As Madalenas – As Madalenas (Jando Music/Via Veneto Jazz, 2023)

Nella costruzione culturale occidentale, la musica brasiliana sembra destinata a mitigare le torride stagioni estive. Lontano da stereotipi sempre in agguato mediaticamente e nel discorso pubblico, questo ritorno del duo italo-brasiliano, la ternana Cristina Renzetti (voce) e Tati Valle (voce e pandeiro), di Londrina, in Italia dal 2006, ha le carte in regola per accompagnarci in ascolti che sfidano il passare dei mesi. In cabina di regia, alla calibrata produzione artistica, c’è Ferruccio Spinetti, che suona anche contrabbasso e basso elettrico; a completamento c’è il notevole duo che accompagna le due vocalist e autrici: Roberto Taufic (chitarra e viola caipira) e Bruno Marcozzi (batteria e percussioni). Accolti con gioia tre ospiti, a partire dal più carioca di tutti i musicisti italiani, Gabriele Mirabassi al clarinetto (con Renzetti e Taufic forma il trio Correnteza), per continuare con Giancarlo Bianchetti alla chitarra elettrica e Giovanni Ceccarelli alla tromba. Del loro terzo disco, che arriva al compimento dei dieci anni dall’inizio del loro sodalizio e che legittima la volontà di privilegiare la propria scrittura, la propria prospettiva nel raccontare storie, Cri e Tati dicono: “È nato e cresciuto a quattro mani, un lavoro fatto di incontri, di compenetrazione nell’essenziale, di emozioni vissute in prima persona negli ultimi anni, piccoli racconti intimi in forma di canzone. La materia prima in questione è la musica stessa, è ciò di cui non si può fare a meno, nella sua semplicità, le emozioni non pensate e non elaborate, i sentimenti fondamentali che nutrono come materia prima l’essere umano”. Essenzialità, compenetrazione ed emozioni, ma anche un’intima sottigliezza: sono le parole chiave chiamate in causa dalle raffinate vocalist che, in questo album che porta il loro nome, hanno scritto la maggior parte del repertorio, pur abbracciando, come in passato, una varietà di riletture personali di materiali altrui. I loro timbri vocali sono complementari e si completano, sia quando intrecciano le linee melodiche che quando cantano all’unisono. Come detto, si presentano soprattutto in qualità di autrici, firmando individualmente o in coppia la quasi totalità dei tredici brani. Trionfano le armonizzazioni vocali del duo, supportato dai musicisti ben attenti a non prevaricare la forza del canto e lavorando per sottrazione. Le coordinate musicali ci conducono dalle parti della samba-canção, della bossa e della canzone d’autore con sfumature pop e jazz sia nei temi composti individualmente o in coppia dalle due artiste. Spicca la dolcezza dell’iniziale “Todas as Coisas”, una canzone sulla relazione tra una figlia e una madre, fatta di gesti semplici, di sguardi, di cura per tutte le cose e dell’adoperarsi per accompagnarne la crescita e i cambiamenti. “Árvore de familia” è la celebrazione dell’incontro, dello scambio che va a ritmo di forrò, mentre l’altrettanto movimentata “Rosa Laranja”, che si libra su un’architettura di samba, ricordando sapori e colori carioca, è uno dei due brani in cui svolazza supremo il clarinetto di Mirabassi, che ritroviamo nella successiva “Mai”, adattamento italiano di “Nunca” di Lupicinio Rodriguez, in cui Tati e Cristina, in veste di soliste, si scambiano la lingua italiana e portoghese. La coppia non tradisce le attese quando riprende magnificamente la splendida “Baião de Lacan” di Guinga e Aldir Blanc, arricchita dal timbro della viola caipira: le As Madalenas non rinunciano mai a una canzone del chitarrista di Madureira. Dal cantautorato italiano che conta, provengono la sfavillante versione portoghese di “Coccodrilli” (Samuele Bersani) e della bossanoviana “Pigro” (Pino Daniele), ricca di sfumature e di una lettura molto personale da parte delle due artiste. Tra le altre canzoni uscite dalla penna del duo, la gustosissima “Materia Prima” (il singolo dell’album) e la conclusiva “Vecchio amore”, entrambe cantate in italiano, hanno due differenti vesti sonore. La prima si concentra su quel bene essenziale e non materiale dell’universo umano che è l’amore verso sé stessi, che porta a sentirci in armonia con il mondo. Si diffonde una melodia leggera dall’andamento di bossa per raccontare una ricerca interiore di serenità. Si inscrive nella tradizione cantautorale la seconda, in cui si cerca una certezza, una luce di sicurezza nel vecchio amore. Invece, “Fogo Gelo”, dall’ossimorico titolo, racconta due stati d’animo opposti e contraddittori. L’intensa lirica, scritta dalla giovane autrice Iria Maccioni già allieva di Renzetti, fa trapelare una marcata propensione in levare: è un salutare e morbido incedere. Ancora, c’è la cangiante “Noite de lua”, dove albergano i moti dell’anima che si affacciano in una notte sull’Oceano, espressi prima dalle due voci in punta di piedi, poi dall’esplosione festiva del ringraziamento al mare per la gioia del contatto con le forze naturali. Il contrabbasso di Spinetti conferisce pienezza a “Parto”, cofirmata con Valle: è la storia di due persone che si separano, si allontanano su strade diverse e che poi il destino fa ritrovare. La cantante del Paranà, oltre al brano d’apertura, porta con sé l’intensa “Vem Pra Roda”, che richiama il “cerchio”, della danza-lotta capoeira, metafora della danza della vita. Un disco compiuto, appassionato e maturo con naturalezza, portatore di poesia e vita, che sprigiona straordinaria eleganza.  


Ciro De Rosa

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