Rawstars – Rawstars (Route 61 Music, 2022)

Il nome di Francesco Lucarelli è legato alla indimenticabile esperienza di “Wooden Nickel”, storica fanzine dedicata a Crosby, Stills, Nash & Young, di cui è stato fondatore e animatore con Stefano Frollano e Mauro Coscia, con i quali ha firmato anche l’opera biografica in tre volumi dedicata al supergruppo. Parallelamente alla importante attività di divulgazione in era pre-internet e di capillare costruzione di una rete di appassionati, Lucarelli ha coltivato il suo percorso musicale e, partendo da diverse esperienze che lo vedevano alle prese con il repertorio dei CSN&Y, è approdato nel 2010 alla pubblicazione “Find The Light”, album che lo vedeva debuttare nelle vesti di cantautore e nel quale spiccavano, tra gli altri, le partecipazioni di Graham Nash, James Raymond e Jeff Pever. Successivamente, è stato tra i protagonisti dell’album “Music is Love: A Singer Songwriter's Tribute To The Music of CSN&Y” del 2012, anche questo pubblicato dalla Route 61 Music di Ermanno Labianca. I percorsi musicali, però, non sono mai lineari e, così, mentre ci si sarebbe potuti aspettare un secondo disco a suo nome, ritroviamo Francesco Lucarelli (voce e chitarra ritmica) alle prese con una nuova opera prima, l’album omonimo dei Rawstars, band che lo vede affiancato da Marco Valerio Cecilia (chitarre 6 e 12 corde), Fabrizio Settimi (basso) e Marco Molino (batteria), ai quali si sono aggiunti per l’occasione alcuni ospiti d’eccezione Giovanni Di Cosimo (tromba), Stefano Santangelo (banjo e mandola), Gianluca Sabbi (piano e Hammbond C3 with Leslie 147), Marco Rovinelli (batteria), Gianluca Galletti (controcanti e chitarra elettrica), Jeff Pever (slide guitar), Greg Leisz (pedal steel), Jeff Young (piano) e Mike Finnigan (Hammond B3), quest’ultimo prematuramente scomparso nel 2021, nonché Inge Nova Jorgensen e Luisa Capuani (armonie vocali). Dopo aver maturato una lunga esperienza dal vivo sulla scena romana e nazionale per oltre un lustro, il gruppo approda a questo primo disco in una fase già matura e lo dimostrano gli undici brani originali in scaletta, firmati da Lucarelli affiancato in alcuni episodi da Marco Valerio Cecilia, suo complice anche nella produzione e nel mixaggio, e da Marco Molino. L’ascolto mette subito in evidenza le coordinate sonore su cui si muovono i vari brani che rimandano ora alla West Coast ora al Paisley Underground in un concentrato che spazia da CSN&Y al Neil Young di “Zuma”, dagli Eagles a Jackson Browne, passando per Van Morrison e gli America. Insomma, nulla di nuovo o particolarmente rivoluzionario ma è indubbia la godibilità del disco con melodie ben calibrate, armonie vocali curate e tutto il carico di buone vibrazioni che giungono dritte dai già citati numi tutelari. Ad aprire il disco sono le atmosfere elettroacustiche di “Sometime” e “Watching the Show”, quest’ultima scritta nel 1994 ispirata dalla guerra nei Balcani, a cui seguono il trascinante rock stradaiolo del singolo “Don’t Lock Me Down” nel quale giganteggia la chitarra di Pevar e la croccante “Paper Girl”. La ballata in crescendo “Faster than the Light”, cantata in duetto con Luisa Capuani e in cui spicca la pedal steel di Greg Leisz, ci introduce al segmento rock con “Follow You” e “If I Were an Angel”, nella quale fa capolino l’organo Hammond di Mike Finnigan a contrappuntare la trama elettrica intessuta dalla chitarra di Cecilia. Se “Let me Take You Higher” ci regala una bella citazione di “Dear Prudence” dei Beatles nel finale, la successiva “Fly Someday” ci porta nei territori del country-rock con il banjo di Santangelo e la pedal steel di Leisz ad incorniciare la linea melodica. Chiudono il disco il rock-blues “Summer Night Blues” in cui spicca la potente sezioni di fiati e il piano di Jeff Young e l’elegante ballata jazzy “How Could I Have Been so Blind?” con la tromba di Giovanni Di Cosimo che si staglia nella trama acustica intessuta dalle corde di Cecilia. Un bel disco, dunque, che non mancherà di entusiasmare gli appassionati legati alle sonorità degli anni Settanta. Certo deve essere piaciuto molto a Ralph Molina, batterista dei Crazy Horse di Neil Young, che ha invitato i Rawstars a suonare nel nuovo album di prossima uscita. 


Salvatore Esposito

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