Siamo stati invitati alla nona edizione dell’Atlantic Music Expo per presentare il nostro concerto e io che nella vita non vedo l’ora di fare la valigia, ho messo piede sull’isola con lo spirito di una viaggiatrice prima ancora che di una musicista…Non credo ci sia una cosa più bella che la musica possa regalarti: conoscere il mondo, le sue identità, accompagnarti dolcemente o anche brutalmente a riflessioni e scoperte inaspettate. AME, il grande mercato della musica africana sulla costa occidentale del continente si tiene nell’isola di Santiago, tra stelle giganti a un palmo di naso, spiagge turchesi e uccelli tropicali, musica in ogni angolo, un caleidoscopio di colori per le strade, frutta tropicale e capelli intrecciati, sole bruciante e vento incessante, profumo di pesce alla griglia e cous-cuz dolce alla cannella. Non mi aspettavo di poter trascorrere una settimana all’insegna della musica, lontano dal nostro mondo. Quello che ti stordisce di questo posto è la sua semplicità: Praia, la capitale dell’isola dove si tengono i concerti, non ostenta nulla per attirare l’attenzione dei turisti, ma resta fedele a sé stessa, conosce la forza e l’importanza della sua tradizione musicale e la mette evidentemente al primo posto. Vuole catturarti con il suo motto NO STRESS e con la colorata e caratteristica Rua Pietonal, dove si trova il mercato municipale. Qui invece di trovare valanghe di souvenir cinesi, ti imbatterai in sorridenti venditrici di frutta fresca, pesce, erbe aromatiche e gelati fatti in casa. Direi che questa piccola città è essenziale e senza fronzoli come la sua cucina, povera sì ma completa. Pure la morna manca di
abbellimenti nel canto tanto da arrivare dritta allo stomaco e farti provare una malinconia tale per cui sarà difficile riuscire a lasciare l’isola senza versare almeno un litro di lacrime e succo di papaya. Scesa dalle scalette dell’aereo sento immediatamente l’odore del mare; il vento è salmastro e caldo e l’odore della terra arsa dal sole mi rimanda indietro nel tempo alle vacanze di quando ero bambina. All’arrivo mi accoglie Sara Pinto, preziosissimo riferimento per AME, che mi dice di essere per metà angolana e per metà portoghese, e che di giorno il sole picchia forte e la temperatura raggiunge i 30 gradi! “Non tornerei mai più in Europa” – mi dice. Penso a naso di aver capito di cosa stia parlando, ma non ancora fino in fondo.
Praia è vicinissima all’aeroporto e a primo impatto sembra un piccolo villaggio di vacanza, deserto a quell’ora della notte. Nonostante l’incontrollabile adrenalina, sono costretta ad andare a dormire e aspettare di svegliarmi l’indomani per capire realmente dove mi trovo.
Il mattino seguente lavandomi i denti leggo accanto allo specchio del bagno: “Consuma meno acqua e più musica…”. Devono affiggere un promemoria per farcelo tenere a mente e hanno ragione… L’hotel Santa Maria si trova al Plateau, il centro storico della capitale, su una strada pedonale, proprio vicino ai palchi che l’organizzazione sta finendo di allestire per l’inizio della manifestazione. Percorro la strada per qualche centinaio di metri e conosco una coppia di capoverdiani, americani di seconda generazione giunti sull’isola per scoprire per la prima volta che sapore ha la loro terra natia;
condividerò con loro qualche ora alla sera per assistere allo spettacolo di danza all’Auditorium Jorge Barbosa che sarà anche location dell’inaugurazione dell’Atlantic Music Expo. Ci sono amatori e ballerini bravissimi che mescolano free style e Batuko, hip-hop e funanà. Giro Veloce al mercato municipale riempito dalle voci delle venditrici, tripudio di colori e profumi, frutta tropicale, pesce, carne e dolci. Indosso il costume per raggiungere la piccola spiaggia di Prahina e lungo il tragitto vengo letteralmente rapita dalle voci di un nutrito coro che provava per la messa di Pascoa: bravissimi! Per cena tappa a Quintal de Musica, dove si passa l’intera serata ad ascoltare musica tradizionale. C’è una band residente e poi a fine serata una super jam session. Si alterneranno vibranti voci femminili e si danzerà con la sciarpa annodata sui fianchi tipica del batuque, contagiando anche il pubblico. Qui ballano tutti e sono incredibilmente bravi. A mezza notte mi raggiungerà il restante della formazione dei Suonno d’Ajere: il chitarrista Gian marco Libeccio e il mandolinista Marcello Smigliante Gentile.
Domenica di Pascoa! Svanisce il via vai che tanto mi aveva incantata il giorno precedente: la città è svuotata, sono tutti dentro e davanti alla chiesa per la messa della santa Pasqua. Pranzo sulla spiaggia a base di pesce fresco e Grog, il liquore tipico ricavato dalla lavorazione della canna da zucchero. Il suo odore è terribile e il suo sapore ricorda quello di una grappa non invecchiata.
