Sono passati quarantatré anni dalla morte di Piero Ciampi. Eppure, quel cuore, disperato e bellissimo come solo uno dannatamente, ostinatamente vivo potrebbe essere, continua a battere forte. A rianimarlo ulteriormente, sul finire dell’anno passato, ci ha pensato Bobo Rondelli, cuore altrettanto libero, che ha deciso di pubblicare, per la prima volta in vinile e CD, la registrazione di una delle date live di “Bobo Rondelli canta Piero Ciampi”, suo omaggio datato 2016. In “Ciampi ve lo faccio vedere io- live”, questo il titolo dello spettacolo-concerto, Rondelli – probabilmente, uno dei pochi a potersi permette di cantare in un certo modo Piero Ciampi, forse perché uno dei pochi a sentirlo sulla pelle – ripropone integralmente la tracklist del disco, suonando lui stesso la chitarra e facendosi accompagnare da Fabio Marchiori al pianoforte e da Filippo Ceccarini alla tromba. Concerto che non poteva non cominciare con una struggente “Livorno”, animata dal pianoforte, malinconicamente contrappuntato dalla tromba, via verso il “porto delle illusioni”. “Non so più niente” incastra, anche in questo caso, un pianoforte elegante con i fraseggi brumosi della tromba. Non poteva mancare “Ha tutte le carte in regola”, canzone-manifesto di resistenza artistica, accompagnata dalla chitarra classica, su cui intervengono i fraseggi del pianoforte e le aperture della tromba. Un drammatico arpeggio di piano scandisce, invece, “Tu no”, piccola vetta di pathos interpretativo di Rondelli. Ad aprire “Il Vino” ci pensa una tromba sghemba, prontamente sostenuta dal pianoforte e da una chitarra valzereggiante. Dinamica molto simile su “Il Merlo”, con un piano ostinato che si annoda allo strumming della chitarra ed una tromba noir a gracchiare svisature. “Quaranta soldati, quaranta sorelle” poggia su un arpeggio di piano, attraversato dai languidi interventi della tromba. Giro di boa del concerto è “Ma che buffa che sei”, scandita da un piano intenso nel disegnare voli d’ottava, sventrato dalla coda strumentale della tromba. “Io e te, Maria” dipinge un favoloso crescendo dinamico, con un piano selvaggio ed ostinato e le incursioni nevrotiche della tromba. “In un palazzo di giustizia” gioca sull’incontro fra un piano nebbioso ed una tromba ovattata. “Sporca estate” si srotola lungo gli arpeggi di un piano malinconico, venandosi di commozione con la voce spezzata di Rondelli sul finale. Altro brano centrale del canzoniere ciampiano è “Natale è il 24”, colorato da un piano che, anche in questo caso, anima la dinamica salendo e scendendo di ottava. “Sul porto di Livorno”, introdotta da un divertente parlato in inglese di Rondelli, segue lo strumming polveroso della chitarra, su cui intervengono le note distillate del pianoforte e i fraseggi sanguinanti della tromba. Anche “Lungo il treno del sud” segue il leitmotiv dinamico, poggiando su un piano denso di pathos e sui contrappunti della tromba. Ennesimo passaggio cruciale è una “Adius” in cui Rondelli si cala perfettamente nella natura quasi spoken del brano, sorretto musicalmente da un piano blueseggiante e dalla tromba. A chiudere il concerto ci pensa “Fino all’ultimo minuto”, segnata da un finale a cappella da pelle d’oca. È la memoria di uno show perfetto, questo disco, in cui l’anima di Piero Ciampi incontra la carne (e, soprattutto, il sangue) di Bobo Rondelli. Lo fa con gusto, eleganza e, soprattutto, rispetto, non tradendo gli spigoli malinconici di Piero, ma neppure fuggendo dalla sua ironia tagliente e livornese. Ovviamente, parlare di “passaggio di testimone” sarebbe ingiusto verso la carriera magnifica ed i dischi – altrettanto magnifici – di Rondelli. Però, è altrettanto innegabile che la “comunanza spirituale” (passatemi il termine) fra i due è quasi inscindibile, come è ugualmente doloroso (ma necessario) annegare nelle rispettive poetiche. Insomma, viva Piero Ciampi e lunga, lunghissima vita a Bobo Rondelli!
Giuseppe Provenzano
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