#CONSIGLIATOBLOGFOOLK
dove ogni entità è stata rappresentata dall’illustratrice Clotilde Perrrin, mentre il doppio vinile contiene una traccia extra, “Monsters Introduction”. Accanto ai mostri della trasmissione
orale folklorica, ci sono quelli che animano il cyberspazio contemporaneo. Sono quattordici tracce (per oltre sessanta minuti di musica) di cui dodici canzoni originali, i cui testi sono stati composti dai tre musicisti e sono cantati in cinque lingue diverse: mongolo, bulgaro, francese, tedesco e inglese. Come d’abitudine, il trio si muove con assoluta libertà ma tenuta in perfetto controllo, tra ritmi zoppi bulgari, propulsione rock, post punk e metal, bordoni e armonici, tecnica vocale mongola gutturale e acuta, sequenze liriche e declamate, innesti jazz, furenti solismi strumentali e squarci improvvisativi.
Archetti, plettri, voci e percussioni producono variegate scene sonore con temi incalzanti come l’iniziale galoppata rockeggiante “Scaly Lover”, che ci presenta il drago “bulgaro” Zmei, capace di assumere sembianze umane o la fiammeggiante, abrasiva e invasata ritualità di “Olelia”, richiamo i rituali di purificazione invernale, o ancora “Vampiri Talasami”, dove conosciamo creature spaventose del folklore bulgaro. Timbri oscuri animano “Modern Mangas” e “Arvantavan Tolgoitoi Atgaaljiin Har Mangas”. La beffarda e sardonica “Dirty Days” è un riferimento ai
dodici giorni che vanno da Natale all’Epifania, transizione dal vecchio al nuovo anno, tempo di risveglio di entità maligne, durante il quale è vietato lavorare di notte, fare festa o l’amore. Il brano ha un testo tedesco (nel mondo germanico questo periodo è chiamato Rauhnächte”) cantato, urlato, ululato e recitato ed è seguito dall’iterativo strumentale “Crystal Ghost”. A sorpresa, Guyot diventa la prima voce in questo “Rebetico dello stregone”, di cui ha composto il testo in francese. Gougov firma lo strumentale “Cast out the demon”, tutto giocato sul superlativo solo di gadulka, accompagnata dalle percussioni nel crescendo finale. L’ambientazione si fa nuovamente scura con la vicenda gotica della “Femme Emmuree”, canzone nuovamente interpretata in francese. La dombra, il liuto centroasiatico a manico lungo dotato di due corde, si impossessa della successiva “Old Man's Stories”, un motivo in cui si dispiegano diversi tipi di canto e recitativo. L’incidere lento di “Sweet Mangas” ci porta a conoscere un “mostro” benevolo, mentre nel terzo strumentale, “Danse à Hélène”, Gougov omaggia il piccolo folletto che è sua figlia. Risale la tensione nella conclusiva “Hard Times”, composta da EPI: si tratta di un motivo che mette alla berlina le cricche di politici che saccheggiano le risorse naturali per il proprio interesse.
Entrate nel sabba officiato dai Violons Barbares!
Ciro De Rosa
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Europa