Orpheus 21 | Waed Bouhassoun - Moslem Rahal | Hespèrion XXI | Jordi Savall – Oriente Lux. Dialogue of souls (Alia Vox, 2023)

Pubblicato il doppio CD live di Jordi Savall, un artista di estrema grandezza ma di difficile classificazione, tanto estesa, profonda e poliedrica è la sua produzione concertistica e discografica. Il lavoro è stato registrato da “Radio Classique” durante il Concerto del 10 marzo 2019 alla Filarmonia di Parigi. Jordi Savall nel mondo accademico è conosciuto, giustamente, per essere uno dei più grandi esperti e interpreti della musica antica, per intenderci quella che arriva fino al barocco. La sua formazione come musicologo, violista da gamba e direttore d’orchestra è andata inizialmente in quella direzione, arrivando a grandissimi livelli. Ma la natura in sé contaminata di quel repertorio fin dalle sue origini, la Spagna, sua terra di provenienza, compresa tra le Colonne di Ercole e Poiters e campo di battaglia definitivo nel 700 d.c. tra arabi e occidentali, la cacciata dei sefarditi da quella terra, non potevano lasciare indifferente una personalità curiosa dall’alto spessore culturale e musicale e dalla grande sensibilità umana come la sua. Nel 1989 fonda l’ensemble ‘Concert de Nations’ ispirandosi già nel nome all’opera di Franḉois Couperin. Nel 1974, fonda insieme alla moglie Montserrat Figueras e altri musicisti il progetto Hespèrion XX (il nome latino è tratto proprio dalla regione a cui si accennava poc’anzi, compresa tra Francia meridionale e Penisola iberica). Lo scopo è la diffusione della musica del Mediterraneo, riportando alla luce il repertorio contenuto in antichi manoscritti medievali ma anche il repertorio rinascimentale e barocco europeo e spagnolo in particolare. Nel 2000 l’ensemble diventa Hespèrion XXI che la vede avvicinarsi sempre di più alle relazioni tra occidente e oriente, dando ampio spazio anche al repertorio arabo e sefardita. Vengono messe allo specchio due culture così lontane e che pure hanno un’origine comune. L’occidente è figlio delle idee di Pitagora e dell’antica Grecia, eppure né l’uno né l’altra esisterebbero se non si fossero nutrite di oriente. L’abbattimento continuo delle barriere tra questi due lati dello stesso universo è da anni il lavoro quotidiano di Savall. In questo suo ultimo disco riparte e si sofferma esclusivamente su quella ‘Lux Oriente’, quel luogo dell’anima dove nasce il sole e che da sempre nutre di conoscenze profonde l’occidente. Il disco in esame è ispirato al progetto Orpheus 21 – Musica per la vita e la dignità, nato come iniziativa sociale e culturale a favore di musicisti rifugiati in occidente. Tuttavia non manca un omaggio al Rinascimento occidentale con il brano, contenuto nella quinta traccia del primo CD, “Canarios-Michael Praetorius, Terpsichore, 1612”, anche se il suo clima musicale non è affatto lontano dal resto degli altri brani. ’idea di base di Savall è molto nobile: individuare, e suonare con validi musicisti provenienti da Siria, Bangladesh, Bielorussia, Marocco e Turchia. Con la collaborazione e la supervisione dei solisti di Hespèrion XXI dei siriani Waed Bouhassoun e Moslem Rahal. Ma ancora più nobile è avere esteso questo progetto ai giovani, facendoli partecipare a laboratori attivi, individuare i più validi e dargli l’opportunità di un riscatto facendoli suonare nei luoghi più qualificati d’Europa. Ecco che allora l’operazione diventa pedagogicamente esemplare e non è esagerato paragonarla a quanto ha fatto Anton Arbreu con il sistema delle orchestre venezuelane. Questo lavoro è oggi purtroppo di straordinaria attualità, come lo stesso artista scrive: “Questo grande affresco musicale vuol essere anche un omaggio alle vittime del conflitto siriano – nel momento in