Kuendelea – Tanabata (Autoprodotto, 2023)

“Tanabata” è il nuovo lavoro discografico dei Kuendelea, gruppo formato da Franco Santarnecchi (pianoforte, sintetizzatori, harmonium indiano, percussioni, campane triangolo, drum Bodhran), Ellie Young (violoncello), Sabina Manetti (voce), Franco Ceccanti (chitarra elettrica, chitarra acustica 12 corde), Leonardo Betti (basso elettrico) e Andrea Zilio (batteria, pianoforte, piano elettrico, sintetizzatore, percussioni, voce, computer e macchina da scrivere) che firma i testi e le musiche delle sette tracce. “The land of the snow capped mountains” è una sorta di intro con un canto di bambini (offerto in occasione della visita del Dalai Lama al villaggio del Tibetan Children’s Villages di Choglamsar) sopra ad un suggestivo tappeto di harmonium e campane che lascia spazio al crescendo delle voci in “Bird ballet”, dove si apprezzano gli incastri prog sottolineati dalle tastiere, dalle percussioni e dal sax. Si cambia atmosfera negli oltre nove minuti di “Corsica” con una prima parte più delicata e la seconda più mossa, con il violoncello, la voce e la chitarra elettrica nel finale, ancora più sognante la successiva “@cuore (a Meri)”, sviluppata su melodie orientali, dove il pianoforte è protagonista, cullato dal violoncello e dalla chitarra acustica. In “Tasti neri” troviamo interessanti sperimentazioni con ondate free-jazz tra synth, chitarra elettrica e vocalizzi; invece “Tanabata” ha sonorità suggestive e cinematografiche, che ricordano le melodie di Ryuichi Sakamoto e Joe Hisaishi. La conclusiva “Monteriggioni” è un'esplosione di colori tra momenti più acidi, altri più soffusi e virtuosismi pianistici. Ci troviamo davanti ad un album interessante e affascinante. Quello che colpisce è la varietà di generi che si sfiorano, fino ad inglobarsi, creando intarsi di un magico mosaico sonoro. In Giappone “Tanabata” è la festa delle stelle e come l'anello dell’olio su tela raffigurato in copertina, i Kuendelea già brillano di luce propria. 


Marco Sonaglia

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