Ilaria Pilar Patassini – Terra senza terra (Parco della Musica Records, 2023)

A quattro anni da “Luna in Ariete”, Ilaria Pilar Patassini torna con un nuovo lavoro intitolato “Terra senza terra”. Undici tracce scritte dalla sola Pilar per quello che riguarda i testi, le musiche invece in collaborazione con Federico Ferrandina che ha curato la produzione artistica, arrangiato e diretto. Apre il disco “Antefatto in do minore”, breve intreccio vocale dal sapore popolare che ci porta alla bellissima e intensa “Al mare che passa” (Tutto si muove, non si stanca non si doma, non si dice nel fondo più fondo, ogni piccola vita già vive forte, dentro conchiglie vuote ho conosciuto città intere disabitate e serene), accarezzata dalla chitarra classica e dagli archi. “Chance” (Fuori scende la neve, pronta a farci cadere, a precipitarci dentro un sogno bianco d’inverno, era già chiaro, si, ma ritrovarci così come cortesi animali, sopresi e affamati) ha sonorità sinfoniche , “Le infinite voci del mondo” (Stando ferma mi sposto, perchè arrivano tutti qui, i voli senza ritorno, le infinite voci del mondo e la vita che soffia il suo fiato sul collo) ha un arpeggio di chitarra elettrica, batteria, archi e un’atmosfera emozionante, specialmente nel canto .”In tempo di pace” (In tempo di pace, nella parte più in pace del mondo, la gente andava cercando ovunque del pane migliore di quello fatto col grano) si muove tra tango e bossa nova, lasciando spazio ai virtuosismi pianistici. Segue “Del dire addio” (Eri brachicardico, sfacciato a volte è l'umorismo, cuore d'atleta avevi in petto, stakanovista di passioni a mangiarti a morsi i battiti, a mangiarti a morsi i fusi orari e tutti i giorni concessi"), motivo dal raffinato tappeto di archi e pianoforte. “Niagara” (Funambola su un filo che si spezza e perdo l’equilibrio, la memoria e anche me) ha un sapore di jazz retrò, “Di mandorlo in fiore” (Sotto un quadro d’acqua sfioriscono i rami nel vaso, l’angolo orientale entra in Carnevale a gamba tesa e nasconde dietro la schiena stelle filanti, anarchiche comete) sembra un madrigale tratteggiato dalla chitarra classica e dagli archi. “Il passo indietro dell’amore” (Il tuo è il passo trascinato sul pontile dell'albatro di Baudelaire che sta con l’uragano e con i megahertz, la tua è un’immersione impermeabile, una resa o invece una battaglia strenua contro i mulini a vento) si appoggia sull’ostinato e il pizzicato degli archi, per poi esplodere di suono, mentre “Terra senza terra" (Bugiarda inabitata aria, infinito confine di esili volontari, testimone dell’invisibile, ti avevo detto di tacere) è tutta pianistica (con una coda quasi blues). In chiusura, troviamo “La tosse del sabato sera” (Non mi aiutano più le parole a difendere i tempi composti e non tengono chiusa la bocca neanche per masticarsi, sono monadi sole e viaggianti, abitacoli senza un odore, sono ghiaccio trafitto dal sole, arazzi ingialliti appesi sul muro) che si snoda tra arpeggi, fraseggi e ritmiche di chitarra classica. Un lavoro perfetto ed equilibrato. Stupisce la scrittura, che in questa occasione sembra ispirata più che mai. Gli arrangiamenti come sempre raffinati, eleganti, puliti, grazie al grande lavoro di Federico Ferrandina (chitarra classica, elettrica e piano), Andrea Colella (contrabbasso e basso elettrico), Roberto Tarenzi (piano), Alessandro Marzi (batteria) e il quartetto dei solisti lucani (Fabiola Gaudio e Brunella Cucumazzo ai violini, Anna Maria Losignore alla viola, Enrico Hraziani al violoncello). Quanto a Pilar sento il dovere di dire che attualmente è la voce migliore del panorama italiano. Si sente una tecnica solida, una capacità interpretativa, una fusione di generi e una classe fuori dal comune. “Terra senza terra” è un disco profondo che ci parla di quotidianità con una delicatezza poetica, è un diamante lucido, una cascata di bellezza. 


Marco Sonaglia

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