In ricordo della cantante luso-capoverdiana Sara Tavares (1978-2023)

C’è una sua canzone che ben si presta a raccontarla: “Ponto de luz”, punto di luce. La musicalità e l’umanità di Sara Tavares erano e rimangono un faro per chi l’ascoltava ed entrava in contatto con lei.  Un anno fa, con “Grog d’Pilha’”, era tornata a creare musica, a cinque anni dall’ultimo album “FItxadu”: “Un paio d’anni fa volevo fare musica a partire da beat, cercando di dar continuità al lavoro iniziato con ‘Fitxadu'.", raccontava, "Poi ho iniziato a scrivere a partire da un suggerimento di Pedro, il mio manager, che mi ha proposto un beat di DJ BeBeDera. Ho aggiunto il basso di Gogui Embaló, un musicista guineano che ha suonato a lungo nella mia band, e le chitarre, suonate da Lula, dei Cachupa Psicadélica".


Trent’anni prima, si era fatta conoscere da tutto il Portogallo partecipando al programma “Chuva de Estrelas”, per poi rappresentarlo nel 1994 all’Eurosong con “Chamar a música”, votata all’ottavo posto e rimasta nel cuore degli adolescenti di allora e non solo. Ricorda Pedro Vaz: “Una sera allo Xafarix (un locale di musica dal vivo a Lisbona), dove tutti salivano sul palco per cantare (dando il massimo e cantando più alto possibile), è salita anche Sara. Sempre sorridente, ma molto imbarazzata. Ha cantato, con dolcezza, calma, in un modo morbido, senza "urlare". Alla fine, qualcuno fuori le ha chiesto perché non avesse cantato come Whitney Houston. Sara rispose che non doveva dimostrare niente a nessuno e che urlando non sarebbe stata una cantante migliore. E io mi sono sentito diventato ancora più suo fan”. Provoca un sentimento surreale leggere che Sara Tavares è morta a quarantacinque anni il 19 novembre. Poco prima, aveva rilasciato un'intervista esclusiva a Blitz in cui racconta i suoi problemi di salute, legati ad un tumore al cervello che, negli ultimi anni della sua vita, le avevano impedito, per un periodo, di parlare e di suonare la chitarra, costringendola a reinventarsi come artista. E ha sollecitato a praticare "artivismo": "in un Paese che sta distruggendo tutti i diritti umani”.
Nata in una famiglia immigrata a Lisbona da Capo Verde, si è fatta apprezzare come cantante e compositrice di gospel, funk e soul (con Chamar a Música nel 1994 e Sara Tavares & Shout nel 1996), per poi rivolgersi più esplicitamente alle musiche africane, grazie anche alla collaborazione con Lokua Kanza, produttore del suo secondo album “Mi Ma Bo”, con brani che hanno segnato la memoria collettiva, come “Cabo Verde Na Coração”.


Cinque anni, dopo nel novembre del 2005, produce il suo album più personale “Balancê”, quello in cui ha scritto e composto tutte le canzoni e ha suonato molti degli strumenti, dedicando la sua musica, in primo luogo, a “una grande, grande generazione di capoverdiani e di altri africani a Lisbona, a Parigi, a Boston, dappertutto... con un'identità un po' confusa. La nostra generazione si sente persa perché non c'è una cultura specifica per noi, che parli della nostra realtà, con la nostra lingua. Parliamo lo slang portoghese, lo slang angolano, alcune parole in crioulo capoverdiano e naturalmente un po' di inglese. Nel crioulo ci sono già parole inglesi e francesi. Questo perché gli schiavi provenienti da tutto il mondo dovevano comunicare e non parlavano le stesse lingue. Siamo una cultura meticcia".
Nelle regioni africane lusofone, la forma verbale balancê rimanda sia a oscillare, sia a tenere in equilibrio, in senso positivo: "Quando si mangia qualcosa di veramente buono si dice 'questo cibo è equilibrio'. Per me la canzone 'Balancê' significa anche bilanciare sé stessi, tra tristezza e gioia, giorno e notte, sale e zucchero. Si tratta di bilanciare le emozioni. Si cammina sempre su una linea sottile e bisogna mantenere l'equilibrio. Devi danzare con quella linea per rimanere in piedi. Se si rimane troppo rigidi, si cade. Qualche anno fa ero in Zimbabwe e ho visto delle persone molto ubriache che ballavano." raccontava Sara Tavares, col sorriso "Li stavamo osservando e stavano sempre per cadere, ma poi si riprendevano. Proprio come quelle persone che ballavano, anch'io voglio ballare con quel tipo di libertà ed equilibrio". Questa versione di “Balancê” dal vivo venne suonata a Lisbona il 13 aprile 2007.


