Dal 2016 Longarone ospita laboratori estivi coordinati da Albert Hera e Stefano Baroni dedicati alla “musica in cerchio”, con un focus principale su Circle Songs e Drum Circle che progressivamente si è ampliato ad altre forme del far musica collettivamente. L’edizione 2023 si è svolta dal 26 al 30 luglio e ha avuto come sede principale il Padiglione E della Fiera di Longarone che ha anche ospitato tre concerti serali gratuiti per gli oltre cento partecipanti e per il pubblico locale.
Venerdì 28 luglio il canto di Jessica Da Re e la narrazione di Anna Olivier, accompagnate al pianoforte da Mosè Andrich, hanno dato forma a “Parole in una bolla”, memoria della tragedia del Vajont a quasi sessant’anni dal disastro. L’acqua è il filo conduttore di un sentito racconto di teatro civile proprio ai piedi della diga. Jessica Da Re ha dato corpo e risonanza alle profonde emozioni che suscita la rievocazione del 9 ottobre 1963 interpretando un rosario di brani noti intrecciati fra loro con sensibilità: “Preghiera” (Mia Martini), “Acqua” e “È più forte l’amore” (Moro), “Ombra della luce” (Battiato), “Abbi cura di me” (Cristicchi), “Vince chi molla” e “Prima della Tempesta” (Fabi), insieme a due inediti di cantanti e compositrici locali, Silvia e Giorgia Canton, “Pallidi Monti” e “Dove tutto si ferma”. Il finale è cresciuto di intensità anche nei volumi con l’apporto puntuale di tre percussionisti (protagonisti dei laboratori Circleland): Sourakhata Dioubate, Roberto Narain e Stefano Baroni.
La voce di Patrizia Laquidara e la chitarra di Luca Chiari sono state protagoniste sabato 29 luglio con la narrazione autobiografica tratta dal libro “Ti ho vista ieri” in cui Laquidara percorre i suoi primi passi e con loro l’Italia da Nord a Sud, fra Vicenza e Catania.
Versi che tengono insieme lo spirito indipendente di madre e figlia con il boom economico e gli usi antichi dell’Italia degli anni Settanta, un pappagallo irriverente, le parole-ponte con un aldilà di Nino “degli spiriti”, il mercato di Catania dove una bambina può esercitare la propria voce proprio come fanno i venditori locali, la mucca di plastica Carolina, Murano dove si forgia il vetro con il fuoco.
Le sonorità ed i ritmi della chitarra acustica di Luca Chiari sono sempre abili nell’annunciare e nel saper seguire i diversi percorsi melodici di Patrizia Laquidara, i colori affettivi e i cambi di passo che rendono unica ciascuna canzone, intersecando generi e repertori anche distanti fra loro. Ne scaturisce un personale “realismo magico” che fa volentieri appello a ritmi e andamenti dell’America Latina a far dar cornice al cammino autobiografico. Il concerto sa catturare l’attenzione del pubblico fra registro intimo e sorprese sonore e narrative stabilendo una felice tensione fra parti narrate e brani cantati. Poi una svolta: Patrizia Laquidara si informa se fra i presenti ci sia chi voglia contribuire con della body music al brano successivo. Marco Forgione è lì vicino, si fa avanti e ne nasce un concerto nuovo. In punta di piedi suggerisce interventi di voce percussiva talmente accurati e creativi che Laquidara e Chiari accolgono e incoraggiano, con un misto di piacere e stupore per quella terza voce che, più che un intervento improvvisato, appare come un membro del gruppo a tutti gli effetti, capace di infondere punteggiatura e timbri nuovi al suono complessivo. L’intuito di Patrizia Laquidara è già all’opera, nel finale “salta” una parte narrativa e re-introduce appena possibile il serbatoio beatbox (cui Marco Forgione ha ppena dedicato il libro “La voce percussiva”) per un finale centrato sul canto “Sabbinirica” (siate benedetti) che coinvolge facendo cantare e danzare tutto il pubblico presente.
Pubblico che è tato invitato nella Terra del Cerchio e letteralmente stato “accerchiato” domenica 30 luglio dai cantanti di “Salvation”, un concerto che traduce in musica il romanzo scritto a quattro mani da Albert Hera e Michele Degan (con un forte potenziale per divenire un musical): in un futuro distopico, nell’anno 2332 l'umanità si salva grazie al canto. Lo spazio del Padiglione E della Fiera ha visto due cerchi di sedie: uno esterno composto da oltre cinquanta cantanti provenienti dai laboratori tenutisi nei giorni precedenti culminati in una prova generale il pomeriggio del 30 luglio; ed uno interno dove ha preso posto parte del pubblico, posto così al centro di un cerchio di voci e ritmo e di fronte allo spazio centrale che, a sua volta, ospitava canto, danza e movimento, così come altre due aree all’esterno del cerchio. A scandire la narrazioni sono state le belle voci del team di Mettiamoci la voce - Valentina Lale Ferraro e Sandro Ghini, responsabili podcast CircleLand – mentre, nello spazio centrale e in quelli esterni si sono alternati a dar corpo alla narrazione e alla sua trama armonico-melodica i facilitatori dei laboratori Circleland: Albert Hera, Stefano Baroni, Nikki Franklin, Jane Bentley, Sourakhata Dioubate, Vasundhara Das, Marco Forgione, la squadra de Ritmo con segni - Giulia J. Beretta, Michele Braguti, Samuele Rosetti – e Francesco Boldrer per le parti di danza. A introdurre il tutto è stata Francesca della Monica (autrice del recente “A voce spiegata”) che ha creato le basi per un intenso ascolto collettivo scandendo con le sue mani lo scorrere di 4:33 di John Cage.
Lo spettacolo, più che raccontato, va vissuto: fa spazio ad una composizione musicale improvvisata che invita spettatori e artisti ad essere insieme i protagonisti del suo sviluppo.
Per un ascolto immersivo, tutti e tre gli spettacoli hanno fatto uso delle cuffie wi-fi.
Alessio Surian
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