Edward T. Hall aveva dedicato alle diverse dimensioni del tempo un bel libro intitolato “La danza della vita”, pubblicato nel 1982. L’anno successivo, a Padova, usciva il primo disco dei Calicanto: “La danza della vita” sembra descrivere perfettamente i quattro decenni trascorsi e lo spirito del “Feston - Grande festa delle musiche e dei balli di tradizione veneta” di Villa Prosdocimi a Granze (Padova), realizzata il 14 maggio, cui ha dato vita Roberto Tombesi insieme a Calicanto, Gruppo Danze Popolari Castelfranco e Festa Continua, coinvolgendo gruppi nati negli anni Settanta – Canzoniere Vicentino, Barbapedana –, negli anni Novanta – Bandabrian, Ande Bali e Cante –, nel 2010 come i Quadricordia e negli ultimi dieci anni – Contrada Lorì, Na Fuoia, Porte ‘perte –, insieme alla Famiglia Fecchio, costruttori di ocarine, estendendo l’invito a ritrovarsi a suonare e ballare insieme ad una sessantina di musicisti dalle sette province venete.
Vari protagonisti (Claudia Ferronato, Francesco Ganassin, Alessandro Tombesi, Stefano Santangelo, Andrea Ferlini) avevano già fatto parte del progetto animato da Calicanto di Orchestra Popolare delle Dolomiti, attiva con una serie di concerti e sedute di registrazione confluite nell’album Felmay del 2015, a
testimonianza di un riuscito incontro fra attività di ricerca e di rielaborazione delle musiche dell’Italia settentrionale.
Alcuni dei partecipanti del Feston si erano incontrati un mese prima, il 18 aprile al Teatro Accademico di Castelfranco, nel convegno “Che fine farà la Donna Lombarda?” organizzato dal Conservatorio “Agostino Steffani” dove il direttore, Prof. Paolo Troncon, ha preso l’iniziativa di istituire un corso dedicato all’etnomusicologia e alla coreutica veneta. Erano intervenuti, fra gli altri, Gualtiero Bertelli, Guglielmo Pinna, Modesto Brian, Attilio Baccarin e Roberto Tombesi.
L’Orchestra del Feston aveva svolto la sua prima prova generale la mattina di domenica 30 aprile, per dar vita nel pomeriggio ad un partecipato laboratorio di danze popolari.
Il programma del 14 maggio ha visto impegnati i musicisti in una prova generale di oltre due ore (11-13.30) con un ripasso veloce dei quasi cinquanta brani, per poi aprire alle 15:00 il “Gran Ballo” con l’orchestra – magistralmente amplificata dalla squadra di Francesco Fabiano – al servizio di ballerini ed appassionati che hanno trovato nella Villa Prosdocimi, in collaborazione con l’Associazione Wydanghi, un luogo magico per le danze, così come di incontro e di visita agli spazi in cui sono state allestite esposizioni d’arte con opere grafiche, pittoriche e scultoree di:
Roberto Antico, Carlo Buffa, Giovanni Omodeo, Guglielmo Pinna, Luisa Rea, Roberto Tombesi, Fabio Urzi, Luca Xodo. Negli spazi della villa sono stati esposti anche strumenti artigianali e pubblicazioni sulle musiche popolari, come il ricco “Storie Folk” di Maurizio Berselli. È stata un’occasione per provare gli splendidi organetti Castagnari e per trovare il bel libro sui fratelli Castagnari curato da Mansur Madana Marco Rufo “Castagnari. Storia di un’eccellenza di suoni e alchimie”, con ventina di testimonianze (“dediche”), compresa la ricostruzione dell’incontro fra Mario e
Bruno Castagnari, ed i loro figli, e Marc Perrone, ad opera dello stesso musicista, prodotto grazie ad una raccolta fondi sostenuta da alcuni dei migliori organettisti in attività. Il concerto e i balli pomeridiani hanno coinvolto musicisti e ballerini per ben cinque ore, fino alle 20.00 di sera e sono stati l’occasione per ascoltare un brano da “La Gajarda di periferia” di Guglielmo Pinna e per consegnargli una targa che ne riconosce il pionieristico lavoro di ricerca e documentazione delle danze popolari venete che nel 1985 aveva cominciato a prendere forma anche discografica nell’album dei Calicanto “Balé, salté putele”. Sopra le teste di musicisti e ballerini facevano bella mostra le sue “ballerine”, plastiche sculture danzanti.