Nello stesso album dedica alla luna "Muna Xeia" (Luna piena). Il titolo della canzone è legato a un errore: Sara Tavares aveva accidentalmente messo insieme la parola inglese "moon" con quella portoghese "lua". "È una canzone molto femminile, parlo alle donne." diceva "Prima alla donna dentro di me e poi alle donne in Africa e alle donne nel mondo. Canto: 'Moon go in peace, moon go in faith, walk in peace, walk in faith'".


Nel 2008 usciva il DVD "Alive in Lisboa" e nel 2009 aveva dato seguito al suo lavoro di compositrice e interprete con l'album "Xinti" e brani toccanti, come “Di Alma”. Purtroppo, è in questo periodo che avverte i primi sintomi di un tumore al cervello.


Questo non le ha impedito di coltivare le sue molte collaborazioni, registrando, per esempio  "The Most Beautiful Thing" con Nelly Furtado e negli album di Buraka Som Sistema, Luiz Caracol, Carlão, António Chainho e Richie Campbell. Nel 2016 "Coisas Bunitas" è il preludio all’album “Fitxadu”, uscito nel 2017 e suonato più volte dal vivo nel periodo successivo.


Purtroppo, domenica 19 novembre 2023 Sara Tavares è morta all'Hospital da Luz, a Lisbona, a causa del tumore al cervello con cui ha a lungo convissuto: un brutto colpo per chi aveva ascoltato a settembre come un segnale di vitalità la sua nuova canzone “Kurtidu”. Ma la musica resta, a raccontarci la sua capacità di leggere la vita e di desiderare un futuro migliore, come tutte le sue canzoni.
Così la ricorda Carmen Souza: “Ammirazione e profonda tristezza sono i due sentimenti che mi invadono in questo momento. Nonostante la minima differenza di età, sono cresciuta ascoltando la tua voce e sentendo la tua presenza sul palco. Per me, il tuo modo di stare sul palco, tu e la chitarra come una cosa sola, erano la tua essenza. Ho assistito a diversi concerti di "Mi ma Bo", quando all'epoca il direttore musicale era Theo Pascal (con cui poi ho lavorato per 20 anni) e sono sempre rimasta colpita da come entrambi dedicavate tutto di voi alla musica, e quella lezione resterà con me per sempre. Sei stata un'ispirazione, un esempio, una vera "pioniera" nel modo in cui hai elevato la musica creola e capoverdiana. In un'epoca in cui "ciò che era bello era la musica proveniente dagli Stati Uniti" (soul, Whitney, ecc.), hai mostrato a una generazione, che fino ad allora aveva complessi riguardo alle proprie radici e alla propria cultura, che era bello cantare in creolo e che dovremmo essere orgogliosi della nostra identità capoverdiana. I nostri incontri sono sempre stati caratterizzati dalla tua gentilezza, sincerità e semplicità. La tua eredità e il tuo esempio mi hanno aiutato a diventare la musicista che sono oggi. La musica, il rispetto e l’evoluzione della musica erano il tuo obiettivo principale. La vita da musicista richiede dedizione, disciplina e molto altro e tu hai dato il massimo! Grazie di tutto! Rimane così tanto da fare... mi manchi così tanto...”


Alessio Surian


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