Premio Bianca d’Aponte, Teatro Cimarosa, Aversa, 27-28 ottobre 2023

Quando Lucio Dalla cantava “Telefonami tra vent’anni”, con il consueto sguardo aperto verso il futuro, non poteva, come tutti noi, immaginare che il primo decennio del 2000 si sarebbe aperto con dolore e sangue e violenza e guerra. Il secondo ha esordito con un virus che ci ha messo di fronte all’inutilità delle nostre ridicole urgenze personali ed è proseguito con un conflitto dopo l’altro. Da tanto tempo sono alcune associazioni benemerite a ricordarci che i focolai di guerra sono diffusi in ogni angolo del mondo; ce lo ricorda per esempio Emergency, a cui era particolarmente legata Bianca d’Aponte, giovane cantautrice dalla scrittura intelligente e sorprendente, dalla punta di penna felice, scomparsa troppo presto: certi lutti privati sono iniqui, quello di Bianca – lo abbiamo raccontato tante volte – lo è in modo particolare, perché la sua scomparsa è un’anomalia dell’universo. Per fortuna l’essere umano, così fallato e fallace, è però anche in grado di creare e costruire. Gli artisti in particolare sono baciati dagli Dei e le loro opere restano. A dare una mano a questa opera ci pensa l’Associazione a Bianca dedicata, creata dai suoi genitori e da amici come Gennaro Gatto – anche questo è stato detto e ripetuto ma si rinnova ogni anno come un miracolo minore – che hanno messo in piedi questo gioiello di Premio per giovani cantautrici in cui si incontrano passioni, idee e spirito di condivisione. Tutto molto diverso da chi immagina questi eventi come carrozzoni di gente che sciama per l’Italia in cerca di convivio e chiacchiere
da bar. L’idea è d’altro genere: l’incontro è proprio il contrario del vento di guerra, dell’isolamento in casa e anche dello stravolgimento climatico. Sì, perché il clima – anche questo è un miracolo minore – è sempre lo stesso di anno in anno, anche laddove cambiano le facce, il colore dei capelli (quando restano), le rughe, la stanchezza, gli affaticamenti delle voci. In questa edizione – la diciannovesima – si sono vissuti dei momenti di musica, al Teatro Cimarosa di Aversa, particolarmente emozionanti. Non possiamo raccontarli tutti e nemmeno vogliamo farlo: l’eccesso appiattisce e rende tutto uguale. Di uguale non c’è stato invece proprio nulla e la più piccola stonatura, l’eventuale papera dei presentatori, l’imperfezione sottile dei fonici, le voci all’improvviso roche, hanno reso vero quello che si andava a vivere. Un po’ come andare a vedere un concerto per orchestra sinfonica. La differenza tra l’essere presenti e sentirlo da disco è tutta nel calore dell’imperfezione, negli strumenti che si accordano in attesa del primo violino, nel rumore della pedana su cui sale il Direttore, nell’ultimo colpo di tosse in platea, e se non fossimo contrari profondamente alle pellicce, potremmo dire che la differenza è anche nel vago fruscìo di quella distesa di animali morti poggiati sulle poltrone dalle signore anziane della borghesia, coi capelli turchesi, in una domenica di gennaio. Ecco, al Cimarosa, in quel fine settimana di
ottobre, quando in Italia si restituisce l’ora di legge, succede un po’ la stessa cosa, tra il libretto rosso di scena, le prime file occupate dalle giurie, alla sinistra del palco quella dei giornalisti, alla destra quella degli addetti ai lavori – per una tacita scelta mai veramente chiarita – le luci che si abbassano, le voci acute dei bambini che non mancano mai, zittite dagli ssssh delle madri, Gaetano d’Aponte e la piccola cagnetta Lulu in un angolo, al buio… il trambusto degli ultimi arrivati… tutto questo vale quasi come le canzoni, il dibattito sulle voci, gli ospiti di prestigio… Ma qua dobbiamo parlare di canzoni e di arte e adesso lo faremo. Partendo dagli ospiti, che ci hanno regalato momenti intensi e i complimenti per le scelte del direttore artistico Ferruccio Spinetti – che da qualche anno ha preso il posto del mai compianto abbastanza Fausto Mesolella (toccante l’omaggio a lui dedicato in apertura da Mariella Nava, che ha riletto “Se veramente Dio esisti”) - vanno fatti particolarmente quest’anno, soprattutto per l’equilibrio: senza strafare in quantità, stavolta si è davvero immaginato di strafare in qualità, grazie anche agli incontri sul palco inaspettati, ma chiaramente pensati con particolare intelligenza artistica. Senza voler far torto a nessuno, non potendo raccontare ogni passaggio, ci vogliamo soffermare in particolare su alcuni momenti di poesia. 

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