E’ una piccola gioia ascoltare l’album improntato a uno spirito tenero e giocoso “Mùsiques per emportar-se a illes desertes” del duo catalano “Clavellina d’aire”, il cui nome prende spunto dal nome di una pianta tropicale del genere Tillandsia dal comportamento particolare in quanto vive sospesa, senza radici, assorbendo nutrimento dall’umidità presente nell’aria.
Il duo è composto da Cati Plana e Jordimaria Macaya. La prima è nata a Figueres nel 1976 e ha iniziato gli studi musicali con il pianoforte. A dieci anni è entrata in contatto con l’organetto diatonico con Artur Blasco, Francesc Marimon ed i vecchi fisarmonicisti dei Pirenei riuniti nelle trobades d'Arsèguel e ha continuato la sua formazione strumentale con - tra gli altri- Mario Salvi. Oggi suona e insegna organetto in diverse scuole e istituzioni, tra cui la Escola Folk del Pirineu. Jordimaria Macaya, nato a Barcellona nel 1958, suona e insegna viola e violino anche lui nella Escola Folk del Pirineu e nell’album, oltre a suonare questi strumenti canta in alcuni brani. L’idea alla base del lavoro di Clavellina d’Aire è quella di reinterpretare secondo la sensibilità musicale dei due, brani della musica popolare catalana e non e, al tempo stesso, creare musica riferendosi agli stilemi della tradizione dei Pirenei.
“Mùsiques per emportar-se a illes desertes” propone un ricco programma svolgendosi in 18 brani per quasi un’ora di piacevolissima musica che si snoda tra i titoli “Pròleg”, “La tosca”, “L'hermosa Antònia” ispirata a una canzone popolare catalana, in cui Jordimaria, oltre a suonare il violino, canta con voce gradevole e profonda. A seguire “Bolero de l'Alcúdia” dolce melodia popolare, “Bartolillo”, “Petite tonkinoise”, ammaliante canzone francese resa celeberrima nell’interpretazione di Josephine Baker, “Mamarxa d'adautoritats” brano concluso dal violino pizzicato, “Mandeuli” bel brano strumentale in cui iI violino conduce. Le tracce “Baixant el Montgròs” dalla melodia inquieta e dissonante, “El radi de Schwarzschild”, il cui titolo è ispirato al lavoro sui buchi neri dell’astronomo tedesco Schwarzschild, “Pànic a la suite”, “Vals i rèquiem per a un peix” espressivo, melodico e ritmato, “El sultà” costituiscono secondo chi scrive il cuore pulsante dell’album. Si va verso la conclusione con “Ses veus”, la sofferta canzone popolare catalana “La nina encantada”, “Hala, vola vola mocador” questo anche vocale, “El torb”. “Ací, astí i allí” chiude l’album con accenti vagamente jazzati e un’atmosfera agrodolce.
Raffinato, aereo come la pianta da cui la formazione prende il nome, gradevole, “Mùsiques per emportar-se a illes desertes” si esprime con arrangiamenti equilibrati e toccanti che si ispirano alle tradizioni musicali catalana e francese ricreando un’atmosfera “vecchiotta” e dolce attraversata da un filo conduttore di malinconia.
Carla Visca
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