di libertà. Nel 2012 la mia famiglia è stata costretta a lasciare la Siria per l’Egitto e ho continuato gli studi al “Beit El Oud” la ‘casa’ dell’oud araba dove ho avuto come supervisore il maestro iracheno Naseer Shamma. A istanbul, nel 2014, ho ricevuto lezioni private dal maestro turco Nacati Celik, prima di iscrivermi al conservatorio Codarts di Rotterdam nel 2016”. I brani di "Distant Roots" sono nati come repertorio per quartetto, quintetto o sestetto e sono stati presentati più volte in concerto. Jawa Manla dice di voler “trovare nuove vie sonore per collegare la musica araba con la musica turca, greca e il jazz. In concerto attingiamo da diversi contesti musicali e cerchiamo di far interagire più suoni ed elementi musicali. Sono musiche greche, siriane ed egiziane, ma anche mie nuove composizioni nutrite da questi stili”. Sono attraversati dall’odissea sonora che ha visto Jawa Manla, il suo oud e la sua voce, approdare in diversi porti del Mediterraneo, con il kemençe di Elif Cenvfza Gündüz che sa adattare in modo impeccabile le sonorità del suo strumento ai diversi contesti facendone cantare i temi. L’album raccoglie cinque brani, tutte forme estese, fra gli otto e i tredici minuti. Ogni brano ha un suo specifico carattere e introduce a poco a poco i solisti, con la straordinaria sensibilità all’oud e alla voce di Jawa Manla che in apertura si dispiegano rispettivamente in “Layla” e in “Bali Ma'ak”, aperto magistralmente dal solo violoncello. 


Alessio Surian

Posta un commento

Nuova Vecchia