Roberta Roman – La Petite Naples [vol. 2]. Opération Sultan (Entourage Contempo, 2023)

Costeggiava un lato del Vieux Port di Marsiglia, il quartiere di Saint-Jean, culla storica della città mediterranea. Nei primi decenni del Novecento dei numerosi abitanti, metà era di origine napoletana o campana, a tal punto da essere stato soprannominato la “Piccola Napoli”. Un quartiere popolare cosmopolita, di traffici leciti e illegali, costituito da un’umanità varia, immigrati economici italiani arrivati in gran numero nel secondo Ottocento altri fuggiti dal regime di Mussolini, e ancora ebrei, corsi e altre comunità migranti. Il 24 gennaio 1943 i soldati nazisti e i gendarmi del governo collaborazionista di Pétain e Laval, su ordine diretto di Hitler, lanciano l’Operazione Sultano, con la quale almeno 20.000 persone, in maggioranza immigrati di origine italiana, furono arrestate e deportate nel campo di concentramento di Fréjus. L’intento ideologico identitario e di “risanamento” securitario non era solo quello di sradicare il malaffare, ma di colpire l’ambiente multiculturale, le attività politiche resistenziali di un quartiere che era stato definito “osceno” e “impuro”, dove si raccoglievano “criminali di razza straniera”, “la feccia del Mediterraneo”, secondo il governo di Vichy. Dopo una settimana, su ordine di René Bousquet, segretario di stato e capo della polizia, i 1.500 edifici di San-Jean, dopo essere stati saccheggiati, furono fatti saltare in aria con la dinamite. Solo nel 2019 questa nefasta pagina della storia della Francia è stata riconosciuta crimine contro l’umanità ed è stata finalmente aperta un’indagine preliminare dalla procura di Parigi. Un documentario dello scrittore marsigliese di origine napoletana Michel Ficetola: “Marsiglia – La piccola Napoli – Operazione Sultan” (produzione Massaliotte Culture ‘30) racconta queste tragiche vicende alle quali si è ispirata per il suo secondo capitolo “napoletano” Roberta Roman, chitarrista di formazione classica ma aperta alle musiche del mondo, di origine milanese
ma di lunga residenza parigina. Con nel curriculum tante collaborazioni di prestigio. Se la sua passione per il tango l’ha condotta a pubblicare nel 2020 “T4No Tango Napoletano. Vol. 1”, indagando la relazione tra tango e musica napoletana, ora ha inteso mettere al centro proprio la vicenda della “Piccola Napoli” della città focese. L’album è stato pubblicato nel febbraio 2023 in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’assalto al Porto Vecchio e della distruzione del quartiere Saint-Jean e non poteva che trovare sede più appropriata per la prima dell’Auditorium del MUCEM di Marsiglia. Abbiamo raggiunto Roberta Roman per sapere di più del suo progetto musicale, culturale e politico.

Qual è la sua formazione musicale?
Mi sono diplomata in chitarra classica al Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano. Ho proseguito in seguito la mia formazione a Parigi con i maestri Betho Davezac e Alberto Ponce. Infine ho conseguito una laurea di secondo livello al Conservatorio di Venezia che mi ha permesso di approfondire non solo la tecnica ed il repertorio strumentale ma anche le mie conoscenze in scrittura musicale.

E il percorso artistico?
Il mio percorso artistico è ricco di incontri che mi hanno fatto evolvere e hanno influenzato i miei gusti musicali. All’epoca dei miei studi a Conservatorio di Milano ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare numerosissimi compositori con cui ho collaborato durante diversi anni. Proprio questo mio interesse verso la musica contemporanea mi ha spinto a trasferirmi a Parigi negli anni ‘90. A Parigi, ho inevitabilmente riscoperto il tango argentino e la musica di Astor Piazzolla. Da qui la mia volontà di fondare negli anni ‘90 il mio trio bandoneon, chitarra e violoncello con cui ho girato il mondo. Così non solo ho sviluppato le mie conoscenze nella pratica della musica dell’Argentina, ma mi sono avvicinata anche alle nuove forme della musica di oggi come il rap.

