Ramy Essam – Metgharabiin (Outsiders) (Rev House Productions, 2023)

Piazza Tahrir, Cairo, 2011: per chi ricorda quei mesi, la canzone "Irhal" di Ramy Essam rimane l’inno di quella lotta, insieme a “Erhal” (vattene) e “Tatti Tatti” (abbassa la testa). Canzoni che sono costate care a Ramy Essam, costretto all’esilio in Svezia nel 2014 (grazie ad una residenza biennale ICORN per artisti a Malmö) dopo essere stato arrestato e torturato. Ma non demorde: cinque anni fa è tornato sull'oppressione e la corruzione in Egitto con la canzone "Balaha". In breve tempo, l'autore del testo, il poeta Galal El-Behairy, è stato arrestato e rimane in carcere (ormai da cinque anni) nonostante abbia scontato l’intera condanna a tre anni. A marzo 2023 El-Behairy aveva iniziato uno sciopero della fame per ottenere la libertà. Sospeso lo sciopero per gravi condizioni di salute, il 5 settembre l’aveva ripreso: quattro giorni dopo ha tentato di suicidarsi in carcere ingerendo sedativi; portato in ospedale, è sopravvissuto al tentativo di suicidio. Ora, con "Metgharabiin”, Ramy Essam muove un nuovo, deciso passo, nel suo percorso di lotta: "L'idea che ha generato la canzone ha iniziato a svilupparsi tra il 2013 e il 2014; poi l'ho scritta nell'ultima settimana in cui sono stato in Egitto, alla fine del 2014. L'ho scritta perché in quel periodo in Egitto mi era stato vietato di esibirmi, la mia musica era vietata ovunque. La rivoluzione era nel pieno della lotta, mentre era la prima volta che non potevamo protestare, che non potevamo andare in strada. Abbiamo perso la piazza mentre tutti i media incolpavano la rivoluzione per i fallimenti del Paese". Le prime strofe di “Metgharabiin” sono una denuncia ed una narrazione autobiografica: "stranieri nelle nostre terre/gli anni vanno e vengono/il mondo è contro di noi": descrivono come ci si sente a sentirsi estranei nella propria patria, ma anche nel Paese che ti accoglie, la Svezia dove Ramy Essam ha completato il resto dell’album: "Se qualcuno vuole vivere l'esperienza di Ramy Essam di essere un outsider, può ascoltare questo album.", ha dichiarato, "Voglio che chiunque si senta un outsider non si senta solo, che sappia che insieme possiamo trovare unità e pace". Si tratta del quinto album: a sei anni di distanza da “Resala Ela Magles El Amn” (2017), preceduto da “Mamnoua'” (2014), “El Masala” (2012) e “Manshourat” (2011). Registrate a Stoccolma col produttore Johan Carlberg, le nuove canzoni, oltre ai versi dello stesso Ramy Essam, continuano a mettere in musica le poesie di Galal El-Behairy, oltre a quelle di Ahmed Douma, appena rilasciato dopo dieci anni di carcere, e ai testi di Ahmed Fouad Negm. I versi di “El Amiis El Karooh” (La camicia di flanella) e “Lagl Tentesri” (Perché vinciate), sono stati scritti dai primi due in detenzione e ne veicolano la dolorosa esperienza e la capacità di proporre un’alternativa alle narrazioni dominanti. Per Ramy Essam "'unica cosa che conta è riuscire a documentare quest'epoca con una forma d'arte politica". Questa forma ha i piedi saldi nel rock e nel lessico musicale egiziano: i testi passano dall’arabo egiziano all’inglese e sanno farsi attraversare di volta in volta da venature hip hop, hard rock e grunge. “In Egitto la gente condivide la mia musica usando WhatsApp e Telegram, perché è pericoloso farlo pubblicamente. Io sono qui, ora, grazie alla mia decisione di unirmi alla rivoluzione egiziana", ha detto Essam, riflettendo sulle difficoltà dell'ultimo decennio. "È stato anche un viaggio pieno di bellezza e di momenti di libertà che non avevo mai provato prima. Se tornassi indietro un milione di volte, continuerei a scendere di nuovo in strada. Nulla cancellerà le difficoltà e le fatiche, ma no, non ho nessun rimpianto"

  

 Alessio Surian

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