Wesli – Tradisyon (Cumbancha, 2022)

Wesley Louissaint è un musicista (che ha dottato il nome d’arte Wesli) nato ad Haiti nel 1980 e trasferitosi ventenne a Montreal per studiare musica. Viene da una famiglia con pochi mezzi economici, ma tanti fratelli (otto) e tanta musica. A otto anni si è costruito la sua prima chitarra utilizzando una latta per l’olio e corde di nylon. Nel 2019 il suo album “Rapadou Kreyol”, cantato in kreyol e centrato sui ritmi dei rituali Lakou Dahomé e Lakou Congo, è stato premiato come World Music Album of the Year ai Canadian Juno Awards. Parlando del suo nuovo album ci tiene a mettere in luce che “affonda le radici nelle usanze haitiane e africane che risalgono ai tempi della tratta degli schiavi. Nell’album queste pratiche vengono radicate in forma di canzoni. È il risultato di diversi anni di lavoro. Ed è solo la prima parte. C'è un secondo volume in arrivo. Per il mio album precedente, “Rapadou Kreyol”, ho esplorato molti ritmi africani oggi un po' troppo trascurati dai giovani haitiani. Mentre facevo le mie ricerche, ho fatto molte scoperte sulla ricchezza della mia cultura. Mi sono reso conto che avevo bisogno di qualcosa di più di un album per presentare la ricca immensità della cultura haitiana. Mi sono detto: OK! Il Rapadou Kreyol è finito, ora devo scavare più a fondo nell'autenticità della cultura haitiana. Vorrei mostrare la profondità di questo universo nato con l'arrivo degli schiavi. È un'esplorazione di ritmi dimenticati da generazioni e di rituali voodoo inesplorati. Rimango molto legato ad Haiti dove continuo ad andare tre o quattro volte l’anno: ‘Tradisyon’ celebra i miei due cuori, haitiano e canadese”. Le diciannove canzoni spaziano dai canti vudù alle canzoni in stile twoubadou, ai ritmi rara del carnevale. Propria l’atmosfera del carnevale è evocata dagli squilli della koné, la tromba metallica delle parate, nella breve “Peyizan Yo” che apre l’album e rende omaggio ai contadini, spina dorsale dell’isola, sempre più in difficoltà a difendere le terre che coltivano. Le percussioni delle cerimonie Lakou Congo entrano ed incalzano il brano tradizionale “Fè Yo Wè Kongo Banda,” con i richiami del Samba che conduce il rituale afro-haitiano e le risposte del coro. C’è spazio anche per celebrare alcuni dei musicisti che hanno lasciato un segno indelebile ad Haiti: "Konté M Rakonté M" narra del fondatore del gruppo Haiti Twoubadou, Éric Charles, protagonista negli anni '90 dello stile folk twoudabou; a Azor Rasin Mapou, fra i pionieri della cultura vudù, è dedicata “Samba”; mentre “Wawa sé rèl O”, introdotta dal flauto, è un brano rara che racconta della passione di Wawa Rasin Kanga per le tradizioni afro-haitiane. Nei brani sospinti dal banjo è palese la connessione con lo stile twoubadou: “Kay Koulé Trouba” usa la metafora di una casa le cui tubature perdono acqua per richiamare l’attenzione sulle precarie condizioni in cui versano oggi i valori culturali haitiani; “Makonay” chiama tutti a cantare in circolo, a incontrino fare in modo che gli abitanti delle diverse province riscoprano un senso di unità; “Trouba Ewa” racconta una storia d’amore cullata da un andamento popolare in cui si innesta la giusta dose di pennellate elettriche. Con “Rara Mawoulé” si gira ancora pagina lasciando spazio alle percussioni e ai canti rara in uno dei brani che dichiaratamente invita alla danza; lo stesso si può dire per i tempi in levare del reggae "Le Soleil Descend”, il singolo in francese che ha annunciato l’album a giugno 2021, con la partecipazione del cantautore Paul Cargnello. “Peze Café” fa spazio ad un altro ospite, il congolese Kizaba la cui batteria abbina ritmi igbo ad una canzone dai toni popolari, con tanto di coro che accompagna le vicissitudini di un ragazzo che esce a comprare del caffè per la sua famiglia e viene ingiustamente arrestato sulla strada del ritorno. E non è finita qui: a breve è annunciato “Tradisyon, Pt. 2”, occasione per intersecare generi tradizionali alla musica elettronica e a ritmi afrodiscendenti, dall’Afrobeat, al soul, al funk. “Tradisyon’ racconta da dove veniamo, ‘Tradisyon, Pt. 2’ indicherà dove stiamo andando”


Alessio Surian

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