Al-Qasar – Who Are We? (Glitterbeat Records, 2022)

Il debutto degli Al Qasar è un tagliente e audace frammento delle strade di Parigi e una delle tante musiche che le popolano, con l’anima multiculturale della città, arricchita dai cittadini emigrati dal Nordafrica e dal Medio Oriente, in particolare evidenza. Il disco mescola ingredienti magrebini ispirati a rai algerino, chaabi marocchino e musica gnawa, coi colori crudi e più grezzi tipici della musica garage-rock, punk e grunge. Col pedale del fuzz acceso ed effettistica psichedelica collegata, “Who Are We?” è la ricollocazione cosmopolita, poliglotta e moderna della collezione di dischi di un teenager emigrato negli anni ’90. Formati da Thomas Attar Bellier (chitarre e oud), gli Al Qasar sono Guillaume Théoden (bassi), Paul Void (batteria), e Nicolas Derolin e Jaouad El Garouge a una moltitudine di strumenti a percussione (tra cui bendir, karkabou, daf e darbouka). A rinforzare il sound rock della line-up troviamo due ospiti d’eccezione, Lee Ranaldo (chitarrista dei Sonic Youth) e Jello Biafra (cantante dei Dead kennedys). La componente mediorientale risuona invece dalle corde di oud e saz e riverbera sui colpi del bendir marocchino che, con il daf e altre percussioni, disegna groove talvolta spezzati, sottolineati dal più marcato schema ritmico della batteria. Il tutto è razionalizzato da intriganti riff strumentali e psichedelici che si alternano a un cantato cupo e pittoresco. A rimarcare proprio l'Identità Nordafricana del disco, il primo brano “Awtar Al Sharq” fa da taksim per il successivo “Awal”, con note di oud che riverberano preparando l’orecchio al successivo ingresso dell’ensemble intero. Melodie ornate si alternano su un tappeto di droni e sugli intrecci di basso e chitarra elettrica, che determinano il passo in brani più frenetici come “Ya Malak” e “Benzine”. “Sham System” è più marcatamente psichedelico e ripetitivo, in parte per la sua natura strumentale. La band porge tributo all’iconico distretto arabo di Parigi che anche oggi rimane poco gentrificato. “Barbès Barbès” descrive con toni ironici la vita Barbès style con l’accompagnamento dell’oud del franco-algerino Mehdi Haddab. Ma su tutti i brani si staglia “Hobek Thawrat”, forse per il suo equilibrio strutturale, forse per la fantastica voce della cantante sudanese Alsarah che porta una ventata d’aria fresca giusto a metà album. Il pezzo sintetizza al meglio le caratteristiche che ritroviamo declinate diversamente in tutto il disco. “Who Are We?” è un debutto solido e intrigante, che prende e fa sue diverse correnti musicali – dagli stili nordafricani, alla musica popolare europea e americana, passando per la musica Word del giorno d’oggi – ispirandosi in particolare a band come gli Altin Gun, il cui sound ha lasciato un marchio indelebile sulla scena psych-rock mediterranea. Il disco mostra una certa ripetitività interna che può renderlo meno appetibile per chi apprezza, invece, maggiore varietà e sperimentazione. Questa deriva in parte dalla natura del genere stesso, ma dall’altra da una probabile scelta artistica non solo rispettabile, ma anche di difficile attuazione. La band è riuscita con successo a individuare e tradurre musicalmente una propria identità sonora che lega tra loro tutti I brani. La varietà sta nei dettagli, nella scelta degli strumenti per ogni traccia, nell’unicità dei contributi degli ospiti o nell’impiego di un particolare effetto sui cordofoni più che su struttura, passo e attitudine. Il debutto degli Al Qasar è un’eccellente aggiunta al panorama rock e psichedelico globale, un intrigante connubio tra stilemi nordafricani e musiche popolari occidentali che si incontrano nel contesto urbano parigino. 


Edoardo Marcarini

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