Claudio Merico|Giulia Tripoti – Aljama (Karkum Project, 2021)

Frutto di un intenso lavoro di ricerca e studio intrapreso sin dal 2018, “Aljama” è l’opera prima di Claudio Merico (viella, rebeca, violino, sinfonia, rebab arabo andaluso, oud, cori) e Giulia Tripoti (voci, bendir, flauti, saz, sinfonia, percussioni, cori) i quali, partendo dal progetto dal vivo “Serfarad” hanno dato vita ad un itinerario sonoro spaziotemporale che da penisola Iberica, all’epoca chiamata al-Andalus, convivevano in armonia comunità sefardite, cristiane e mussulmane, attraversa il bacino del Mediterraneo per approdare in Turchia, seguendo le rotte tracciate dai migranti, dalle diaspore dei popoli e quelle degli scambi commerciali. In questo senso, molto significativa ci sembra la scelta del termine “Aljama” come titolo, laddove quest’ultimo identificava le minoranze arabe e sefardite che, dopo la caduta del Sultanato Arabo, ancora vi risiedevano. Registrato nel dicembre 2021 con la produzione e gli arrangiamenti di Karkum Project, il disco raccoglie nove brani che, nel loro insieme, regalano poco più di mezz’ora di ascolto appassionante spaziando da romanze sefardite a Cantigas de Santa Maria per giungere alla tradizione Al-Ala andalusa. A colpire sono, senza dubbio, gli arrangiamenti, caratterizzati dall’utilizzo di strumenti e percussioni tradizionali, e la cura riposta nelle voci con il timbro intenso ed espressivo di Giulia Tripodi. Non trascurabile è anche la visione moderna e non filologica delle riletture del duo, laddove la tradizione viene proiettata verso il futuro, arricchita da sfumature inedite ed originali che esaltano la bellezza dei brani interpretati nel disco. Nell’alternarsi di atmosfere meditative, eleganti melodie e spaccati più ritmici, il disco si svela in tutto il suo fascino sin dalle prime note della cantiga popolare sefardita “Avrix mi Galanica”, magistralmente interpretata dalla Tripodi, e caratterizzata dal festante dialogo tra fiati, archi, e corde. Si prosegue con il canto devozionale marianico “Os que a Santa Maria (Cantiga de Santa Maria n.344)”, con la symphonia che introduce i punti chiave della melodia sullo stile del taksim arabo, e alla quale si affiancano la voce e la viella a creare un avvolgente ed appassionato climax sonoro. Se la sinuosa “Si veriash a la rana” arriva dalla tradizione sefardita bulgara, la successiva “El rey de Francia” è una dolcissima romanza sefardita che il duo rilegge con grande lirismo e potenza espressiva. Lo strumentale “Twichia-Nuba Asbahan” ci conduce sui sentieri della musica classica andalusa Al-Ala, ancora oggi praticata in Marocco, in un brillante intreccio tra oud, rebab e flauti, sostenuto dal ritmo bendir. La struggente Cantiga 302 “A madre de Jhesu Cristo” e la poetica “Escanciadme” su liriche di Ibn Al-Jhatib ci conducono verso il finale con l’approdo in Turchia di “Yedi Kule”, ambientata nelle carceri di Istanbul e il congedo con tradizionale sefardita “A la una yo nacì”. Insomma, “Aljama” è un disco ben strutturato che porta con sé il grande fascino dei suoni del Mediterraneo e della tradizione sefardita. Attendiamo la pubblicazione del secondo album “Sahira” per il quale il duo ha già avviato una campagna di crowdfunding e siamo certi che non tradirà le nostre aspettative. 


Salvatore Esposito

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