cui scriviamo siamo già al dodicesimo anno di guerra –, con un bilancio terribile di sofferenza umana (più di 570.000 morti). Non vi è molta speranza di arrivare a una soluzione giusta: sono anni di conflitto disumano che hanno lasciato più di mezzo milione di vittime, sei milioni di sfollati all’interno del paese, cinque milioni di rifugiati che sono dovuti fuggire all’estero, e un paese, la Siria, che impiegherà decenni a riprendersi. Come ci ricorda Milan Kundera ne “Il libro del riso e dell’oblio”, “uno dei difetti più tragici dell’essere umano è la sua grande capacità di amnesia”. Proprio alla Siria è dedicato questo lavoro è ben sei brani vi sono contenuti in cui partecipano musicisti e cantanti siriani in esilio, e quelli speculari provenienti da Turchia, Marocco o Bangladesh, oltre ai loro giovani figli di cui ho già parlato. Il primo di questi brani “Ya Ghazaly - chant traditionnel (Muwashshah)”, la quarta traccia, è un canto tradizionale dal carattere corale, introdotto prima dalla melodia modale a ritmo libero di uno strumento a fiato e subito dopo incalzato dal ritmo scandito dalle percussioni. La traccia nove contiene un altro canto tradizionale siriano, “Yâ habîbî - chant traditionnel d’Alep”, con Meriem Moubine e tutti gli altri musicisti, questa volta introdotto da una una lunga prolusione dell’Oud seguita da una forma responsoriale tra il canto solistico femminile e l’intervento del coro maschile. La composizione successiva, che chiude il primo CD, è “‘Al maya, ‘Al maya” – canto tradizionale siriano con il suonatore di oud e cantante Rebal Alkhodari e tutti gli altri musicisti dei “due ensemble”. Un brano di grande suggestione costruzione musicale in cui virtuosismi vocali si confondono con quelli strumentali. Non a caso questo brano è stato ripreso come finale del live (decima traccia del secondo CD) in un momento parossistico in cui il pubblico partecipa con il battito pulsante delle mani e del cuore in empatia con quello dei musicisti. “Hal Asmar”, traccia sei del secondo CD è un canto tradizionale siriano di grande intensità emotiva, quasi un lamento, nell’ottica degli ‘universali musicali’ vi ho riscontrato delle analogie con lo stile di canto ‘alla disperata’ calabrese (intesa come ‘disperazione’ ma anche come persona dispersa (spagnolismo). Segue “Ya Mariam el bekr- chant à la Vierge”, un canto molto delicato in modo dorico, molto vicino all’occidentale ‘modo minore’, intonata dalla cantante siriana Waed Bouhassoun che si accompagna con l’oud: anche in questo caso l’atmosfera mi riporta ad alcuni canti processionali paraliturgici dell’Italia meridionale. In conclusione, aprire strade, tessere legami, sostenere la memoria sono le espressioni-chiave che ci propone Édith Nicol, responsabile dei progetti artistici e autrice – Philarmonie, individua e ci propone per la comprensione di questo lavoro e che testualmente riporta nel libretto plurilingue allegato che ne è parte integrante: “I pezzi inclusi in questo programma sono diventati l’opera organica dell’ensemble. Solo apparentemente sono lontane nel tempo e nello spazio, giacché «[...], per la loro leggerezza, ci liberano da pesanti radici e da solitudini evitabili», come afferma Jordi Savall. Esse conservano il sigillo della propria origine, ma ci commuovono per il loro carattere universale e atemporale. Un’idea del saggista Amin Maalouf cara al musicista: la missione insostituibile dell’arte è quella di invitare, «oltre che al dialogo delle culture e delle fedi, anche al dialogo delle anime». La nostra memoria e la nostra solidarietà usciranno fortificate da quest’esperienza musicale? È questa la speranza dei membri di Orpheus 21”


Francesco Stumpo

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