Banda Putiferio – 777 (Radici Music Records/Liprando Produzioni, 2023)

777 era la targa che usava la Banda dell’Aprilia nera, un’organizzazione criminale milanese capitanata da Sandro Bezzi e Ezio Barbieri che rapinavano banche sulla loro Lancia Aprilia nera, nella Milano del dopoguerra. 777 però è anche il titolo del nuovo disco della Banda Putiferio, il gruppo brianzolo di teatro canzone popolare. La band è capitanata da Daniele Marini (voce) e Roberto Barbini (fisarmonica e cori), a cui si aggiungono Massimo Braga (contrabbasso e basso stick), Sonia Cenceschi (chitarra classica e sassofono), Sam Torpedo (percussioni, basso e cori), Alessandro Stufano (chitarra acustica), Andrea Cattaneo (batteria), Rossano Brazzi (batteria e basso). Un progetto discografico uscito in vinile, con la copertina di Luca Enoch (noto disegnatore della Sergio Bonelli, creatore di Gea, Lilith e Dragonero) e diviso in due parti. La prima denominata "Te se ricòrdet: un passo nel passato” e la seconda “El di d'incoeu: un tuffo nel presente”. Il lato A si apre con l’inedito “I duri della balera (Bezzi e Barbieri)”, un valzer dedicato ai fondatori della banda, arricchito dal violoncello di Daniela Savoldi e dalla voce di Valeria Cereda. Poi c’è un tuffo nella musica popolare milanese, si susseguono “Stramilano” in odor di polka, sempre con Valeria Cereda, il valzer “La canzone del muratore” con il violino di Marta Pistocchi, “El me Ligera” colorata dalla tromba di Mino Spadaccini, dalla voce di Marina De Juli, “L'Armando” di Enzo Jannacci con una versione molto swing e “Porta Romana bella”, rivisitata in un tango-milonga con Daniela Savoldi e Valeria Cereda. Il lato B contiene quattro canzoni attuali del gruppo. Il ritmato folk di “Piccolo”, la curiosa “Brexing (Gerundio Passivo)”, “La mazurca del raffreddamento emozionale”, costruita in maniera teatrale e ispirata da uno scritto di Massimo Picozzi, contenuto nel libro “Un oscuro bisogno di uccidere”. In chiusura troviamo “è tutto un complesso di cose” – titolo preso in prestito da “Bartali” di Paolo Conte –, un simpatico valzerino, macchiato dal sax. Un lavoro insolito e originale, che guarda indietro nel tempo, alla Milano di Jannacci, di Fo, di Carpi, allo swing “gangheristico” di Buscaglione, ma allo stesso tempo tocca l’attualità in maniera pungente e ironica. 


Marco Sonaglia

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