Alessandro Presti – Intermezzo (800A Records, 2022)

Talentuoso trombettista e polistrumentista siciliano, Alessandro Presti vanta un lungo percorso formativo iniziato all’età di sei anni e proseguito prima al Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina e poi con la partecipazione ai seminari estivi di “Siena in Jazz”, a cui sono seguite, nel corso degli anni, diverse esperienze come sideman ed arrangiatore in ambito pop, ma soprattutto collaborazioni di prestigio con artisti del calibro di Eddie Gomez, Roberto Gatto, Francesco Cafiso, Lew Tabackin e Stefano Di Battista. L’originale approccio stilistico le cui coordinate vanno ricercate tanto in Maurice Andrè e Wynton Marsalis, quando in Dizzy Gillespie, Miles Davis, Chet Baker e Freddie Hubbard, gli ha fruttato diversi riconoscimenti, tra cui il “Premio Chicco Bertinardi” con il suo gruppo Line Out e il secondo posto al “Premio Massimo Urbani” nel corso del quale si è aggiudicato anche il premio della critica e quello del pubblico. A distanza di sei anni dalla pubblicazione di “Halaesa”, lo ritroviamo con “Intermezzo” album che lo vede alla guida di un superbo quintetto composto Daniele Tittarelli (sax), Enrico Morello (batteria), Alessandro Lanzoni (piano e synth) e Gabriele Evangelista (contrabbasso), eccellenti strumentisti con i quali ha dato vita a una perfetta intesa che si sostanzia nel continuo alternarsi tra passaggi corali e assoli. Composto da otto composizioni originali, il disco mascola influenze che vanno dalla musica classica contemporanea al bop, dalla forma canzone al free-jazz, il tutto permeato da una originale cifra stilistica e da una scrittura che esalta l’aspetto narrativo in cui fanno capolino improvvisi cambi di tempo e direzione, silenzi e sinuosi spaccati melodici. La tromba e il flicorno di Presti guidano le fila di un racconto raffinato, ricco di colori e lirismo in cui a fargli da perfetto contraltare sono il sax alto di Tittarelli e il pianoforte di Lanzoni, mentre a sorreggere le architetture ritmiche sono il contrabbasso di Evangelista e la batteria di Morello. Sotto il profilo concettuale i brani, nel loro insieme, compongono le pagine di un personale diario in musica nel quale il trombettista messinese ha cristallizzato una fase di transizione e crescita nel suo percorso artistico, mettendo in luce l’evoluzione costante della propria ricerca e il continuo ampliare il raggio delle proprie esplorazioni sonore. Come scrive Enrico Rava nelle note di copertina: “Dalle prime note ci troviamo immersi in un mondo perfetto dove ogni nota conta, dove ogni dettaglio è essenziale e dove nulla è lasciato al caso”. Ad aprire il disco è “Grandangolo” una istantanea dalla grande intensità evocativa che ci schiude le porte alla riflessiva “Tuning song”, guidata dal pianoforte e contrappuntata dagli interventi dei fiati che fanno capolino ad impreziosire il tessuto musicale. La solare “Giallo”, aperta dall’intro scritto con Enrico Morello, ci porta a Pantellera con il suo tema ritmico serrato che si evolve in una brillante improvvisazione corale che incrocia bop e free. L’isola è ancora protagonista nella poetica “Piana della Ghirlanda”, dedicata al giardino di Pantelleria, nella quale spicca l’articolata costruzione musicale e la complessità dell’arrangiamento con il contrabbasso suonato con l’archetto a dialogare con il pianoforte e la tromba. Se “Giardino Pantesco” segue un andamento in crescendo fino a sciogliersi in un travolgente finale corale, la successiva “Santa Venere” è una scheggia di passato nella quale Presti racconta della sua sua infanzia con una vena di malinconia nell’alternarsi degli assoli di Lanzoni, Tittareli e Presti. Gli echi mediterranei della cinematografica “Rosa” chiudono un album da ascoltare con grande attenzione, magari in cuffia, per coglierne tutte le ricche e sorprendenti sfumature. alessandropresti.bandcamp.com/album/intermezzo
 

Salvatore Esposito

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