Napoli World, II edizione, Bourbon Street Club e Teatro Bellini, Napoli, 30 novembre - 2 dicembre 2023

A riassumere il senso di questa seconda edizione di Napoli World è l’immagine del pubblico in festa al Teatro Bellini nel finale “travolgente” dell’esibizione di Ars Nova Napoli & Bagarija Orchestra featuring Simona Boo ed Irene Scarpato. L’iniziativa è stata promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Napoli Città della Musica”, ma a tenere la barra organizzativa ed esecutiva sono stati Italian World Beat/Music Connect Italy con la direzione artistica di Enzo Avitabile e del suo management. Tre giorni di concerti, una conferenza e di meeting formali ed informali tra professionals: di fatto uno scambio concreto tra artisti, direttori artistici e mediatori culturali provenienti da tutto il mondo. Insomma, molti di quelli che si incontrano al WOMEX ma portati nello scenario accogliente della città di Napoli, malgrado la deregulation turistica che sta trasformandola non certo in meglio. Ha fatto da apripista il DJ set di San Gennaro Bar (all’opera anche nel dopo festival nei giorni successivi in un altro club cittadino) al Bourbon Street Club per un night party il 30 novembre. Napoli World è proseguito venerdì 1 dicembre con
un panel che ha messo a confronto operatrici e operatori su “Women in World Music, From Artists To Promoters, Managers, Journalists”, ospitato al ridotto del Teatro Bellini. Al pomeriggio, di nuovo al Bourbon Street Club (rivelatosi comodo ma un po’ angusto in termini di palco) hanno suonato gli Osso Sacro e il duo Hiram Salsano (voce, tamburello, loop station) e Catello Gargiulo (fisarmonica, tromba degli zingari, flauto armonico e voce). Non si è trattato solo di un doveroso focus campano, ma di una scelta dettata dalla volontà di dare rilevanza alla vittoria dei sanniti del Premio Andrea Parodi 2023 e al riconoscimento assegnato dalla giuria internazionale del Premio della world music in Sardegna alla cantante residente tra Cilento e Alburni. I protagonisti non hanno deluso le attese. Per i primi, il mito di Proserpina diviene metafora della condizione del migrante che è in persistente adattamento al nuovo contesto ma al contempo cerca di conservare la propria appartenenza alla terra nativa. La proposta di Vittorio Zollo e dei fratelli Corrado e Carlo Ciervo si muove in maniera originale tra canto dialettale,
teatralità, spoken word, noise, post-rock ed elementi di tradizione orale, necessitando forse di un richiamo più profondo al portato tradizionale e una più organica direzione artistica della performance. Dopo tutto, i Ciervo vantano un pedigree familiare clamoroso in termini di ricerca ed elaborazione della tradizione orale (sono figli di Amerigo e nipoti di Marcello de iMusicalia): l’affrancamento dall’alveo familiare non significa dover per forza rinunciare del tutto al passato quanto provare a pescare da quei materiali, senz’altro decostruendoli e riproducendoli seguendo la propria cifra stilistica. Fa parlare la sua voce Hiram Salsano, che possiede tante sfumature da non necessitare sempre di supporti elettronici che a volte possono appiattire il suo portamento canoro. Davvero un bel set, che ha proposto brani dal suo recente “Bucolica”. Se è vero che salta subito agli occhi la schiettezza della coppia, è pure vero che una maggiore comunicativa (magari in lingua inglese, visto il parterre) non avrebbe guastato, ma in ogni caso i riscontri tra i delegati internazionali sono stati eccellenti. Al Teatro Bellini, hanno aperto la serata
Francesco Loccisano e Marcello De Carolis, reduci dal successo del WOMEX. Le potenzialità delle chitarre battenti sono esplorate con grande tecnica dal duo, il serrato dialogo strumentale procede con bella escursione dinamica e combinazione di stili, tecniche e suoni. Eppure, ci si chiede se – e qui riprendo delle osservazioni condivise in una discussione con un celebre organettista toscano – l’inserimento di un percussionista (che ha un nome e un cognome: è Andrea Piccioni, con cui entrambi hanno collaborato in passato) non possa condurre ad un livello ancora più seducente per il pubblico e conferire maggiore potenza espressiva alla proposta. È seguita la fusion del duo Taca Ruja, i quali attraversano tempi e culture (tamburi, didgeridoo, conchiglia, elettronica, tala indiano, canto armonico ed improvvisazione). Delizie canore e strumentali danzerecce e levità ma efficace narrazione da parte del quartetto Enerbia (violino, voce, piva, fisarmonica e chitarra), guidato da Maddalena Scagnelli e Franco Guglielmetti. Un piacere ascoltare i repertori della tradizione vivente delle Quattro Province (alessandrina,
