Genticorum – Au coeur de l‘aube (Autoprodotto, 2023)

Ventitré anni di carriera, ma non sentirli e, soprattutto, non farli sentire. Questa è la prima qualità che si coglie ascoltando il nuovo album dei Genticorum, trio del Québec nato all’alba del millennio, e da tempo esponente di prima grandezza della musica tradizionale franco-canadese. Il mestiere e l’esperienza del gruppo sono sì chiaramente avvertibili, ma che nel contempo è pieno di quella passione e di quell’amore per la musica che di solito si trova nelle produzioni di gruppi esordienti o dalla ancor breve carriera. Magistralmente suonato, e registrato a livelli vicini alla perfezione, “Au coeur de l’aube” è strutturato su un’alternanza perfetta tra canzoni e pezzi da danza. E se nelle prime, tutte di tradizione, sono evidenti l’influenza e l’eredità musicale e culturale francesi – più o meno plasmate dal clima canadese – nei secondi si avvertono, accanto ad elementi decisamente quebecois, echi britannici e nordeuropei. L’album si apre con “Le batelière”, una scherzosa canzone in cui un giovane e piuttosto ingenuo viandante viene gabbato da una bella e furba traghettatrice. Ad essa segue “Le Brandy des montaignes noires”, velocissimo e trascinante brano da danza. La terza traccia, “Ruban rose” è una canzone tradizionale che non ci saremmo stupiti di trovare nel repertorio di un gruppo francese come, ad esempio, i Malicorne, mentre il successivo strumentale “Old Yamaska” assume toni nordici. “Belle alouette au champs” è un canto a tre voci accompagnato solo dal ritmico battito di piedi di Pascal Gemme, a cui fa da contrasto il medley “La petit march/Byrn’s march”, che nella prima parte è una dolcissima aria, per trasformarsi in una rotonda ed incalzante danza. “Légère bergère” è una canzone che inneggia all’amicizia e al ballo, perché “Peut m’importe la richesse, de gagner beaucoup d’argent/ L’amitié de ma maîtresse, vaut le double assurément/Quand nous entrons dans la danse, la vie coule simplement/Du matin à la nuitée, nous passons bien notre temps/L’amitié donne courage, elle fait taire tous les tourments”, ed è seguita da una triade di reel: “Reel du Lac St-Jean / Le Persuadeur / Reel en La”. La seguente “Dans les haubans” non solo nel testo, (“Nelle sartie, nel vento che soffia, nel sartiame, canta l’allodola”) ma anche nel ritmo e nei suoni richiama il mare, elemento questo spesso presente nelle canzoni dei Genticorum, come lo è più in generale la natura (non a caso il titolo dell’album è “Nel cuore dell’alba” e l’immagine in copertina è quella di un’allodola). La lenta danza di tradizione “La Cardeuse”, in medley con la “Reel Lachance”, porta alle tracce undici e dodici dell’album: “Goûtons du plaisir”, affidata alle sole voci, e la conclusiva “Fortqualcier” brano lento e dolcissimo che culla e carezza l’ascoltatore con un piacevole dialogo tra chitarra e violino. “Au coeur de l’aube” è il settimo album dei Genticorum, e segue di cinque anni il precedente “Avant l’orage”, a sua volta registrato ben sette anni dopo l’ultima produzione in studio (nel 2013 è uscito un live). Il maggiore distanziamento temporale tra gli album del gruppo rispetto alle loro prime prove è stato però compensato da una fitta sequenza di esibizioni e partecipazioni a festival in tutti e cinque i continenti. Ciò ha loro permesso di affinare uno stile e un suono molto efficaci e coinvolgenti per il pubblico, che si ritrovano praticamente intatti anche nella dimensione album, dove peraltro è ancor più evidente la loro capacità di generare un suono molto ricco, e pieno, pur con un organico essenziale come è quello a trio. I Genticorum sono: Yann Falquet alla chitarra, scacciapensieri e voce; Pascal Gemme al violino, mandolino, piedi e voce e Nicholas Williams (entrato nel gruppo nel 2015) al flauto, fisarmonica e voce. www.genticorum.com


Marco G. La Viola

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