Enzo Avitabile – Il treno dell’anima (Black Tarantella, 2022)

Quando nel 2012 uscì “Black Tarantella” capimmo che quel disco avrebbe rappresentato uno snodo importante per il già straordinario percorso artistico di Enzo Avitabile, un ulteriore acuto dopo album splendidi come “Sacro Sud” del 2006 e “Napoletana” del 2009 che gli fruttò la Targa Tenco come migliore album in dialetto. La peculiarità di quel lavoro non risiedeva unicamente nella presenza al suo fianco di diversi ospiti di prestigio, ma piuttosto nell’impostazione concettuale data al progetto. Era, infatti, un lavoro che raccontava i tanti incontri, le amicizie e le collaborazioni messe in fila nel corso degli anni, una costante della sua vita artistica che aveva origini dai giorni di “Terra Mia” di Pino Daniele al quale partecipò ai fiati e che era proseguito negli anni successivi con Edoardo Bennato in “Uffà! Uffà!" e "Sono solo canzonette", ma anche con artisti internazionali come Mory Kante, Khaled, Manu Dibango, Simon Shaeen, Hugh Masekela, Luigi Lai, Baba Sissoko. Rispetto al passato però in “Black Tarantella”, a cui andò la seconda Targa Tenco come miglio album in dialetto, avveniva qualcosa di differente, i tredici brani in scaletta non avevano preso vita da semplici collaborazioni, ma erano piuttosto frutto di frequentazioni intense, lavoro serrato in studio fianco a fianco, ma soprattutto nascevano da un dialogo dell’anima prima che musicale. Difficile dimenticare brani toccanti come “È ancora tiempo” con Pino Daniele, “Elì elì” interpretata con Enrique e Solea Morente e quel gioiello che è “E 'a Maronn' accumparett'“ scritta e cantata a due voci con David Crosby. L’onda lunga seguita a quel disco ci ha regalato la fascinosa colonna sonora del docu-filmEnzo Avitabile Music Life” di Jonathan Demme e “Lotto Infinito” del 2016 dove spiccavano i duetti con Francesco De Gregori in “Attraverso l’acqua” e Elena Ledda in “Nisciuno sape” nella quale faceva capolino la tromba di Paolo Fresu. Sono la fortunata collaborazione con il regista Edoardo De Angelis per il quale ha realizzato le colonne sonore dei film “Indivisibili” nel 2017 con la quale ha vinto due David di Donatello e “Il vizio della speranza” nel 2019 che ha trionfato ai Nastri d’Argento, e la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2018 con il brano “Il coraggio di ogni giorno” in duetto con Peppe Servillo e contenuta nell’antologia “Pelle Differente”.  
A distanza di quattro anni da quest’ultima, ritroviamo il musicista napoletano con “Il treno dell’anima”, album nel quale sono raccolti undici brani, tra inediti e riletture di brani del suo songbook che, nel loro insieme, ampliano il raggio della ricerca sonora verso i territori del pop italiano e delle nuove sonorità. Parlando di questo nuovo disco all’ANSA, Enzo Avitabile ha sottolineato: “Questo è un disco molto aperto con diverse sfaccettature: lo puoi ascoltare perché i brani sono belli, perché ci sono incontri melodici insoliti e perché, diciamolo pure, tiene compagnia. Mi permetto di dire che è un progetto che non stanca, non rompe, nel vero senso del termine!”. Solo in apparenza però si tratta di un album dal tratto pop perché, sebbene gli incontri siano con artisti della scena mainstream, l’ascolto rivela una ricerca sonora raffinata, mai scontata e che ci consegna interessanti soluzioni musicali. Insomma, qualcosa di molto diverso da ciò che si ascolta abitualmente nelle nostre radio. L’elemento, forse rivoluzionario, di questo disco è proprio nella straordinaria capacità di Avitabile di intessere un dialogo musicale con gli artisti che si alternano al suo fianco, ma senza snaturare in alcun modo il suo approccio musicale, né concedere nulla sul piano concettuale. Si è realizzata, così, una condivisione profonda con i vari ospiti ed amici che sono entrati nel suo mondo in punta di piedi per emergere in una luce del tutto nuova e forse difficilmente immaginabile nei loro dischi e questo perché nell’universo musicale del musicista napoletano non ci sono muri, barriere e confini. Il  treno che Avitabile ci invita a prendere per seguirlo in fondo all’anima parte con la preghiera laica di un’anima migrante di “Salvami” cantata con Ligabue e tocca subito uno dei suoi vertici con “Uno di noi” nella quale ritrova Edoardo Bennato per un brano pieno di speranza che cresce fino al ritornello a due voci e che spicca per la costruzione musicale. 
Piacciono anche la trascinante “Fatti miei” di e con Biagio Antonacci e la canzone d’amore “Per sempre noi” con Giuliano Sangiorgi nella quale è citato il canto griko “Kalinifta”, ma il vero capolavoro del disco è la struggente “E duorme stella”, già ascoltata nella riduzione televisiva diretto da Edoardo De Angelis di “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo. Promette, invece, di essere uno dei brani più richiesti dal vivo l’irresistibile “Simm’ tutt’uno”, pubblicata nel 2020 come singolo, e nella quale incontra Jovanotti e il sax dell’indimenticato Manu Dibango. L’appassionata dedica alla figlia “Angelina” ci schiude le porte alle intersezioni con il rap di Guè in “Nessuno è figlio di nessuno”, riscrittura di “Tutt' egual song' 'e criature” con alcune liriche in esperanto, lingua artificiale nata nell’Ottocento per favorire il dialogo tra i popoli. Densa di lirismo è la riflessiva “La vita è un dono” che ci accompagna verso il finale con l’invettiva senza mezzi termini di “Famm chiamm sete” cantata con il rapper franco-casertano Speranza e nella quale ritornano i versi di “E ''a maronn'' accumparett'' in Africa”, mentre i fiati citano “Bella ciao”. Chiude il disco “Il treno dell’anima” bella riscrittura riattualizzata del classico “Soul Express” con la complicità di Rocco Hunt e dei ritmi in levare dei salentini Boomdabash. Questo nuovo album di Enzo Avitabile è una sorpresa, un inattesa incursione nel mainstream pop nella quale ha portanto con sé l’incredibile bagaglio di suoni, musiche e colori proveniente da latitudini e longitudini differenti. 


Salvatore Esposito
Foto di Titti Fabozzi

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