Tante collaborazioni: Pink Martini, Galliano, Gotan Project e altri ancora: cosa serba di tutte queste esperienze? Che ulteriore slancio hanno dato?
Il percorso di musicista penso sia fatto di incontri che ti aprono la mente e ti arricchiscono. Condividere la scena con tutti questi grandi artisti di orizzonti musicali diversi, mi ha dato lo stimolo di trovare una mia identità musicale.

Come nasce l’interesse nei confronti della canzone napoletana da parte di una milanese expat in Francia?
C’è da dire che mio marito è napoletano! In tutti questi anni ho potuto rendermi conto dell’incredibile
ricchezza della cultura napoletana attraverso vari soggiorni a Napoli e l’incontro con musicisti della capitale partenopea. La cultura napoletana è il proseguimento della cultura greca ed è a mio avviso alla base di tutte le espressioni artistiche in Italia. 

In ‘Tango Napoletano’ sono privilegiate le relazioni tra canto di Napoli e il tango cancion… Ci racconta il repertorio che ha animato questo incontro?
"T4NO Tango Napoletano" é il primo dei due CD usciti che trattano dell’influenza della cultura napoletana del mondo. Attraverso questo progetto ho voluto sottolineare quanto la componente italiana in particolare napoletana, sia stata fondamentale per l’evoluzione lo sviluppo del tango argentino, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo dal porto di Napoli milioni di immigrati partirono alla ricerca di una nuova vita in Sudamerica portando con sé la tradizione della canzone napoletana, veicolo di storie di emozioni. Ed è proprio in questo modo che la canzonetta napoletana si trasformò in Tango e il tango assorbì la tradizione musicale partenopea. In questo primo disco in collaborazione con il rapper napoletano Lucariello, al mio trio si aggiungono il mandolino, strumento simbolo della tradizione musicale napoletana, il basso elettrico e la percussione. Con questa formula ho voluto fondere passato e presente, tradizione e modernità. Il programma del disco rivisita brani di musicisti napoletani emigrati in Argentina gli autori dei primi tanghi. Tra questi Santo Discepolo (1850-1906), suo figlio Enriques Santos Discepolo (1901-1951), Genaro Esposito (1886-1944), Francisco Lomuto (1893-1950). Il CD comprende anche tre brani originali di Lucariello che sono stati riarrangiati per la nostra formazione da Alberto Vingiano. 

Un trio di donne di diversa provenienza e di formazione: chi sono le compagne?
Il trio è costituito da tre donne, tre personalità, tre culture: italiana, argentina e francese. Al mio fianco: 
Marisa Mercade al bandoneon, arricchisce questo nuovo repertorio col suono ed il fraseggio inimitabile del suo strumento dandogli il colore tipico del tango. Al violoncello Michèle Pierre, musicista eclettica il cui repertorio spazia dal classico, alla word music, all’improvvisazione e alle sue composizioni.

Veniamo al volume 2, ‘Opération Sultan’, pubblicato nel 2023. Toccate una pagina tragica della Francia collaborazionista. Come ha conosciuto questa storia? 
Ero a conoscenza che a Marsiglia esistesse un quartiere chiamato “La Piccola Napoli”. Ho fatto ricerche a proposito e ho scoperto che lo storico Michel Ficetola aveva scritto diversi libri sull’argomento. Sono dunque riuscito a contattare Michel ed è nata spontaneamente una stretta collaborazione per questo nuovo progetto storico-musicale.
 
Come ha preso forma il lavoro?
Questo secondo album rappresenta il secondo capitolo del mio progetto dedicato all’influenza della cultura e della musica napoletana nel mondo.qui ho voluto sottolineare le relazioni tra due città del Mediterraneo: Napoli e Marsiglia. Marsiglia, città scalo del lungo viaggio verso gli Stati Uniti e l’Argentina, diventa per molti napoletani porto di riferimento e per molti una nuova patria. Questo progetto non ha una finalità
solamente artistica musicale, ma anche sociale e ideologica.

