Snaarmaarwaar – Lys (Trad Records, 2023)

“Lys”, lavoro del trio acustico di plettri fiammingo Snaarmaarwaar, è un viaggio in cui si costeggiano le variegate strade tra Belgio e Francia che lambiscono il fiume Lys, evocandone musicalmente il percorso, ora accidentato, ora scorrevole. D’altra parte la metafora del fiume è un topos costante nella musica del centro-nord Europa. Nell'immaginario collettivo chitarra, mandola e mandolino vengono associati a Napoli, sembra strano trovarli qui coinvolti in un sound decisamente d’Oltralpe, al punto da creare uno spaesamento parteno-fiammingo. I maestri provenienti dalle Fiandre nel 1400 sono scesi da noi per insegnarci la pittura e la polifonia, in questa operazione discografica la lezione della storia ci ha restituito i timbri mediterranei con un groove e con melodie inequivocabilmente nordiche. Ritroviamo infatti quelle formule modali dal sapore antico e profano che i maestri della polifonia fiamminga utilizzavano come cantus firmus nelle loro monumentali messe. Basti pensare, ad esempio, che il tema della canzone medievale l'homme armé è stato usato in moltissime messe rinascimentali. Snaarmaarwaar sono Jeroen Geerinck (chitarra), Maarten Decombel (mandola e composiizone musicale) e Ward Dhoore (mandolino). L'impasto timbrico dei tre cordofoni non fa sentire affatto la mancanza del basso, sostituito dalla texture dei tre strumenti che, di fatto, coprono il registro dal soprano al basso, considerato che la chitarra è uno strumento traspositore il cui range è di un’ottava più grave rispetto a come viene annotata. Neanche il groove viene penalizzato, dal momento che gli strumenti vengono spesso usati con sapiente nuance e in modo ritmico-percussivo mediante l’uso del plettro. Dal punto di vista armonico, si usano certamente delle strutture di tipo non classiche, nel senso indicato da Philip Tagg; ovvero con percorsi armonici fatti da un solo accordo, spole di due accordi, loop di tre accordi, funzioni tonali flessibili, modulazioni improvvise. Non mancano momenti contrappuntistici in cui chitarra, mandola e mandolino dialogano creando dei giochi che fanno pensare a certe atmosfere barocche. Una nota importante è la tecnica di
registrazione usata, volutamente minimale, perché non ci siano molte differenze tra il live e la registrazione in studio. La ripresa dei tre strumenti è ottenuta in modo da avere un suono, naturale, limpido, omogeneo e senza prevaricazioni di uno strumento sull’altro. Ad aprire è “Black frost” un brano le aguzze note del mandolino contrappuntate da quelle più calde della mandola avvolte nell’accompagnamento stoppato della chitarra, ci portano subito nelle verdi e fredde pianure del nord. Nella seguente “Planchemouton”, avvertiamo un’atmosfera medievale calda in cui mandolino e mandola eseguono una melodi per gradi vicini all’ottava, che avvertiamo percettivamente come grandi spazi aperti, su dei cicli ritmici sottolineati dalla chitarra in un tactus metrico in tre. In “Fleur de Lys”, un brano molto godibile e rilassante, su un loop nel metro 4+2, si sviluppa il movimento tonica-dominante-sottodominante in cui si incornicia una frase melodica in maggiore molto estesa, poi, rafforzata con terze e ottave, sfocia su un accordo parallelo minore, quasi ricordando l’antica struttura ciclica della romanesca. L’energia riprende con “Kopstekker” in cui emerge una lunga ed efficace melodia del mandolino su un serrato accompagnamento quasi ostinato della mandola e della chitarra. “Dubio” è un delicato brano in cui i tre plettri di raddoppiano, si inseguono come ovattati staccati o luminosi accordi e arpeggi. “Julos” è un valzer di stampo nordico, con le note ribattute della mandola si crea una sorta di bordone e di polifonia latente fino alla comparsa di una parte libera che crea un’atmosfera rarefatta. “Nomis” comincia con una lunga spola della chitarra e della mandola su cui germina la melodia che sfocia poi in un pieno giro centrale. “Divina Flor” è anche un brano spensierato dal carattere un po’ sudamericano. “Fugenzo” è l’ultimo brano proposto in un metro tra il ternario e il binario. Un disco che si lascia ascoltare senza sforzi, facendoci entrare direttamente nelle atmosfere che i musicisti ci vogliono comunicare e che sintetizzano anche bei titoli dei singoli brani. 


Francesco Stumpo

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