La Mal Coiffée – Roge Caparrut (Sirventés, 2022)

“Roge Caparrut”, si potrebbe tradurre dall’occitano come “Rosso testardo”. Dieci tracce, per circa 40 minuti di musica, dieci canzoni in lingua occitana. Una lingua che veicola pensiero già dalle antiche origini la cui tradizione originaria è la parola poetica. Non si tratta di un disco di musica tradizionale ma un lavoro che fa uso creativo di questa lingua in funzione politico-sociale. Settimo disco delle La Mal Coiffée, che quest'anno festeggiano vent'anni di attività, storico gruppo del Minervois, nella regione amministrativa storica Languedoc oggi parte della nuova regione Occitania. Uscito nel dicembre 2022 e seconda opera di una trilogia, il disco succede a “Roge” del 2021. Trilogia che ruota attorno al colore rosso da cui deriva una dimensione simbolica e, appunto, politica. Un colore che declina intensa emotività, amore, gioia ma anche indignazione, rabbia, protesta. Testi che idealmente si legano a un continuum storico con i temi del cantare poetico originario della cultura occitana, il cantare l'amore nelle sue infinite forme. Registrato a Narbonne, nello studio Les 4 vents da Guilhem Verger, a sua volta musicista, e mixato da Nicolas Baillard nel suo studio mobile La fraise électrique, il disco è una produzione della coopertiva artistica Sirventés, specializzata nella creazione, produzione e diffusione di espressioni artistiche in occitano e distribuito dall'etichetta indipendente L’Autre Distribution. “Roge Caparrut” è stato interamente scritto, composto e arrangiato da Laurent Cavalié, polistrumentista, cantore, poeta e attivista della lingua e cultura occitana, che segue la direzione artistica del gruppo e del quale si risente la presenza stilistica. Cifra delle quattro componenti del gruppo, Myriam Boisserie, Laetitia Dutech, Marie Coumes e Karine Berny, sono le voci femminili e le percussioni. Un flusso continuo di ritmi variegati, polivocalità e polifonie in una sonorità nitida, precisa e profonda. Se l'ispirazione guarda a dimensioni di espressioni tradizionali e all'utilizzo di una minoranza linguistica storica il lavoro è personale, in uno stile che contraddistingue il quartetto. La Mal Coiffée, per modalità espressiva e uso della voce si allontanano dalla polifonia di tradizione orale conducendo un canto che si muove negli arrangiamenti di Laurent Cavalié con disinvoltura e con un'emissione della voce controllata in un amalgama tra voci e ritmi che contribuisce a delineare una forma e a rimarcare un canto critico sulla propria contemporaneità. Nella polifonia poco uso delle terze mentre il suono si colora frequentemente con quarte e quinte appoggiate a un bordone di fondo, così come l'utilizzo dell'unisono, a sottolineare e a supporto dell'andamento dei testi. Gli strumenti musicali, tutti percussivi o a sfregamento, provengono sia dalla tradizione mediterranea, come tamburelli vari, il bendir, l'adufe, tamburi a frizione, sia da invenzioni originali come monocordi a pizzico e ad arco percussivo, opere dell'artista Marc Oriol. Non manca l’uso del battito delle mani, ulteriore strumento percussivo. Una sonorità essenziale che nell'immediato richiama panorami mediterranei e nelle intenzioni comunicative l'opera attraverso i testi si muove dal micro al macro, dal locale al globale. Le dichiarazioni di intenti sono esplicitate dalle stesse musiciste: “Siamo parte dell'attuale slancio globale di mettere in discussione tutti i poteri per far sentire di nuovo la voce trasmessa dalla lingua e dalla cultura occitana, che sono minoritarie come molte altre lingue e culture del pianeta. Oscillando tra noi e il mondo, creiamo un dialogo tra storie singolari e storia collettiva”. L'albun si apre con “An culhit lo silenci” (Hanno raccolto il silenzio), un canto contro le guerre e contro il colonialismo, tema ricorrente nella produzione del gruppo, in cui la pulizia delle voci quasi contrasta con il testo duro di denuncia ma che trova nella ripetizione “Possa la nostra canzone rompere il silenzio...”, dare cioè voce alle vittime dei conflitti e delle violenze, una sorta di risoluzione. Nella seconda traccia, “La vièlha paur”, il testo fa riferimento alla rivolta dei produttori di vino del 1907 che vide la partecipazione di centinaia di manifestanti, l’intervento dell'esercito e l'ammutinamento di un reggimento di fanteria solidale con il movimento dei viticoltori. Nei ringraziamenti del libretto compare Rémy Pech, storico, presidente dell'Università di Tolosa, occitanista che sui fatti del 1907 ha dedicato un saggio. La terza traccia, La “Femna lenta”, esce dal tema storico e di denuncia e si proietta nella contemporaneità, un tributo alla lentezza, in opposizione alla frenesia quotidiana, e un tributo alla meraviglia che si può scoprire o riscoprire nella semplicità del gesto (“...al ritmo del povero che si meraviglia del percorso passo dopo passo...”), nel sapere prendersi il tempo (“...tempo, tempo da prendere, prenditi il tempo, sogna il tempo...”). Un altro brano ispirato a un episodio storico è invece “Delicios”, dedicato a Bernard Délicieux, un frate francescano che si oppose agli inquisitori durante la rivolta all'inizio del XIV secolo e per questo pagò con la stessa vita: “... E hai alzato la voce contro gli uomini vestiti di ferro, hai alzato la voce per i rinchiusi, i murati, gli incatenati...”. L'unico testo non di composizione di Cavalié è tratto da una poesia di Auguste Fourès (1848-1891), poeta occitano dell'Aude fondatore, insieme ad altri poeti tra cui Frédéric Mistral, dell'associazione L'Escòla Mondina nata con lo scopo di insegnare e promuovere la lingua occitana. Anche in questo caso il testo è una protesta contro la violenza, contro il potere e contro le guerre. Molto lirico ed intenso “Sègle per sègle” (Secolo dopo secolo), una delle due tracce di sole voci, in cui ci si domanda chi arriverà dall’orizzonte, dal mare, ci si domanda se arriveranno divinità, bestie o il nulla mentre arrivano uomini di ferro, di croci, di odore acre, nello stesso tempo divinità, bestie e il nulla. Chiude l’album un canto a ballo, un rondeau, una delle numerose danze che la cultura occitana ha veicolato, su un testo che ricorda il mondo al rovescio di molte filastrocche in chiave contemporanea e di protesta e critica alla società. Molti e precisi i riferimenti culturali di questo lavoro, la maggior parte resi espliciti nei testi bilingui (occitano e francese) o nei ringraziamenti del libretto, come, tra quelli non ancora citati, lo storico Laurent Vidal con il suo “Les hommes lents - résister à la modernité, xve-xxe siècle”, uno sguardo originale sull'emancipazione e sulla libertà oppure il romanzo “L’art de perdre” di Alice Zeniter, sullo sfondo del tema del colonialismo o ancora il rapper e produttore Rocé e l’etichetta Hors Cadrés per il disco “Par les damn-é-es de la terre des voix de luttes 1969-1988”. La Mal Coiffée si confermano artiste impegnate, energiche ed instancabili che comunicano testi importanti attraverso un ipnotico ritmo continuo. Un disco in qualche modo di protesta ma che non suona arrabbiato; un lavoro che si richiama alla voce poetica della tradizione occitana che da secoli canta emozioni e sentimenti e che continua a cantare dell'amore evidenziando alcune delle problematiche che l'amore ostacolano. 


Flavio Giacchero

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