Come avete selezionato i brani da interpretare?
Tutti i brani scelti hanno a che vedere con tematiche che accomunano Napoli e Marsiglia, due città molto simili. Ci sono inoltre alcune composizioni originali come “Opération Sultan” e “Lacrime del Mare” scritte per l’occasione dal grande mandolinista francese Vincent Beer-Demander, che insieme ad Alberto Vingiano si è occupato inoltre degli arrangiamenti per questo CD.
 
Con quale approccio siete intervenute negli arrangiamenti delle canzoni ‘classiche’ napoletane?
Gli arrangiamenti appaiono molto diversi l’uno dall’altro. Alcuni sono trattati con una scrittura più tradizionale e filtrati con gli elementi ritmici tipici del tango, come si può ascoltare in “Guapparia” o nella “Fantasia Napoletana”. Altri, come ad esempio “Marechiare “, utilizzano una scrittura più moderna e prevede un’alternanza tra canto e parti rap.

Ci sono gli interventi vocali di artisti napoletani e non: a qualcuno ha anche già accennato, come nascono queste collaborazioni? 
La formazione strumentale resta la stessa di quella del primo disco ma per questo album, ho deciso domandare la partecipazione di alcuni cantanti e amici che che ammiro e la cui voce mi sembrava perfetta per questo progetto. Oltre a Lucariello infatti partecipano al disco il leggendario rapper francese Akhenaton, Petra Magoni con il suo incredibile virtuosismo vocale, il cantante popolare Manu Theron e il cantante napoletano Raiz, Vincenzo Volpe anche lui napoletano, come voce recitante.

Come è stato accolto in Francia un progetto che riapre la questione collaborazionista con cui non sono stati fatti tutti i conti in Francia?
Il CD sta avendo successo ed ho ricevuto numerosi inviti per presentare il progetto alle radio francesi. Per quello che riguarda gli articoli scritti dei giornali, ovviamente, ce ne sono stati ma non pubblicati dai giornali più importanti. Non è facile riconoscere errori che purtroppo tutti hanno fatto in nel periodo storico particolarmente delicato che è quello della seconda guerra mondiale. Però, quello che a me veramente interessa e che sostenuta dai miei amici che hanno partecipato attivamente alla produzione di questo disco ho potuto dare il mio contributo per combattere ogni forma di discriminazione e difendere il rispetto dei diritti umani.

Quale è la dimensione live di questo progetto?
Ovviamente, il progetto discografico si è realizzato con la partecipazione di numerosi artisti.  Questo complica le cose quando si deve fare un concerto dal vivo. Abbiamo per il 2024 alcuni concerti live in Francia, Svizzera e Austria che realizzeremo con Petra Magoni la cui voce può adattarsi a qualsiasi tessitura e stile.


