Neculai Florea, Nicolae Amarandei, Valentin Bălaşanu – Moldavia: Peasant tunes from the Old Land of Hârlău (Buda, 2023)

Saşa-Liviu Stoianovici, musicista e 'field recordist' di Timișoara ma residente a Bucharest è conosciuto come membro di Nu & Apa Neagră e Balkan Taksim. In veste di ricercatore sul campo, ha raccolto nei pressi di Hârlău, cittadina della regione nord-orientale romena della Moldavia, al confine tra le contee di Iaşi e Botoşani, i repertori di Neculai Florea (cobza), Nicolae Amarandei (violino) e Valentin Bălaşanu (flauti di legno e flauto armonico). Si tratta di registrazioni fissate tra il 2019 e il 2023: per cogliere il carattere vivido della performance, Stoianovici ha impiegato un microfono a configurazione ortf collocato nella piccola stanza della casa di Florea (classe 1942). È lui il cuore della registrazione, in quanto decano suonatore di cobza, il liuto a manico corto (dal 2008 iscritto nel repertorio nazionale romeno dei patrimoni immateriali), dotato di quattro coppie di corde e accordato per quinte o quarte, suonato con un plettro o con una piuma d’oca. Si presenta come strumento ritmico e armonico per accompagnare canto e danza, ma è diventato anche uno strumento solista nel corso del XX secolo. Con stile molto energico e ritmico, Florea suona una cobza di foggia contadina e non di liuteria. Anch’egli suonatore di cobza, Stoianovici si è dedicato alla ricerca dei cobzari 1; una volta conosciuto Florea, ha frequentato a lungo questo musicista di tradizione orale, cresciuto come cantante di feste comunitarie, suonatore di fisarmonica e ballerino. In realtà, Florea si è rivolto tardivamente al piccolo liuto, che era strumento elettivo di suo padre. Non meno importante nel sound di quest’album è il violinista Amarandei, proveniente da una famiglia di lăutari. Con lui Florea ha iniziato a suonare quando si è reso conto che la coppia strumentale cobza-violino stava cedendo il passo ad altri strumenti e generi. Cosicché ha sentito il dovere di continuare a trasmettere la musica per cobza. Terzo interprete dell’album è il più giovane flautista Bălaşanu (classe 1964), che suona il fluier (flautino di legno dal suono affine al whiste), il flauto traverso e il flauto armonico (tilincă). Ed è proprio il flautino protagonista principale dell’iniziale, vivacissima “ Bătuta de la Flămânzi”. In « Sârba Lui Lascu", è un super violino a guidare il tema. La scaletta conta venticinque tracce e consta essenzialmente di danze tradizionali: hora, sârb e bătuta, ma sono presenti anche canzoni giunte attraverso il canone delle sale da ballo ottocentesche, come nel caso di “Sotișa” di influenza tedesca. Altre intersezioni derivano dalle musiche slave ed ebraiche. Se il grosso del repertorio canoro è stato appreso dalle generazioni precedenti nel corso del tempo, non mancano brani folk degli anni Sessanta del Novecento. Lasciano il segno la fisionomia cangiante di “Mărgineanca” (dal repertorio del Datina Ensemble) e il lirismo di “Doina Ciobanului”. In “Țâca din Deleni solo” e “Fetele din satul meu solo”, Florea si accompagna alla cobza cantando sillabe nonsense. Nel pieno dello spirito del canto di tradizione orale è la drinking song “Vino, mândro, vino”, mentre “Pe săltate, ca la Deleni” è uno dei vertici del disco con il duo cobza-violino che procede speditamente a gonfie vele. In “Sârba Cu Năframă,” Stoianovici imbraccia egli stesso la cobza per consentire a Florea di occuparsi del testo da cantare. L’esaustivo booklet bilingue (inglese e francese) è l’accompagnamento necessario che schiude le porte del mondo di questi magnifici suonatori. 


Ciro De Rosa

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1 Saşa-Liviu Stoianovici, “The Magic of the Romanian Cobza”, Living Heritage, 7-8, 2022, pp. 82-86.

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