Agadez, Tara Studio, Campagnano (Rm), 27 ottobre 2023

Regista, attrice e sceneggiatrice ma anche cantautrice, Giada Colagrande è un artista poliedrica e in continuo movimento in grado di attraversare ambiti artistici differenti, animata da una costante tensione verso la ricerca e l’esplorazione di nuove vie espressive. Nel corso del suo percorso artistico ha spaziato dalla videoarte ai documentari per approdare al cinema dirigendo alcuni cortometraggi e quattro film, tra cui il più recente “Padre” con Franco Battiato, Willem Dafoe e Marina Abramović. Al 2018 risale il suo debutto musicale con l’album “The Magic Door” realizzato in trio con Vincenzo Zitello e Arthuan Rebis e dedicato alla Porta Magica di Roma, fatta costruire tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Savelli Palombara, marchese di Pietraforte, per sua residenza situata sul colle Esquilino, l’attuale Piazza Vittorio, 
su cui sono scolpiti numerosi simboli ermetici ed iscrizioni alchemiche. A distanza di cinque anni, Giada Colagrande ha dato vita ad una nuova incarnazione musicale con il progetto Agadez che, nel nome, rimanda alla simbologia Tuareg ed affonda le radici nei suoi studi sull’esoterismo e le tradizioni iniziatiche e sciamaniche d’Oriente ed Occidente. Rispetto alla sua opera prima “The Magic Door”, questo nuovo progetto artistico la vede estendere il raggio delle proprie ricerche dal punto di vista musicale con un suono dal respiro più ampio in cui l’elettronica incontra la musica celtiche e le sonorità del Mediterraneo e del Nord Africa, come dimostra il singolo “Tanit” con la partecipazione di Angélique Kidjo e Loire Cotler, uscito lo scorso 16 ottobre e che anticipa la pubblicazione del concept album “Queendoms”, la cui uscita è prevista per febbraio 2024. Il disco, presentato in anteprima, nel corso di un concerto privato tenuto il 27 ottobre presso il Tara Studio di Campagnano (Rm), è stato pensato come un viaggio nel tempo, seguendo il filo rosso dei culti arcaici legati al femminino sacro da quello primordiale legato alla Dea Madre passando attraverso le sue varie incarnazioni in seno alle civiltà occidentali e orientali. Accompagnata da Vincenzo Zitello (arpa celtica, flauti e lama sonora), Giovanna Barbati (violoncello), Massimiliano Cocciolo (elettronica), Ottavio Saviano (percussioni), Lucrezia Lannilli (bodhran) e Julie Kogler e Camilla Conti (voci), Giada Colagrande ha portato in scena la sua Agadez, dando vita ad un intenso set, nel corso del quale ha proposto per la prima volta dal vivo cinque brani da “Queendoms” guidando il pubblico 
attento e partecipe alla scoperta degli antichi misteri legati al divino femminino, quella sacra essenza che ci ricongiunge alla nostra dimensione primigenia. Previsto inizialmente all’aperto, intorno al fuoco e sotto gli auspici della luna piena, il concerto si è tenuto all’interno di una splendida sala dove, sin dalle prime note, si è create subito un atmosfera densa di suggestione e fascino. Ad aprire la serata è stata l’evocativa “Tanit”, dedicata all’antica dea berbera del Sahara, la Madre del Deserto, che si dipana in un crescendo di grande intensità con il violoncello che disegna nelle battute iniziali una melodia rarefatta su cui si innesta il ritmo del tamburo e i flauti per poi avvolgere la voce di Agadez e l’invocazione alla divinità della voce di Camilla Conti che si interseca con quella campionata di Angélique Kidjo e La successiva “Dana” è giocata sul dialogo tra l’arpa di Zitello e il violoncello della Barbati, sostenuto dalle percussioni e dall’elettronica
ad incorniciare la voce di Agadez che rievoca le leggende legate alla dea madre dei Celti che si manifestava in forma di acqua, di nebbia o di nube. La forza femminile indomabile della dea uccello cantata in “Lilith” ci svela il lato oscuro di ognuno di noi che conduce verso la luce, evocato con grande efficacia da una articolata architettura musicale costruita sulla trama melodica intessuta dall’arpa di Zitello e dal violoncello della Barbati su cui si muove il canto del soprano Julie Kogler e le originali armonizzazioni vocali. Dalla mitologia greco-romana arriva poi il ritratto di “Ecate” la dea della morte, la dea Triplice, un brano dark folk in cui l’elettronica fa da sfondo agli incastri melodici tra violoncello, lama sonora e percussioni con la voce di Agadez che esalta il profondo lirismo del testo. In chiusura, arriva, poi, “Vacuna”, brano dedicato alla dea della mitologia sabina a cui venivano consacrati il riposo e la contemplazione e legata alla valle di Baccano dove sorge il Tara Studio e che ci svela il lato forse più mistico di quello che sarà il disco con l’elettronica di Cocciolo ad impreziosire l’interplay tra le voci melodiche di arpa e violoncello. Per l’acclamato bis finale di rito, è stato riproposto il singolo “Tanit” in una versione forse ancora più a fuoco di quella che aveva aperto il concerto e che lascia intuire che ci troveremo di fronte ad un album di grande spessore, un lavoro in grado di misurarsi ad armi pari con la scena world internazionale. 


Salvatore Esposito

Foto di Andrea Samonà
Video di Giulio Donato

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