Elodie Bouny – Luares (Autoprodotto, 2023)

Madre boliviana e padre francese, Elodie Bouny è nata in Venezuela nel 1982 ed è cresciuta a Parigi: studi di chitarra classica, poi il richiamo dell’America Latina: prima Buenos Aires, poi il Brasile, dove si è sposata con il maestro chitarrista Yamandú Costa. Da quattro anni vivono in Portogallo, base da cui è più agevole organizzare progetti e concerti. Il suo primo album solista, “Terra Adentro”, risale al 2012, affascinante ponte fra chitarra classica e repertori popolari. In anni recenti l’abbiamo ascoltata con il Rama Trio (con Gaia Wilmer al sax alto e Mayo Pamplona al contrabbasso) e Caravan of Tomorrow (con Iara Ferreira). Ora, a undici anni di distanza da “Terra Adentro”, ha realizzato “Luares”, più intimo del precedente lavoro, meravigliosamente personale nel dar vita a dieci quadri perfettamente cesellati, ognuno con una propria identità che emerge dall’amalgama di sonorità classiche con melodie e ritmi di sapore popolare. Ad aprire l’album è “Le pli du temps” (La piega del tempo), composizione nata in collaborazione con il chitarrista Sérgio Assad. “Mi ha mandato questa canzone molti anni fa", ricorda Elodie. “Poi ho traslocato, ho perso la sua e-mail e gli spartiti che avevo stampato, non sapevo come dirglielo. Molti anni dopo, ho ritrovato gli spartiti nel seminterrato della casa dei miei genitori a Parigi. Quindi gli ho mandato una foto per vedere se si ricordava e lui ha detto ‘certo!’, ma, nel frattempo anche lui aveva perso la versione completa della canzone”. Così, hanno concordato che Elodie avrebbe completato la musica ed il nuovo album è stata l’occasione giusta. “È stata una collaborazione molto lunga, ecco perché abbiamo dato alla canzone quel nome, Le pli du temps”. Eccetto “Luares”, scritta a otto mani con Yamandú Costa, le rimanenti otto composizioni raccolte nell’album sono tutte scritte da Elodie Bouny, comprese alcune dediche: il virtuoso chitarrista francese Kevin Seddiki viene ritratto nell’imprevedibile “Figura ímpar”, “Duas Almas” celebra l’amore fra Clarice Assad e Andreia Santiago, “Que lo diga la luna” è per il chitarrista messicano Alan Juarez Balderas, la delicata e guizzante “Conversa das flores-Peça” racconta la madre ed è stata scritta oltre una decina d’anni fa. “Ci sono brani del passato, vecchi di più di dieci anni, e altri nuovi. Quelli vecchi, li ho scelti pensando a cosa piace alla gente delle mie composizioni. Le più recenti sono state composizioni che ho realizzato durante la pandemia e anche dopo. È una fotografia delle mie composizioni con la chitarra, un album che ritrae l’evoluzione di un decennio”. Fra i compagni di viaggio spiccano il contrabbasso di Francesco Valente in “A espera” e la voce angelica di Pedro Iaco in “Cena brasileira”. Con Pedro Iaco il sodalizio è “intenso. Adoriamo lavorare insieme, collaboriamo nella scrittura di canzoni, in sessioni di registrazione registrazioni. Penso che probabilmente prima o poi ci sarà anche un nostro album in duo. È un musicista eccezionale, con un talento vocale straordinario. Ha una voce strumentale”. L'album si chiude con un altro brano dal titolo francese, “Chant d'espoir”: qui l’ensemble, oltre a Pedro Iaco (voce), comprende anche André Siqueira (basso fretless) e Thiago Lamattina (percussioni). Per la compositrice e chitarrista “È un album intimo ed emotivo e, come suggerisce il nome, è anche evocativo, poiché cattura l'essenza della mia musica che, come la luna, ha un bagliore traslucido e fa riferimento all'energia femminile. La presenza di malinconia e nostalgia nelle canzoni è bilanciata da ottimismo e speranza, generando un'esperienza ricca per chi ascolta"


Alessio Surian

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