Ha aperto le danze una “Polesana” con le splendide voci a cappella del D’Altrocanto Duo, divenuto per l’occasione trio coinvolgendo Rachele Colombo, che poi ha integrato la sezione di percussioni.
Il concerto e i balli sono stati organizzati in otto sezioni, attingendo soprattutto da tre aree: Polesine, Vicentina e Bellunese. La parte introduttiva ha compreso Settepassi, Dopassi, Saltin, la Furlana di Corfù ed ha generato una divertente coreografia con la Quadriglia (suite di Spadon).
Il primo repertorio bellunese ha incluso Pive, Manfrine agordine, Polca saltada da Riva, Polca vecia agordina (detta la 126).
Dal Polesine sono arrivate Gajarda, Polesana, Furlana Veneziana, Manfrina polaca, Valsivien di Imo, il coreografico Bal del specio. Due i balli veronesi, la Manfrina di Camposilvano e ilSoti Val di Porro. Da Faedo, nel Vicentino sono state selezionate la Contravansa, la Manfrina e la Mazurca figurata. Il ritorno al territorio bellunese ha incluso Pairis in cerchio, Bassanello (Alpago), Polca vecia (saltarin) del Comelico, la Manfrina di Borca (suite), la Quadriglia-Valzer (dalla Val di Zoldo). Ancora dal Vicentino, sono state ballate la Contravansa di Velo d’Astico e Lorì. Hanno trovato spazio anche i Quattro passi versione istriana dei Settepassi.
Nella parte finale, dedicata al Polesine sono arrivate la Manfrina dei gesti, il Menacò polesano, la Vilota con Nio, il Bal dei gobi, il Trescone. Il Gran finale ha visto protagoniste Pairis di Lamon e Polesana.
Sull’iniziativa, il parere di Roberto Tombesi è decisamente positivo: “Devo dire che gli astri ultimamente sembrano favorevoli ai progetti sulla musica veneta. Oltre le note aperture del conservatorio di Castelfranco ci sono delle indicazioni (anche dal mondo giovanile) che, anche se in gran ritardo, lasciano ben sperare. Lo dimostra l'affluenza entusiasmante al Feston, nonostante il maltempo. Era una bella scommessa, un po’ folle in verità, questa del Feston nata già prima di Natale complice forse qualche
bicchiere in più! Un’occasione certo per fare il punto sullo stato dell'arte ma soprattutto, una volta tanto, legata al la voglia di godere di tanto lavoro fatto negli anni condividendo i vari metodi di ricerca e di rivitalizzazione e cercando di evitare rigidità e localismi. Ci si è divertiti molto direi e questo era uno degli obiettivi. Il piacere di rivedersi tra musici, ballerini, amici, appassionati e stato impagabile e commovente come mi ha scritto più di una persona. A me la cosa che è piaciuta di più è l'affetto che si percepiva, l'allegria, i sorrisi, la gioia di esserci e di condividere, divertendosi, un pezzo della nostra storia”.
È possibile che diventi un appuntamento fisso? Villa Prosdocimi si è dimostrata ideale per accogliere l’iniziativa, sia all’aperto, sia nella barchessa, a riparo da eventuali rovesci. Ma potrebbe valere la pena anche far ruotare il luogo d’incontro. “Sul futuro – dice Roberto Tombesi – non mi sento di fare ipotesi. Per me va benissimo anche se rimane un evento unico. Istituzionalizzarlo mi pare difficile vista l'organizzazione e la partecipazione del tutto volontaria; tuttavia, se qualcuno (magari giovane) avesse voglia di cogliere e sviluppare il nostro suggerimento credo che tutte le entità promotrici del Feston sarebbero ben liete di collaborare”.
Il prossimo appuntamento collettivo è per sabato 20 maggio dalle ore 15.30 a mezzanotte per la “Festa di Ugo”, nella Sala Forum di Curtarolo (Padova).
Alessio Surian
Foto di Luca Xodo (2), Alessandro Cicutto (3, 4) e Alessio Surian (5)
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