Il festival inizia oggi con la sua serata inaugurale all’auditorium Jorge Barbosa. Augusto Veiga, presidente del festival, fa il suo intervento introduttivo e di ringraziamento e insieme a lui sono presenti Il presidente della camera municipale di Praia e il ministro della cultura; in prima fila anche il primo ministro. Hanno tutti parole d’amore per la loro musica e
cultura. L’auditorium è pieno e le proposte musicali validissime. Apre la serata musicale la cantante Katia Semedo, timbro ammaliante e voce potente, il suo canto volteggia a tempo di morna. Mi colpisce il Groupo Batuque Tradicion de Tera: una dozzina di donne che suonano un tamburo simile ad un cuscino e cantano in forma di botta e risposta come nel blues, nel soul o nel gospel. C’è una kantora profeta che “chiede” e tutto il gruppo che “risponde” all’unisono. È il più antico di tutti i generi musicali capoverdiani e anche l’unico poliritmico originario dell’isola di Santiago. Le donne indossano gonne del tipico tessuto panu tera e una piccola sciarpa stretta legata intorno ai fianchi per muoverli a tempo di musica. Una proposta vivace quella dei giovanissimi Rapaz di Lem lopi, basso batteria organetto e ferrinho, uno strumento tipico di che si suona sfregando un piccolo coltello di metallo su un'asta metallica; una giovanissima danzatrice si esibisce con loro al tempo di un Funana Maxixi. Per finire, la banda suonatori di conchiglie e tamburi sfilerà tra il pubblico ammaliandoci…
La mia proposta per il lunedì di pasquetta, un po’insolita direi, è di visitare il Sucupira Market, un mercato coperto di lamiere e il caldo lì sotto è tutt’altro che clemente. Saloni di parrucchiere ed estetiste, negozi di cosmetici e vestiti usati provenienti dall’Europa; tantissimi sarti e venditori di stoffa Wax che possono cucire abiti al momento. Io porto a casa la mia meravigliosa e coloratissima gonna e qualche regalo per le mie amiche. Troppo provati dal sole del giorno prima decidiamo di optare per una
gita pomeridiana Ciudade Vehla che ci lascia letteralmente col fiato sospeso. Il percorso per arrivare alla città vecchia è incantevole, un’antica strada di pietre e il sole che tramonta dritto in acqua! La città vecchia è sul mare con i suoi ristorantini di pesce, le sue costruzioni tipiche con il tetto di paglia e gli autoctoni seduti fuori dalle case a chiacchierare tra loro. Ci sediamo all’aperto su dei tavoloni di legno in una specie di taverna a conduzione familiare. Anche qui regna la musica e il ragazzo che suona mi ricorda Raoul Midon per il suo modo percussivo di suonare la chitarra, all’orecchio sembra non essere solo per la capacità di suonare melodie e percuotere la cassa dello strumento contemporaneamente.
Èarrivato il nostro giorno! Soundchek alle 8.00 del mattino (!), nel cortile di Palácio da Cultura Ildo Lobo, una costruzione in stile coloniale su tre livelli, con le sue balconate in legno bianco affacciano sul palco. Il lavoro del fonico è impeccabile, ritorneremo alle 14 circa per il nostro concerto. La giornata è caldissima e io sono molto emozionata, ho cambiato almeno due vestiti e due pettinature. Ogni volta che ho una performance cerco di restituire attraverso la mia immagine, qualcosa di vero, che mi rappresenti in quel momento, di non stonare con il contesto, anzi di esserne parte. Capelli sciolti e un abito lungo e leggerissimo. Il sole picchia sul palco. Iniziamo. Apriamo il concerto con un brano del nostro amato Raffaele Viviani e il pubblico ci accoglie da subito con un sentito applauso. In prima fila Alfredo Caxaj, direttore del grande festival canadese SUNFEST; a batte le
mani a tempo di musica e il concerto prosegue con la piena partecipazione del pubblico e dei delegati e ovazione finale! Il festival continua per le strade del Plateau, regalandoci momenti indimenticabili di amicizia e di musica. Vale la pena menzionare Cristina Clara, cantante portoghese che mescola fado, musica brasiliana e capoverdiana. Con lei un virtuoso mandolinista, il risultato è uno spettacolo fresco e danzereccio; il capoverdiano Carlos G Lopez, cantautore che attualmente vive in Francia, ha uno stile moderno, e vengo colpita dalla sua forte matrice africana nel canto; Zul Alves è giovanissima come i musicisti che la accompagnano. È ipnotica, sound contemporaneo look hip hop e una presenza scenica coinvolgente. Il chitarrista Bao, al tempo direttore musicale di Cesaria Evora, accompagna la newyorkese Kavita Shah, voce del jazz prestata con amore alla musica capoverdiana. Il suo canto è virtuoso e vellutato… Io e Kavita parliamo al party di fine serata in una discoteca sul mare, di cosa significa essere donne e musiciste al tempo dei social, di quanto sia importante conservare la propria identità e le proprie radici musicali, e lei mi racconta della sua volontà di fondare un’etichetta negli States per tutti quegli artisti che come lei navigano tra più generi senza per forza definirsi in una sola categoria.
AME permette l’incontro con gli altri musicisti e addetti ai lavori, tutti insieme a sorseggiare un drink guardando la luna che si specchia nella baia di Cabra Canela, un’opportunità quanto mai unica, una fiera dove non potrai fare a meno di tornare l’anno successivo!
A até breve Capoverde!
Irene Scarpato
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