Roberta Roman – La Petite Naples [vol. 2]. Opération Sultan (Entourage Contempo, 2023)
Idee e canzoni, quelle del trio internazionale di residenza parigina: l’italiana Roberta Roman (chitarra), l’argentina Marisa Mercadé (bandonéon) e la francese Michèle Pierre (violoncello), impegnate nella ricerca del filo rosso che lega la diaspora della canzone napoletana allo sviluppo del tango nella cui formalizzazione contribuiscono anche gli apporti culturali degli emigranti, consacrato dall’album “T4NO – Tango Napoletano”. Il secondo capitolo di questa ricerca di connessioni ci conduce a Marsiglia per narrare in note i nessi tra due città mediterranee. La città della Provenza, porto di scalo nel lungo viaggio dei migranti verso le Americhe, diventa per molti napoletani la nuova dimora. Il trio è affiancato da una bella messe di qualificati strumentisti francesi e italiani: Vincent Beer-Demander (mandola e mandolino), Antonella Mazza (basso elettrico), Claude Salmieri (percussioni) e di voci: il rapper e produttore discografico marsigliese Akhenation, il napoletano Lucariello, Petra Magoni, il marsigliese Manu Théron e il napoletano Raiz. Gli arrangiamenti sono curati da Beer-Demander e da Alberto Vingiano, che è il direttore artistico dell’intero album. “Opération Sultan” di Beer-Demander è una tarantella ispirata alla canzone “Napoli en Buenos Aires” il cui canto bilingue francese e napoletano, che butta un ponte storico tra le due città di origine greca, è affidato alla coppia Akhenaton e Lucariello. Deliziosa l’interpretazione da parte di Petra Magoni di “Guaglione” (di Salerno e Fancilli), portata al successo al Festival della Canzone napoletana del 1956: è un fox moderato in cui due genitori si prodigano in consigli al figlio adolescente; liriche non prive di stereotipi napoletani per questo hit transalpino nella versione italo-francese cantata da Dalida con il titolo di “Bambino”. Con “O’ figlio d’o marsigliese” lo scenario diventa quello della prima metà degli anni Settanta del Novecento con la lotta per il controllo del contrabbando delle “bionde” tra clan napoletani e marsigliesi, tema della miniserie televisiva “Il marsigliese”. Qui, è la voce del grande Manu Thèron a rendere vincente l’interpretazione così come nella classica canzone di giacca “Guapparìa” (1914), che segue. Lo strumentale “Ecoutez les mandolines” è un foxtrot composto nel 1937 da Vincent Scotto, figlio di immigrati procidani, melodista assai apprezzato nella “Petite Naples”. Indossa un nuovo vestito nell’interpretazione appoggiata sul trio di chitarra-bandonéon-violoncello dove si giustappongono il classicismo di Raiz e il rappato di Lucariello in un altro insuperabile capolavoro del secondo Ottocento, la digiacomiana “Marechiare”. Ritorna Petra Magoni nel tango “Argentina” (1927, Raimondi/Ferrari), di cui si ricorda un’interpretazione intensa di Gilda Mignonette, una delle poche canzoni che racconta l’emigrazione italiana in Argentina. Il successivo strumentale è “Tango della capinere”, grande successo che allude al disagio sociale e alla prostituzione: divenne un successo nella Parigi della Belle Époque con il titolo de le tango de Fauvettes”. Ispirato alla canzone napoletana ottocentesca “Napolitanata” è “Ojos Negros” (1905) del compositore della guardia vieja del tango Vicente Greco, che prende verve nel canto accorato di Théron, il quale è protagonista anche di quell’altro classico del canto di emigrazione degli anni Venti che è “Lacrime Napulitane”. “Fantasia napoletana” raccoglie in forma strumentale per chitarra “Passione”, motivo dall’architettura musicale molto articolata per i cambi di scale e tempi, considerato ormai uno standard, che confluisce nel brano di Claudio Mattone “’A città ‘e Pulecenella”, divenuto in pochi decenni anch’esso un classico dell’autorappresentazione della città. In chiusura, “Lacrime del Mare”, composta da Beer-Demander, è il simbolo del viaggio dell’emigrante. Qui, il recitato di Vincenzo Volpe si adagia placidamente sul suono del bandonéon, poi il violoncello riprende il tema e infine l’organico completo che esibisce l’apporto decisivo dei plettri evoca l’arrivo a Marsiglia di un migrante pieno di speranza, che riconosce una fisionomia urbana simile alla sua Napoli. Sulla Corniche, affacciata sul Mediterraneo, si trova un monumento dedicato agli stranieri, dove si legge: “La nostra città è la vostra”. Degno di nota questo lavoro di Roberta Roman, destinato a un pubblico trasversale; un album appassionato e ben suonato, di forte valenza culturale e politica.


Ciro De Rosa

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