Thandi Ntuli with Carlos Niño – Rainbow Revisited (International Anthem/Audioglobe, 2023)

In queste dieci tracce c’è il Sudafrica e c’è la California, specie quando si tratta di tradurre in note musicali la luce del sole. L’iniziale “Sunrise (in California)” affida al pianoforte acustico e alla voce di Thandi Ntuli una serie di pennellate che vanno a comporre un’impressionistica conversazione; al centro della scaletta, “Sunset (in California)” si appoggia sulle vibrazioni dei piatti e dell’elettronica da cui emergono improvvisazioni vocali intrecciate ad arpeggi e accordi che sostengono la voce in un crescendo che sembra dialogare con le melodie della cantante Thandiswa “King Tha” Mazwai. Elettronica e synth tornano a interagire con suoni ambientali e con la vocalità di Thandi Ntuli in “Breath and Synth”, ma qui, come dichiara il titolo, non c’è spazio né per parole, né per scat, il protagonista è il respiro nelle sue diverse declinazioni sonore. Del tutto “nudo” è l’arrangiamento di “Voice and Tongo” in cui le improvvisazioni vocali incontrano uno scarno sostegno percussivo e paiono entrambe provenire da un qualche sottoscala, sorta di preludio ad uno dei pezzi forti del finale, il brano in due parti “The One”. Questo è un album che viene da lontano. Racconta Thandi Ntuli, collegando il brano “Rainbow” (nell’album “Exile” del 2018) con il nuovo album: “Se ‘Rainbow’, nel momento in cui l'ho concepito, esprimeva un malcontento per ciò che abbiamo accettato come libertà in Sudafrica e, forse, in tutto il mondo, mi piace pensare che ‘Rainbow Revisited’ sia una sorta di risposta. Laddove l'idea della ‘nazione arcobaleno’, con tutto il bagaglio che si portava dietro, aveva dirottato l'innocenza e la natura mistica dell'arcobaleno, io ora ne rivendico il significato tornando indietro, andando verso l'interno, curando e ricostruendo con la speranza di un domani meno straziante e più appagante”. Con questa volontà, nel 2019 (in occasione di un viaggio con il Nonsemble per uno spettacolo al Ford Theatre) la pianista, cantante e compositrice di Johannesburg ha cercato a Los Angeles la collaborazione di Carlos Niño, conosciuto nel 2017 attraverso Instagram, a partire dall’interessamento di Niño per il brano di Ntuli ‘The One’. Suonare insieme dal vivo ha generato la volontà di andare nello studio di Andy Kravitz a Venice Beach per dar vita a una serie di improvvisazioni con Niño in veste sia di percussionista, sia di produttore: “Rainbow Revisited è nato da quella seduta, da un'altra seduta un paio di giorni dopo e da una serie di piccole sincronicità che hanno portato a quel momento. Un momento particolarmente speciale per me è stato quando mi ha invitato a suonare qualcosa che venisse da casa mia ed abbiamo registrato una canzone (in stile kwela, ndr) composta da mio nonno e che spesso cantiamo durante le riunioni di famiglia, ‘Nomayoyo’. Qui è protagonista la voce e la capacità di interpretare al meglio un brano giocando sulla sola interazione fra piano e voce, in un gioco di sottrazioni, così com’era avvenuta a inizio album anche per “Raimbow Revisited”, letto rallentando il tempo, rispetto all’originale, lasciando al pianoforte acustico il compito di esporre la melodia principale della canzone per poi esplorarla improvvisando con un approccio modale. Anche in questo caso, la voce rinuncia quasi del tutto a proporre parole, eccetto per le due sillabe struggenti nello sforza di esplorare possibili rifrazioni del titolo (l'arcobaleno, metafora nazionale del Sudafrica guidato da Mandela nel periodo post-apartheid). “In merito alla sua vocalità, Ntuli dice che “L'enfasi dello scat è sulla trasmissione di emozioni, mentre il canto si concentra sull'accuratezza delle note e della melodia. Lo scat offre suoni che non sono facilmente trascrivibili, pur capaci di trasmettere un messaggio. Lo scat non pone limiti in termini di espressione o di pronuncia”. intlanthem.bandcamp.com/album/rainbow-revisited


Alessio Surian

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