Luca Faggella – NACHTHEXEN (Baracca & Burattini, 2022)

A sette anni di distanza da quella raccolta “Discografia: Antologia di canzoni, 1998- 2015” che segnò uno snodo del suo percorso artistico, Luca Fagella torna con “NACHTHEXEN” nuovo album di inediti intriso di poesia civile e che nel titolo rimanda alle “Streghe della notte”, donne pilota del 588º Reggimento Bombardamento Notturno, unità dell’aviazione sovietica della Seconda Guerra Nondiale, in grado di distruggere diversi reggimenti tedeschi da cui erano considerate “il battaglione più pericoloso dell’aviazione sovietica”. L’album ci accoglie con la title-track sostenuta da un pattern ritmico secco e incessante e da una potente linea di basso su cui si muovono le chitarre elettriche aspre e sferzanti. Si prosegue con “Falene”, cantata insieme ad Elisa Arcamone, dalle atmosfere appena più tenui, con le distorsioni della chitarra mitigate dalle aperture melodiche dei synth. L’arpeggio inquietante di “Tre” apre ad un episodio dalla metrica splendidamente zoppicante, inacidita dai nervi della chitarra elettrica e dai paesaggi oscuri disegnati dai sintetizzatori. “La sposa di Cristo” si snoda lungo una linea di basso graffiante e caustica, su cui gli squarci sanguinanti della chitarra elettrica lavorano come sale sulle ferite. Giro di boa dell’album è “La mosca”, che ci si presenta sempre seguendo un impianto ritmico serrato nel tempo e secco nella pasta sonora, su cui lavorano splendidamente le aperture delle tastiere, chiamate a regalare tensioni atmosferiche, ed una chitarra con e-bow, a ricamare fraseggi. “Clown fail” è, invece, il brano che lo stesso Faggella (con Giorgio Baldi) ha interpretato in “Parole Liberate”, progetto proposto dall’associazione omonima, che ha portato alla pubblicazione di un disco (finalista al Tenco fra gli album a progetto) i cui testi sono a firma di detenuti, con le musiche composte, fra gli altri, da Ambrogio Sparagna, Andrea Chimenti& Gianni Maroccolo, YoYo Mundi, Fabrizio Tavernelli. Qui, su un testo di Cristian Benko, troviamo atmosfere tese e noir, con un basso saturo a marcare l’andamento ritmico, tastiere sordide a spargere inquietitudine, e chitarre allucinate a distorcere l’anima. “Jericho”, che vede nuovamente la partecipazione vocale di Elisa Arcamone, si muove su sonorità più morbide ed eteree, con uno splendido incastro fra un basso vorticoso e gli arpeggi languidi della chitarra. Ad irruvidire nuovamente la tessitura climatica del disco ci pensa “Eresia”, con i suoi profondissimi controcanti all’ottava bassa, una laguna di synth melmosi ed abissali, ed un basso asfissiante. Anche “Sfere” si tinge delle medesime nuances sonore, con un incedere ritmico sabbioso e claustrofobico, scandito dalle allucinazioni oniriche immaginate dalle tastiere e dai fraseggi erosivi delle chitarre. Su “Un milione di volte” torna ancora la voce di Elisa Arcamone, in un duetto che, complice una linea vocale non esattamente convincente, sembra decisamente meno a fuoco dei precedenti. Al contrario, sono molto interessanti i paesaggi sonori affrescati dall’arrangiamento, con una chitarra schizofrenica a dipingere ulteriore acidità su un basso saturo. A chiudere il disco è “Giorgiana Masi”, cronaca poetica di un pezzo di storia d’Italia, raccontata attraverso tastiere oscure e nebbiose, ed una cupa coda strumentale. In conclusione, il ritorno di Luca Faggella ci regala un interessante lavoro di artigianato musicale, in cui risultano ben evidenti tutti i riferimenti stilistici del nostro, a disegnare gustose trame post-punk. 


Giuseppe Provenzano

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