In piena condizione di lockdown il cantautore ed enologo Giulio Wilson scrive al gruppo storico degli Inti Illimani (oggi guidato dai fratelli Jorge e Marcelo Coulon, a cui si aggiungono Christiàn Gonzalez, David Azàn, Camilo Lem, Daniel Cantillana, Cèsar Jara, Efrèn Viera). Qualche tempo dopo nasce una felice collaborazione che porta alla realizzazione del disco “Agua” e al successivo e fortunato tour, che nei prossimi mesi toccherà anche il Cile. Un grande lavoro d'insieme con i testi di Giulio Wilson, Valter Sacripanti, Daniel Cantilana, Jorge Coulon, Alexis Diaz Pimienta e le musiche di Cèsar Jara, Giulio Wilson, Valter Sacripanti. Le tredici tracce sono state registrate a Santiago con la produzione artistica di Cèsar Jara e Valter Sacripanti. L’apertura di “Querer” (“Pietra su pietra, l'evoluzione ci massifica, onda su un onda, assuefatti di normalità”) ci porta subito al classico clima Inti Illimani con flauti di pan e cori, la successiva "Lluvia" (“La pioggia cade fina dai lampioni delle strade, non bagna mai le oche, ma fa uscire le lumache e nelle lettere d’amore scioglie la calligrafia, ticchetta sopra i vetri, fa venire nostalgia”) è una ballata molto delicata. Chitarre classiche, charango movimentano “Somos”, accordi malinconici e crescendo di voci sottolineano “Agua”. Lo strumentale andino “Humedales” ci porta alla trascinante "Vale la pena", uscita precedentemente come 45 giri. “Sostenibile” (“Dietro un girasole sogno una città, dietro il tuo sorriso resterà un ricordo, dietro una ferita c’è sempre una cura sostenibile, dietro l’ignoranza c'è una biblioteca sostenibile”) è orecchiabile e solare, invece “Chile es un camino” è un’intensa dedica alla loro terra, con un efficace intreccio di voci. “Occhi” (“Dentro agli occhi c’è fragilità, se li chiudi la paura forse passerà, hanno debiti di lacrime per le storie che sono finite, sono chiusi nelle foto uscite male e in quelle mai stampate") già pubblicata nell’EP “Futuro remoto”, è più in zona d'autore, con la partecipazione della cantante spagnola Ana Belèn, “Raiz” ha passaggi di flamenco con chitarre classiche, flauto e clarinetto. Ritmi in levare sostengono “Mi otro yo” (“L'altro me stesso guarda il suo giardino, sorride a queste cose, al verde, al giorno e qui sente che il tempo s’è fermato e non esiste più stagione, ma sono io quel bambino con la sua sfida nella mia prigione”), ricami chitarristici cullano l'incisivo cantato in “Los ojos de la piel”. La passione civile è ancora viva e lo ribadiscono bene nella conclusiva e infuocata “Revuelta”. Un lavoro che tocca tematiche importati e attuali come il rispetto dell'ambiente in tutte le sue forme, la memoria, la speranza, la voglia di cambiamento. La carta vincente è proprio la suggestiva fusione tra le forti sonorità sudamericane degli Inti Illimani e la morbida canzone d'autore di Giulio Wilson, che in questo disco trovano la giusta armonia, con vette di buona e genuina ispirazione.
Marco Sonaglia
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