Casa del Vento – Alle corde (New Moderna Label, 2022)

A sette anni dal precedente "Né santi né padroni", torna il combat folk resistente della Casa del Vento con “Alle corde”, quindicesimo album di un percorso artistico, impreziosito dalle collaborazioni, tra gli altri, con Cisco e Patti Smith e che, sin dal titolo e dall’eloquente copertina con i guantoni da boxe in primo piano mette in chiaro il senso politico e militante dei dieci round che lo compongono. Ad aprire il disco è il rock-blues della title-track in cui dialogano chitarra acustica ed elettrica e che ci introduce a "Il pane e le spine" che rimescola l’afflato timbrico, regalandoci un delicato arpeggio acustico, contrappuntato dalla dolcezza glockenspiel e dai ricami del violino. Il terzo round "La tua vita" è un rovente country guidato dalla slide e dal violino che si innestano su un pattern ritmico sabbioso e desertico. "Danza del mare" è una delirante cavalcata che poggia sugli ostinati ritmici del violino e sugli arabeschi ricamati dal thin wistle. Giro di boa del disco è "Raccontami ancora", segnata da un arpeggio acustico, che, nel crescendo dinamico, diventa una rarefatta tessitura, accompagnata da una struggente sezione archi. Al sesto round è la volta di “Mare di mezzo”, cofirmato da Francesco "Fry" Moneti e dedicato alla chitarra omonima, opera del liutaio Giulio Carlo Vecchino, costruita con i legni recuperati dai relitti dei barconi approdati a Lampedusa. Si tratta di una intensa ballata costruita attorno ad un limpido strumming acustico, su cui ben si posano le tensioni elettriche della chitarra e le incursioni piratesche del violino e della tromba. Uno dei vertici del disco arriva con “Born in the ghetto” colorata da una trama blues scandita dall’incedere ritmico osseo e innervosito dai fraseggi del violino e della tromba. Aperta dall’intenso recitato di Neri Marcorè, "Girotondo a Sant'Anna" è il racconto della strage nazifascista perpetrata a Sant'Anna di Stazzema nell’agosto del 1944, giocato sull’elegante trama della chitarra acustica e lambita dai colori agrodolci del violino. Con "Sulla tua pelle" si ritorna a paesaggi sonori dal tiro nervoso, con una chitarra elettrica a spalleggiare i bassi continui del pianoforte e ad inacidire l'atmosfera. L’omaggio alla musica irlandese della nostalgica "Kenmare" chiude un disco che, seppur ancorato agli stilemi del combat-folk, si lascia apprezzare in tutta la sua purezza e genuinità di puro artigianato musicale. 


Giuseppe Provenzano

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