Massimiliano D’Ambrosio – Canzoni per nessuno (Le vele/Egea Distribuzione, 2023)

Cresciuto nella palestra del mitico folkstudio di Cesaroni, Massimiliano D’Ambrosio è stato uno degli ultimi protagonisti di quel locale. A undici anni da “Novembre” torna con il suo quarto disco, intitolato emblematicamente “Canzoni per nessuno”. Dodici tracce (di cui tre adattamenti in italiano) con gli arrangiamenti e la produzione artistica di Edoardo Petretti. Fraseggi di chitarra e pianoforte accarezzano la delicata “Il giardiniere” (“Io che le curo il campo e che le so spiegare, l'odore di quel bosco, del fiore più nascosto”) che apre il disco, seguita da “La notte” (“Cadono due stelle dietro la montagna, una che si spegne, una che si infiamma ed il mare tra le sue mascelle, il mare , mi porterà due stelle”), una milonga con archi, fisarmonica e mandolino. Ancora ritmi latini con “I pesci” (“La vergine lava i vestiti nel fiume che forte ruggisce, un passero arriva cantando e il rosmarino fiorisce”), cantata insieme alla suggestiva voce di Lavinia Mancusi e tratta da “Los peces en le Rio”, un villancico del XIII secolo e “Teresina” di Cico Barque con gli intrecci della chitarra classica con quella acustica. “Né testa, né croce” (“Un soldino di aprile tra le mani, un soldino di pioggia sugli occhiali, un soldino di spine per ogni pianto e un soldino per dormirti accanto”) è una bossa nova arricchita dalla voce jazz di Sarah Jane Ceccarelli, “Mettere le ali” (“E allora scendi in piazza o lì dove si balla, diventa una conchiglia, diventa una farfalla, diventa sabbia bianca, il sale nell'emporio, la chiglia di una barca, trasforma il fango in oro”) è quasi una preghiera laica tutta in crescendo, sostenuta dall'arpeggio di chitarra, dal pianoforte e dal violoncello. Un violino sottolinea la convincente “Ninna nanna dell’acqua” (“E dormi bambina, il mare è un castello, zucchero e crema, domani al risveglio e dormi bambina dentro la giacca, sul mio batticuore che trema nell’acqua”), mentre un’atmosfera notturna e jazzata con flicorno e contrabbasso si respira in “Ha ragione la pioggia” (“Ha ragione la pioggia che riempie i canali e accarezza le rose con minuscole mani, ha ragione la pioggia che ti avverte che arriva, che ti sbava sui polsi, che ruggisce cattiva”). Si prosegue tra richiami popolari in odor di tarantella con “Il tulipano” (“Ed il figlio la sorveglia, l'arancia cade a terra, spine di ghiaccio sotto il vestito, la signora col ventaglio cerca marito, cerca marito”) e ancora Chico Barque con l'intensa “Una canzone snaturata” (“Far diventare olio il latte dal seno che hai succhiato e dove hai gattonato, sparpagliare mille schegge di vetro e dal cordone indietro tirarti via per sempre nelle tenebre del ventre, ragazzina da dove non saresti mai dovuta uscire”). Una batteria trascinante sostiene la chitarra e i cori nella successiva “Fino in fondo”. In chiusura troviamo “Scava la tua tomba” (“Negli occhi del prete, ruggine fiammante, ogni notte ha sete, beve un po’ di sangue, sa che c'è un suicidio, scritto in ogni impronta, a forma di colpa scava la sua tomba”), un rock-blues robusto con virate di slide e di sax. Un lavoro ben curato sia negli arrangiamenti eleganti e incisivi, che nella scrittura ispirata, malinconica e sognante. Ci si chiede spesso in che stato versa la canzone d’autore italiana, beh ascoltando dischi come questo ci si rende conto che è ancora viva e lotta insieme a noi, con la speranza che le canzoni per nessuno, diventino per molti. 




Marco Sonaglia

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