mazurka, valzer e diverse forme di canti), portati dall’Appennino in riva al mare partenopeo. “Meglio Na Tammurriata Ca ‘Na Guerra” è il progetto di Enzo Avitabile, dedicato al compianto Marcello Colasurdo. Il repertorio classico del cantore napoletano ha incontrato il canto sul tamburo di Biagio De Prisco, le fronne e il ballo delle signore Lucia Molisse e Anna Foggia, decane di San Marzano sul Sarno, e la voce d’incanto di Irene Scarpato (Suonno d’Ajere), la quale ha duettato con il compositore di Marianella in una superlativa “Figliola ca guarde ‘o mare”. Una bella serata di festa: niente da dire. Il sabato si è aperto con gli speed meeting, tenutisi nella magnifica location dei palchi del Bellini. E qui, va detto che ci saremmo attesi presenze più nutrite di artisti napoletani o anche di altre parti di Italia (non mancavano i più occhiuti operatori pugliesi e di provenienza romana, a dirla tutta: onore al merito). Insomma, forse non è stato chiaro che avevano il meglio dei promoter internazionali sotto casa o insomma a pochi chilometri in un contesto meno complicato e confuso del WOMEX! Peccato per chi non c’era. Tornando al palinsesto
sonoro, gli showcase pomeridiani hanno offerto l’interessante connubio di elettronica e voci di Joana Gomila & Laia Valles dalle Baleari e il trio Scialacore con un percorso nelle musiche del Sud Italia che deve ancora maturare. C’è ancora molto da fare e da imparare per acquisire forza nel dare corpo alle performance, anzi, questa è una delle pecche formative di molti artisti di area folk/trad da affrontare con progetti mirati. C’erano ancora una volta tanti, mischiati al drappello di delegati, attirati dai concerti della serata finale, aperti dal calore del duo, voce e contrabbasso, di Alexandra Archetti Stølen e Steinar Raknes, che hanno presentato materiali dall’album “Malena”. La cantante e direttrice artistica di Oslo World, ha avuto vita facile a Napoli dando spazio alla sua identità argentina e alla sua fede calcistica. Sono stati seguiti dal progetto Frigya ("Africa" in antico dialetto tunisino), la fulminante danzereccia collaborazione tra il percussionista Imed Alibi e il produttore Khalil Hentati, in cui si privilegia un approccio elettronico alle percussioni tradizionali nordafricane. Notevole, pure, la consapevole contaminazione dei belgradesi Naked, strabiliante e contagiosa effervescenza Balkan, funk & jazz band
(fiati, violino elettrico, basso e batteria). Infine, la conclusiva esibizione della Neapolis Super Orkestra, che ha allineato Ars Nova Napoli, Bagarija Orkestar e le due cantanti Scarpato e Boo. In definitiva, si attestano oltre duemila presenze nelle due serate del Bellini (a ingresso gratuito) e una macchina organizzativa ben collaudata, che fa ben sperare per il futuro. L’auspicio è che “Napoli World” possa avere continuità all’ombra del Vesuvio, in quella che si vuole “città della musica”, rappresentando un’importante opportunità di confronto, di condivisione e di dialogo per il circuito, chiamiamolo così, world-trad italiano. Si avverte l’esigenza – e lo hanno sottolineato più volte Davide Mastropaolo e Fabio Scopino, menti ideative ed esecutive – di manifestazioni contenute, più intime ma frizzanti a fronte della elefantiaca e spesso dispersiva circuitazione che caratterizza il WOMEX. Tutto ciò purché ci sia la volontà politica di dare spazio a questo format culturale ormai collaudato e che si possa pensare con ampi margini alla molteplicità di eventi, a iniziare da venues più consone agli showcase pomeridiani, per continuare con una più articolata sezione di panel o di workshop e mentoring session per artisti e ad una selezione delle proposte concertistiche italiane da realizzarsi mediante una call da seguita una selezione in cui operi con la direzione artistica una piccola commissione che coinvolga figure professionali attente ai suoni del mondo.  


Ciro De Rosa

Foto di Giuseppe D'Anna

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