René Aubry – I Sing My Song (Music Box Publishing/Wagram Music/IRD, 2022)

Chitarrista e compositore francese, René Aubry nell’arco della sua quarantennale carriera si è mosso abilmente attraverso ambiti artistici differenti, scrivendo musiche per il teatro, il cinema e la danza. In particolare, nel corso degli anni, ha messo in fila una lunga serie di collaborazioni di prestigio, tra cui meritano una citazione quella con i registi Wim Wenders in “Pina” e Paolo Sorrentino in “One Man Too Many”, il maestro delle marionette Philippe Gents e le coreografe Pina Bausch e Carolyn Carlson, quest’ultima diventata successivamente sua moglie e madre del figlio Alexis. Negli ultimi anni la sua attività si è indirizzata verso la composizione di colonne sonore per cartoni animati per bambini della Magic Light Pictures e tra le quali ci piace segnalare le più recenti “Il Gruffalo”, “Zog” e “Superworm”. Nella sua cifra stilistica convergono influenze che vanno da Leonard Cohen a Phillip Glass, da Steve Reich a John Surman, da Pascal Comelade alla Penguin Cafe Orchestra, passando per il folk di matrice inglese e la world musica, ma ciò che colpisce della sua grammatica compositiva è la capacità di creare atmosfere totalmente immersive in grado di far viaggiare l’ascoltatore tra tempo e spazio. Parallelamente molto intensa è stata anche la sua attività discografica che giunge al suo venticinquesimo album con il recente “I Sing My Song” nel quale ha raccolto quindici brani per lo più strumentali, quindici brevi istantanee sonore, composte nel tempo sospeso della pandemia che rappresentano la sintesi più compiuta della sua ispirazione compositiva e in cui si intravedono le prossime rotte da battere nelle sue ricerche sonore. Si tratta di composizioni dalle strutture semplici e nel contempo raffinatissime che declinano al futuro l’approccio compositivo di Satie, pervadendolo con echi di world music e suggestioni che evocano il folk e la musica popolare. L’ascolto, da fare possibilmente in cuffia, è un viaggio sonoro che ci conduce attraverso atmosfere differenti, spaziando dalla melodia solare e trascinante dell’iniziale “Take Off” alla sognante “Dreaming”, passando per le meditative “Hopi Mesa”, dedicata al suo storico editore, e “Good Guy” e giungere al cuore del disco con i due unici brani cantati, le splendide “It's Alright” e “I Sing My Song” con testo di Carolyn Carlson e che evidenziano il lato cantautorale di Aubry, certamente quello meno noto del suo universo artistico. Non mancano altre interessanti sorprese come le buone vibrazioni racchiuse in “Another Day”, la frizzante "Crazy Country”, la scorribanda “Triple Galop” con il bassista Marc Buronfosse, la riflessiva “Strange Days” e i ricordi di un viaggio a Venezia affidate a “Bleu Vénitien” che rappresenta uno dei vertici di tutto il disco. Insomma, “I Sing My Song” è un disco di grande fascino da ascoltare con grande partecipazione emotiva per coglierne a fondo il suo carico di lirismo e suggestione. 


Salvatore Esposito

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