Yamandu Costa | Domingo El Colorao - De Vida y Vuelta (Bagual Produções e Eventos Ltda, 2023)

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Attenzione: questo è fra gli album che si candidano a produrre assuefazione; i motivi sono tanti: la spiccata musicalità e affinità fra i due protagonisti che non prevaricano mai uno sull’altro e rendono ogni frase magicamente danzante e cantabile; le sonorità distinte eppure complementari degli strumenti che si illuminano a vicenda; la varietà del repertorio che percorre un ampio spazio geografico, pur mantenendo tratti di coerenza e continuità; la maturità raggiunta da entrambi i musicisti che nulla toglie alla freschezza del loro approccio e all’amore e alla cura che trasmettono per ogni singolo brano. Quarantatré anni, nato a Passo Fundo e cresciuto in una famiglia di musicisti a Guaíba, nel Rio Grande do Sul, Yamandu Costa è oggi “il chitarrista” brasiliano. Il padre, Algacir Costa era il direttore del gruppo Os Fronteiriços, alfieri della musica gaúcha, il repertorio regionale del sud del Brasile. L’incontro da adolescente con il chitarrista argentino Lucio Yanel (con cui ha registrato “Dois Tempos” nel 2000) gli ha permesso di allargare e approfondire la conoscenza di stili popolari dell'Argentina come chamamé, chacarera e zamba. Ben presto si è fatto ispirare anche da Radamés Gnatalli, veicolo per apprezzare il repertorio di altri grandi brasiliani, da Baden Powell a Tom Jobim a Raphael Rabello. All’età di diciassette anni, il suo primo concerto a São Paulo già lo consacra fra le rivelazioni della chitarra brasiliana. Da allora ha collezionato una trentina di album e il Grammy Latino nel 2021 per il miglior album strumentale (insieme a Toquinho, con “Bachianinha - Live at Rio Montreux Jazz Festival”). La sua chitarra monta una settima corda, inserendosi nella tradizione di grandi solisti
brasiliani, Horondino José da Silva (“Dino 7 Cordas”), Raphael Rabello, Sebastião Cloves (“Cloves do Violão”). Anche Domingo El Colorao potrebbe essere visto come chi dispone di “una corda in più”. Il suo timple, strumento tipico delle Canarie, assomiglia a un cavaquinho o a un ukulele, ma è uno strumento a cinque corde. Anche lui cresciuto in una famiglia di musicisti, sedici anni più anziano del collega brasiliano, Domingo El Colorao è nato nel 1964 a Vega de Tetir, a Fuerteventura, fra i suoni e le danze delle tradizioni delle Isole Canarie. Yamandu Costa ha avuto occasione di conoscerlo alla Canarie quando è stato coinvolto nella produzione del dodicesimo episodio della serie di documentari “Histórias do Violão”. Dal diciassettesimo minuto il video documenta la tappa di Fuerteventura ed il loro incontro. Insieme, i due strumenti offrono una musica armoniosa, grazie anche all’uso di corde di nylon, con un suono limpido e dolce allo stesso tempo. Da tre anni Yamandu Costa vive in Portogallo ed è nella calma della sua casa portoghese che i brani sono stati registrati. Fra le gemme spiccano gli choro “Mazurca Choro” e “Sons de Carrilhões”, la composizione di João Pernambuco in re maggiore tutta giocata sul re basso e sui richiami alla danza di coppia maxixe (). Ma si spazia in lungo e in largo nel continente dalla messicana “Isa Parrandera” alla “Boliviana”, dal tango “Tango en Ski”) alle venezuelane “Alma Llanera”, di Pedro Elías Gutiérrez, e “Adios a Ocumare” il valzer composto da Ángel María Landaeta. Dopo dodici brani strumentali, si chiude con la poesia da cui prende il titolo l’album, scritta e recitata da José Hormiga. 


Alessio Surian

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