Artisti Vari – The Oldest Voice in the World (Azerbaijan). Thank you for bringing me back to the sky (Six Degrees Records, 2023)

Fra i viaggi mirati ad incontrare pratiche musicali mai documentate, Ian Brennan e Marilena Umuhoza Delli hanno pensato anche alla voce più vecchia, “The Oldest Voice in the World”, e si sono diretti a fine 2021 verso alcuni villaggi talisci fra le montagne meridionali dell'Azerbaigian. I talisci vivono fra Iran e Azerbaigian, tra il Caucaso meridionale e la costa sud-occidentale del Mar Caspio, nelle regioni settentrionali delle province iraniane di Gilan e Ardabil e nel sud dell'Azerbaigian, nella regione storicamente nota come Talish-i Gushtasbi, dove viene parlata la lingua taliscia, una delle lingue iraniche nordoccidentali. Si dice che qui abbia vissuto l'uomo più anziano del mondo, morto all'età di 168 anni. Purtroppo, nei mesi precedenti, gli effetti del Covid-19 avevano colpito questi villaggi e la maggior parte degli ultracentenari erano purtroppo morti, compresa la donna più anziana del Paese. Non è la prima volta che l’attenzione di Brennan e Delli si rivolge a cantanti di una certa età, come era già avvenuto per Ustad Saami e Yanna Momina, quest’ultima recentemente scomparsa. Per Brennan si tratta di ascoltare la tessitura delle voci che invecchiano come opportunità per aprire il nostro spettro sonoro che le attuali produzioni musicali dominanti tendono, piuttosto, a omogenizzare e standardizzare. Le ventisette registrazioni incluse nell’album non coinvolgono solo persone riconosciute come cantanti, ma anche uomini e donne che vengono da altri mestieri, per esempio da pastori abituati a cantare al proprio gregge. Proprio un pastore ha voluto baciare la mano di Brennan per mostrargli gratitudine, esclamando la frase che ha dato il titolo all'album: “Thank you for bringing me back to the sky” (Grazie per avermi riportato in cielo). Poco prima, sopraffatto dall’emozione, tremante, aveva lasciato la stanza dopo aver cantato una canzone che era solita cantare sua madre. Ricorda Brennan: “La trama del loro canto sembra restituire voci dotate di casse di distorsione modificate dal tempo. Durante le registrazioni, più di una volta ho tolto le cuffie pensando che avessero un malfunzionamento, per poi rendermi conto che quello che stavo sentendo era il tono puro di chi cantava. Questo progetto è stato un raro caso di registrazioni musicali in cui la maggior parte delle persone non ha superato la fase di selezione perché troppo giovani: un semplice novantenne o ottantaseienne non sembravano abbastanza efficaci”. Ancora una volta, anche il contesto locale entra ed è benvenuto nelle registrazioni: lo sciabordio che accompagna ritmicamente la voce maschile che intona “Lullaby”, il macinino della farina, lo scricchiolio di una porta, i passi, un deambulatore, il crepitio di un fuoco nel secondo canto che piange la prematura dipartita della madre. Proprio il tema della madre ricorre spesso nei titoli delle canzoni e collega, come un filo rosso, tutti questi incontri, rimandando ad un semplice segreto della vita: “Sono stato amato”. Altrove, come nel terzo brano, il canto a cappella, evoca la voce della madre che mette in guardia contro i pericoli, reso più emozionante dagli interventi con eco e delay in fase di produzione. Gli ultimi cinque brani sono presentati come bonus tracks: abbinano alle voci dall’Azerbaigian arrangiamenti suggestivi e diversi fra loro realizzati con altri artisti con cui Brennan ha lavorato e lavora: Yuka Honda, il Kronos Quartet, Tinariwen, The Good Ones e i Malawi Mouse Boys. Semple download


Alessio Surian

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