The Achill Sound – Isle of the Eagle (The Achill Sound, 2023)

Achill Island, situata nella contea occidentale di Mayo, è la più grande isola al largo delle coste irlandesi, abitata da meno di 3000 anime, collegata alla terraferma dal Michael Davitt Bridge. L’isola è balzata recentemente agli onori della cronaca perché set del film “The Banshees of Inisherin” (Gli spiriti dell’isola) diretto da Martin McDonagh, ma ha da sempre attratto artisti, dagli scrittori J. M. Synge ed Heinrich Boll ai pittori Paul Henry e Camille Souter. “Isle Of The Eagle”, dal titolo di una canzone locale, è un progetto discografico comunitario ideato da Graham Sweeney (chitarra e voce), nativo dell’isola, che ha riunito un nutrito gruppo di musicisti per un lavoro che raccoglie musiche tradizionali e di nuova composizione, spoken word e storytelling. In realtà, è stato proprio lo storyteller isolano John ‘Twin’ Mcnamara a fargli conoscere la title track, composta nel XIX secolo. McNamara è un personaggio chiave per la propulsione data alla cultura locale. Figura di rilievo è anche Francie McNamara, altro storyteller e poeta, scomparso nel 2022 durante la lavorazione del disco, che era iniziata prima della pandemia. Per l’album sono stati radunati diciotto musicisti, alcuni originari dell’isola, altri frequentatori o che hanno scelto di vivere in questo lembo dell’ovest irlandese. Così insieme alla ben nota arpista Laoise Kelly, alla violoncellista tedesca Claudia Dunkleberg e alla violinista giapponese Lisa Fukuda, troviamo i musicisti di Achill Diarmuid Gielty (violino), Alan Hughes (bouzouki e chitarra), Des Cafferkey (whistle e flauto), Caoilte O’Cuanaigh (chitarra e banjo), Leah Mc Namara (fisarmonica), Johnny Butler (uilleann pipes e whistle) e ancora il dublinese Dermot Maguire (voce), Tiarnan O’Duinnchinnn (uilleann pipes) dalla contea di Monaghan, Tom Lynch (uilleann pipes), Aideen Gielty (concertina), Nollaig McLoughlin (concertina) e l’irlandese-berlinese Kev Sheridan (bodhrán). “Ho registrato l’album in diversi luoghi dell’isola, – mi spiega Graham – alcuni brani sono stati registrati nella scuola locale, altri sono stati registrati in pub e a casa mia, ma il più bizzarro, “True Born Achill Man”, è stato registrato nel mio furgone mentre ero seduto sulla collina che domina la baia di Keem con Francie McNamara, mentre venivano effettuate le riprese di ‘Banshees of Inisheerin’. Stavamo guardando le riprese quando Francie ha recitato la sua poesia. Avevo solo il mio telefono e ho registrato l’audio con quello. Spero che questo aiuti a dipingere il quadro della varietà di luoghi diversi che hanno dato vita a questo album. Si tratta davvero di ‘The Achill Sound’, per i diversi luoghi dell’isola. Francie è morto pochi mesi dopo, quindi sono stato molto felice di aver catturato un pezzo così bello. Ora può essere conservato per le generazioni future”. Bella apertura con “Go N’éirí An Bóthar Leat”, un tema strumentale eseguito in quintetto (chitarra, violino, arpa, cornamusa irlandese e violoncello), tema dall’andamento di marcia scritto da Sweeney, che si rivela anche un ottimo chitarrista. Il titolo deriva da una benedizione in irlandese (“Possa la strada essere di successo per te”). La successiva “True Born Achill Man” è la poesia recitata da McNamara, il quale racconta la sua isola e il rapporto con l’emigrazione, accompagnata dal violoncello sull’aria di “Down by the Sally Gardens”. Dopo un vivace set di jig e reel entra l’arpa di Kelly per “Eagle Harp”, che sostiene il racconto di McNamara sulla presenza delle aquile sull’isola, l’ultimo luogo di riproduzione in Irlanda occidentale dell’aquila di mare dalla coda bianca, ma dove nel primo Novecento era stata avvistata anche l’aquila reale. Il narratore spiega pure l’origine della canzone guida del disco ritenuta opera di Annette Hemphill, che verso la fine del XIX secolo lavorava come governante nella Pike Estate a Glendarary; scritta in inglese, evoca i tempi della forte emigrazione dall’isola. “Isle Of The Eagle” è interpretata da Graham Sweeney che suona la chitarra e si avvale della presenza di arpa, whistle e violoncello. “On Bás An Teanga” (Morte di una lingua) è la denuncia di quella che in passato è stata la metodica soppressione della lingua gaelica, mentre “Skibberreen”, “Sí Bheag Sí Mhór” ed “Eleanor Plunkett” sono classici, che certo non dispiace ascoltare qui proposti con arrangiamenti misurati. Le set tunes “The Humours of Ennistymon/The Star of Munster” sono eseguite con un vivace organico di plettri e concertina. Di nuovo, si ascoltano tradizionali ben noti: una versione a cappella di “Séan Ó Duibhir a’ Ghleanna” per la voce di Dermot Maguire e “Raggle Taggle Gypsy”, cantata da Graham Sweeney nello stile affine a quello indimenticabile dei Planxty. C’è un passaggio bretone con “An dro”, messa accanto al reel “Musical Priest”. Oltre, troviamo la poesia “1954 Shark Fisherman”, dove si descrive un’altra vicenda locale, sostenuta dal bodhrán, che accentua la dimensione narrativa. Il bordone di cornamusa accentua la suggestione narrativa di “Road to Keem”, la spiaggia circondata da scogliere immortalata dalla pellicola di McDonagh; altamente cinematica anche la successiva “Paddy”, mentre in “Wild Rhubarb” il parlato si muove di nuovo nell’ambito della conoscenza locale: il rabarbaro gigante, introdotto ad Achill oltre cento anni fa, con ogni probabilità come pianta ornamentale, si è diffusa diventando una specie estremamente invasiva. In fondo, arriva una deliziosa versione strumentale di “Banks of the Bann”, che chiude questo intreccio di memoria e presente che anima “lo spirito” dell’isola. theachillsound.bandcamp.com


Ciro De Rosa

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