Musiche Sacre: ponti per vivi e defunti

La musica sacra esiste in Irlanda da tempi immemorabili ma è stato solo con l’avvento del Cristianesimo nel V secolo che ha preso le forme che oggi conosciamo e amiamo. Il vecchio abito non fu però abiurato: del paganesimo rimase una creatività che come ago sottile continuò a seguire le cuciture antiche. Quando San Patrizio introdusse nell’Isola di Smeraldo il latino, assieme ai nuovi processi di comunicazione e ai caratteri del Vecchio e Nuovo Testamento, prese forma anche l’invenzione di una originale letteratura. I “filid” (in irlandese antico, “fil” in irlandese contemporaneo) divennero i nuovi poeti della moderna era. Il loro rango sociale risultava più elevato rispetto ai bardi che li precedettero ed avevano pieno diritto a padroneggiare l’immensa forza della parola in tutte le sue svariate forme. Riuscivano a farlo in entrambe le lingue sia nella narrazione di leggende come nei racconti in versi, nella composizione e pronuncia di incantesimi e profezie orali come attraverso la scrittura dei segreti caratteri dell’Ogham. Potevano scampare o provocare pericoli, viaggiare nell’altro mondo o in tempi remoti, far cambiare le condizioni metereologiche e far innamorare: si narra di come durante un pranzo, una donna si fosse levata a cantare un inno d’amore talmente palpitante da renderlo simile a un “geis”, convincendo così colui che le piaceva a ricambiare il suo amore. Questi poeti spesso anonimi, consegnarono alla poesia occidentale i temi e le colorazioni che sono ovunque utilizzati ancor oggi. Come in un’opera alchimistica,
l’Irlanda trasudava poesia da laghi e vallate, colline e sorgenti, i versi dei filid rappresentavano gli arcani della sua scienza, le parole manifestavano un’arte collettiva che sorgeva dal cuore della sua epopea nazionale e mitologica. Un’altra vecchissima fiaba celtica racconta di come una volta per rimediare ad un torto subìto, alcuni filid si ritrovarono su un colle e ponendosi tutti contemporaneamente un braccio dietro la schiena, chiudendo l'occhio destro e  sollevando una gamba, iniziarono a saltare in direzione contraria al sole: la terra divenne così improvvisamente sterile, non più coltivabile da nessuno ed essi compirono in questo modo la loro vendetta! Una poesia dell'Immacallam in dá Thuarad (Dialogo dei Due Saggi), attribuita al File Nede recita: “lo sono il Figlio della Poesia, Poesia, figlia della Riflessione, Riflessione, figlia della Meditazione, Meditazione, figlia della Tradizione, Tradizione, figlia della Ricerca, Ricerca, figlia della Grande Conoscenza, Grande Conoscenza, figlia dell'Intelligenza, Intelligenza, figlia della Comprensione, Comprensione, figlia della Saggezza, Saggezza, figlia dei Tre Dèi di Dana.” 

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