Aywa – Saadi (J.S. Prods, 2023)

Ascoltare “Saadi”, il lavoro discografico dei cinque musicisti che costituiscono la band franco-marocchina Aywa (Adil Smaali, voce solista, autore dei testi e suonatore di ngoni e qraqeb), Damien Fadat a flauti, tastiere e canto, Guilhem Chapeau Centurion basso e voce; Théophile Vialy a chitarra e voce e Valentin Jam a batteria e voce), usando criteri di analisi di generi musicali eurocentrici, sarebbe già in partenza fuorviante. Bisognerebbe perciò ascoltarlo con parametri musicali che non siano quelli della musica tonale occidentale e con una sensibilità più vicina al linguaggio modale del pop e del rock. Ai concetti classici di armonia, melodia, ritmo, timbro, dinamica, bisognerebbe sostituire definizioni e concetti come spola, loop, riff, hook, groove, texture, e non sarebbe solo una differenza terminologica ma sostanziale. Come dice Allan Moore, bisognerebbe immaginare musiche come questa in una virtuale ‘scatola sonora’, in cui gli strumenti e le voci diventino ora figure in primo piano, ora in sfondo. Questo è il suggerimento per approcciare l’ascolto di questo lavoro, che comunque, non ha bisogno di mediazioni intellettuali e si fa subito spazio, facendoci entrare subito nella sua dimensione fisica ed emotiva. Già nel primo brano, ‘Salama’, possiamo ritrovare le categorie anzidette, basti pensare al gioco di scambio tra solista e coro sull'incessante groove della sezione ritmica da cui emergono i riff della chitarra elettrica e del flauto un po’ alla Ian Anderson (come non pensare ai Jethro Tull o alla nostra PFM?). Il terzinato delle grandi nacchere, le qraqeb, utilizzate nel gnawa tradizionale nella ritualità a scopo esorcistico, purificatore, analogamente al tamburello nel rito della taranta e che induce a una sfrenata danza che riporta allo stato di trance originario. D’altra parte il passaggio dal gnawa alla taranta sarebbe un attimo. Il gnawa sembra essere lo stile che conferisce unità a tutto il lavoro che ritroviamo nel brano iniziale ma anche nel terzo brano, “Sawa”, in “Lmouja”, la cui introduzione rimanda però ad un canto arcaico, forse, berbero, per chiudere il cerchio nel brano finale “Alema”. Una sferzata di sana energia, un invito alla danza quindi, dove la voce solista, i cori sul groove della sezione ritmica compaiono, scompaiono, avanzano, indietreggiano riff dal sapore pop, rock, dance, senza mai smentire però la provenienza maghrebina. Venti caldi dal deserto che spirano anche in una fredda giornata di dicembre e ti avvolgono nel canto dopo le sonorità aspre, graffianti e vellutate insieme dell’inizio di “Fuolani” o nell’ostinato che sviluppa una struggente melodia intermezzata da riff del flauto in “Alwan”. Un contrasto tra l’incalzare ritmico del canto, poi rafforzato dalla chitarra e il tappeto e la nuance che emerge dal groove, si avverte in “Daba”. Il lavoro è ben equilibrato nella proposta alternata di brani d’atmosfera e brani vivaci in cui ritmica gnawa e atmosfere urbane di pop-raï si riscontrano come ad esempio in “Houriya”. I cinque musicisti in questo lavoro sanno farci viaggiare nel passato riportandoci nel presente, tra la leggerezza della danza e il sogno di archetipi musicali di misteriose e affascinanti terre, così vicine e così lontane. aywa1.bandcamp.com/album/saadi


Francesco Stumpo

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